USA MENO, USA PIÙ A LUNGO, RIUTILIZZA E RIGENERA
L'anno trascorso tra la pubblicazione del Circularity Gap Report 2022 e questo è stato un anno senza precedenti. Molti hanno sofferto per l'impatto di una pandemia globale, siccità, incendi, instabilità geopolitica e altro ancora. Nessun continente è rimasto indenne dai pericolosi impatti dei cambiamenti climatici. I problemi che dobbiamo collaborare a risolvere sono noti da tempo - povertà, stili di vita insostenibili, un sistema economico che privilegia il PIL rispetto al benessere umano e planetario e altro ancora - e l'urgenza aumenta.
La vita non dovrebbe essere determinata dalle carte che ci sono state distribuite, ma da come si gioca la propria mano. I nostri sistemi sono stati selvaggiamente degenerativi negli ultimi secoli, ma perché dovrebbero continuare a esserlo? Il rapporto espone alcune dure verità su come il nostro modello economico lineare abbia spinto il nostro Pianeta a una serie di limiti pericolosi e imprevedibili.
Presentando anche delle soluzioni: mostra come i bisogni e i desideri delle persone - come l'alimentazione, la mobilità, la casa e i beni di base - possano essere soddisfatti in modo ecosostenibile. La chiave di queste soluzioni è rappresentata dai principi circolari: alcuni sono così semplici che ci si chiede perché non abbiamo sempre fatto così. Altri richiederanno una collaborazione radicale tra diversi attori dell'industria e dei governi, una volta che porteranno cambiamento radicale nello stile di vita dei più ricchi del mondo. Ma tutti dovrebbero ispirarci a creare un'economia che emuli la natura: naturalmente circolare e a sostegno della vita.
I MATERIALI SONO AL CENTRO DELLA STORIA DELLA PROSPERITÀ UMANA
I materiali hanno da tempo favorito il benessere dell'uomo, facendo crescere il tenore di vita negli ultimi (almeno) 100 anni, migliorando l'aspettativa di vita e l'occupazione, nonché i livelli di istruzione di base. Tuttavia, questo progresso ha avuto anche un costo enorme: l'economia industriale moderna è intrinsecamente lineare, caratterizzata in pratica da processi "prendi-fai-spreca". Inoltre, è alimentata da combustibili fossili, una fonte di energia limitata e inquinante. Nel frattempo, anche l'ingiustizia è diventata centrale nella storia del rapporto dell'economia globale con i materiali: in molte parti del mondo, l'iperconsumo è diventato la norma, mentre altrove non si raggiungono nemmeno gli standard minimi.
TUTTAVIA, L'ECONOMIA LINEARE HA SUPERATO I LIMITI DI SICUREZZA E SALUBRITÀ DEL PIANETA.
Gran parte dell'impatto ambientale che si è verificato negli ultimi 100 anni può essere attribuito all'aumento delle emissioni di gas a effetto serra (GHG). L’edizione 2021 del Circularity Gap Report ha rilevato che il 70% delle emissioni globali di gas serra è legato all’estrazione e alla lavorazione dei materiali, però gli impatti vanno ben oltre le emissioni. Essi sono forti indicatore di danno ambientale, in quanto determina oltre il 90% della perdita totale di biodiversità e dello stress idrico a livello globale.
Nel soddisfare i bisogni della società - e sono tanti - stiamo oltrepassando cinque dei nove confini planetari che sono cruciali per la salute del pianeta: il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, il cambiamento nell’utilizzo del suolo, l'inquinamento chimico e i cicli dell'azoto e del fosforo. L'acidificazione degli oceani, anch'essa causata dall'aumento vertiginoso delle emissioni di carbonio, è pericolosamente vicina al suo punto di svolta.
È evidente che il nostro rapporto con i materiali richiede equilibrio. Il perseguimento di un'economia circolare - un mezzo per raggiungere l'obiettivo finale di alleviare le pressioni ambientali e dare forma a una società prospera per le persone - richiede un uso più efficiente, e talvolta minore, dei materiali. Ora stiamo consumando e sprecando troppo, non dando al Pianeta la possibilità di rigenerarsi.
L'AUMENTO DEL CONSUMO DI MATERIALI SPINGE A MIGLIORARE IL TENORE DI VITA GLOBALE, MA SOLO FINO A UN CERTO PUNTO
Sebbene sia strumentale all'innalzamento del tenore di vita, le ricerche dimostrano che dopo un certo livello di consumo materiale il benessere cessa di aumentare. E non possiamo dare tutta la colpa dell'aumento del consumo di materiali alla popolazione in crescita: negli ultimi 50 anni, la popolazione globale è raddoppiata, ma l'estrazione di materiali è più che triplicata.
Inoltre, la maggior parte di questo fenomeno si è concentrato in gran parte nei Paesi ricchi (soprattutto in alcuni principali, come il Nord America e l'Europa), e ora vediamo che l'estrazione di materiali aumenta nei Paesi a reddito medio in rapida crescita (Paesi in via di sviluppo) - la Cina, ad esempio, è ritenuta responsabile del 75% della crescita del consumo di materiali dall'anno 2000.
