Una musica può fare.
Diciamoci la verità, noi pubblicitari abbiamo un debito di riconoscenza infinito nei confronti di Euterpe, la musa della musica. Alzi la mano chi fa questo mestiere e non si è mai trovato alle prese con un buco creativo clamoroso, a 24 ore dalla presentazione al cliente, con un montaggio mediocre in mano, un concept deboluccio e soltanto una buona struttura copy. Che più lo guardi e più ti deprimi. E allora scatta lo sciacallaggio emotivo, a spulciare la libreria di iTunes per trovare le note in grado di anestetizzare le sinapsi del suddetto cliente e farci approvare il progetto (che sappiamo benissimo dovrà essere comunque smontato pezzo pezzo e rifatto da capo). Siamo subdoli perché conosciamo bene l’impatto della musica sul cervello umano, sappiamo perfettamente quali fili tirare per ottenere il risultato a noi più congeniale. Ma che ci volete fare? Non siamo cattivi, ci disegnano così… Provate a togliere Vangelis dagli spot Barilla anni ’90 o Elvis dalla multisoggetto Enel “Milioni di attimi” del 2012. Certo, alle spalle ci sono lavori clamorosi a livello storytelling, copy, strategic, ma quella ciliegina sulla torta è bella grossa e, in molti casi, fa la differenza. Ascoltate Lovely on my hand degli spot Calzedonia, oppure I just want to make love to you, che accompagna la consegna della Coca Light da parte di un avvenente facchino in un ufficio di sole donne (1997). Perché con la musica non ci puoi fare niente, non ti puoi difendere, entra dentro e fa il suo lavoro, scava nel profondo dell’inconscio, scardina ogni lucchetto di razionalità e spalanca le porte alle emozioni. Certamente la nostra abilità sta nel saper scegliere la musica giusta, ma come non ringraziare chi ci permette di poter effettuare questa scelta? E allora grazie a voi, musicisti, compositori o menestrelli che siate, perché è anche grazie a voi se riusciamo ad innalzare quel picco emotivo che ci permette di aprire un dialogo con il nostro pubblico. E a farci pagare la fattura 60 gg fine mese…