Un'altra riflessione ispirata dal film "Falstaff" (1966) di Orson Welles
Nel film storico-avventuroso-picaresco capolavoro "Falstaff" ("Chimes at Midnight" e "Campanadas de la medianoche", 1966) di Orson Welles, vi è un personaggio minore, il bambino valletto di Sir John Falstaff, il quale, più o meno all'età di dieci anni, segue i soldati in guerra con elmo e maglia di ferro, consegna messaggi ai nobili più altolocati del regno d'Inghilterra e assiste direttamente alle iniziative pubbliche degli adulti. Questo bambino, all'età di tredici-quattordici anni, e forse anche prima, sarà già chiamato e considerato 'mastro' o maestro sia da quelli della sua generazione che dalle persone più grandi di lui e da quelle anziane. E questo accadeva nell'Europa del Medio Evo. Sempre nello stesso lungometraggio, il re Enrico V sale al trono d'Inghilterra all'età di ventisei anni e diventa così un padre della patria e del popolo inglesi, ed alla medesima età lo diventerà sicuramente il bambino su cui mi sono soffermato prima come tutti gli altri inglesi buoni della sua generazione: un padre per la collettività. Mi sorprendo del fatto che nella società italiana contemporanea, a cavallo tra il Ventesimo e il Ventunesimo secolo, che sul piano religioso ha come modello antropologico-ontologico, etico-morale, sociologico-politico e scientifico-conoscitivo Gesù Cristo, il quale ancora neonato e in un luogo misero e marginale era trattato come un re, e che a poco più di trent'anni divenne un padre per il popolo della Giudea dominata dai romani, i giovani meritevoli, fin dalla fanciullezza, non riescono ad ottenere la giusta valorizzazione sul piano sociale, siano classificati e inquadrati per i livelli scolastici e universitari via via raggiunti, senza considerare i traguardi conseguiti dalla loro spiritualità interiore ed esteriore-esperienziale. Cominciamo a considerare i bambini, i ragazzi adolescenti e i giovani come dei maestri sul piano dell'avanzamento del loro Essere Spirituale razionalistico-illuministico-idealistico, e dei padri idealistici del popolo già prima dei trent'anni, non indirizzando la nostra attenzione unicamente - e in maniera totalizzante - sui percorsi scolastici e universitari, nel riconoscimento che la vita esteriore e interiore di ciascun individuo umano ha sempre una valenza pedagogico-didattica. Una società che non garantisce protagonismo pubblico e ruoli moralmente, culturalmente e politicamente direttivi a tutti i giovani di ogni generazione, è una società immobilista, gerontocratica e nella quale il potere rimarrà sempre concentrato nelle mani di una ristretta minoranza, impedendo così il progresso autentico degli ideali della libertà dalle gerarchie, dell'uguaglianza nei diritti e nel protagonismo pubblico, e della democrazia-omnicrazia. Io personalmente sono un egualitario e meritocratico-pluralista. Il lungometraggio "Falstaff" di Welles e le stesse espressioni verbali nella lingua italiana e in quella inglese che lo indicano, contengono pertanto l'ideale antropologico-ontologico, etico-morale, sociologico-politico e scientifico-conoscitivo del ruolo dirigente e da maestri da attribuire a tutti i meritevoli appartenenti alle giovani generazioni. Occorrono però i filosofi per conferire il giusto valore a tutti i giovani, e in Italia, purtroppo, continuano ad essercene ancora pochi!