L'opulenza, il consumo eccessivo e lo spreco sono i veri acceleratori della domanda globale di materiali. E tale benessere è stato distribuito in modo ineguale per troppo tempo: negli ultimi 40 anni, ad esempio, più di un quarto del nuovo reddito derivante dalla crescita del PIL globale è andato direttamente all'1% più ricco del mondo. Allo stesso modo, solo otto nazioni (Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti, Canada e Russia) sono state responsabili dell'85% delle emissioni di gas serra nel 2015, mentre molte nazioni in via di sviluppo vivono ancora entro i confini del pianeta. La questione di come le nazioni più ricche - che sono state in gran parte responsabili dei disastri legati al clima - possano aiutare le nazioni più povere e vulnerabili è stata al centro della COP27 nel novembre 2022.
NUOVO PROGETTO PER UN FUTURO SOSTENIBILE?
Gran parte dell'azione coordinata a livello mondiale per il clima si è concentrata sulla riduzione delle emissioni di gas serra: 196 Paesi hanno firmato l'Accordo di Parigi nel 2015, impegnandosi a limitare l'aumento medio della temperatura globale a 1,5 gradi. Tuttavia, stiamo lentamente iniziando a vedere azioni che vanno oltre la decarbonizzazione: Il Contributo Nazionale Determinato (NDC) della Cina all'Accordo di Parigi, ad esempio, descrive dettagliatamente i piani di costruzione infrastrutture per il riciclaggio, di sviluppare parchi eco-industriali e di aumentare il riutilizzo dei rifiuti organici, mentre il governo giapponese ha l'ambizioso obiettivo di raggiungere la "full circularity" entro il 2050 - con un'attenzione particolare alle attività rigenerative che aiutano la natura.
Anche molti altri governi si sono spinti a livello locale, sviluppando congiuntamente roadmaps per le città circolari, incentrate sulla riduzione della crescente domanda di materiali attraverso una migliore gestione degli spazi urbani e l'introduzione di opzioni di trasporto attivo ecologico, strategie che tendono anche a migliorare il benessere.
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Mentre le soluzioni circolari continuano a farsi strada negli obiettivi climatici di tutto il mondo, è fondamentale che le misure olistiche che riducono sistematicamente i consumi e aumentano il valore dei materiali siano al centro dell'attenzione insieme agli sforzi per la mobilità. Nel frattempo, la trasformazione dei modelli economici per abbracciare l’economia circolare e sistemi a basse emissioni di carbonio porterà a guadagni e perdite di posti di lavoro, come la dismissione di impianti a combustibili fossili a favore di parchi solari ed eolici.
Fortunatamente, la ricerca e la politica anticipano e affrontano sempre più spesso i futuri impatti negativi sui lavoratori, sulle industrie e sulle regioni. Infatti, le misure di sostegno, come i programmi di riqualificazione per i lavoratori e le politiche di diversificazione economica per le regioni, sono fondamentali per una giusta transizione.
Allo stesso tempo, i Paesi stanno sperimentando e condividendo le conoscenze su approcci politici innovativi come le "economie del benessere": la partnership Wellbeing Economy Governments (WEGo), comprende attualmente Nuova Zelanda, Scozia, Islanda, Galles e Finlandia. L'Islanda, ad esempio, ha una serie di indicatori di benessere che guidano il suo governo nel processo decisionale.
Inoltre, il concetto di “Economia della Ciambella” (Doughnut Economy di Kate Raworth) viene esplorato in città come Amsterdam, Bruxelles, Melbourne, Berlino e Sydney, e persino in settori come quello della moda britannica. Basata su una combinazione del quadro di riferimento “Planetary Boundaries” e negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, la Doughnut Economy mira a ridefinire le priorità dell'economia tradizionale verso l'obiettivo di garantire che i bisogni di tutti siano soddisfatti entro i mezzi del pianeta.
UN'ECONOMIA CIRCOLARE - IN TUTTI I SENSI - È LA BASE PER UN FUTURO PIÙ SOSTENIBILE
Le tendenze attuali sono allarmanti: negli ultimi 30 anni, abbiamo perso una superficie pari a quella dell'Iraq (420 milioni di ettari) a causa della deforestazione. Quasi la metà del suolo terrestre è gravemente degradata, circa l'85% degli stock ittici globali rischia il collasso e le popolazioni di animali selvatici sono crollate del 70% nell'ultimo mezzo secolo. È giunto il momento di invertire la rotta.
L'adozione di soluzioni circolari in tutti i sistemi potrebbe soddisfare le nostre esigenze con solo il 70% dei materiali che utilizziamo attualmente e, aspetto fondamentale, potrebbe riportare i segni vitali del pianeta entro limiti di sicurezza.
L'economia circolare dà la priorità a soluzioni sistemiche basata su 4 azioni chiave per ridurre l’impatto e trovare un equilibrio sicuro ed equo tra la vita umana e i limiti ecologici:
Il rapporto invita ad abbracciare il pensiero sistemico: ripensare all'intero sistema e comprendere che un piccolo cambiamento in un singolo punto può avere un impatto sull'insieme. Dobbiamo pensare insieme al pianeta e ispirarci alla natura per creare un mondo più equilibrato: ridurre, rigenerare e ridistribuire.
Abbiamo una mano forte: giochiamo bene le nostre carte.
Fonte: Circularity Gap Report 2023