Verso una scuola “Hybrid”, in maniera permanente
Una scuola positivamente ibrida, in cui digitale e fisico si rafforzano l’un l'altro. Il Microsoft Edu Day 2021, il 21 aprile scorso, ha scandagliato a fondo la situazione scolastica italiana. L’incontro è stato aperto da Elvira Carzaniga (direttrice Divisione Education Microsoft Italia) che ha ben sintetizzato uno dei concetti chiave: "serve uno sforzo sistemico senza precedenti che coinvolga pubblico, privato ed enti per fare in modo che la didattica digitale non sia solo una riunione su Teams ma abbia una ricaduta nella quotidianità”.
Ciò che finalmente é emerso é un sentimento diffuso di utilità e positività verso le tecnologie, validi strumenti per promuovere il protagonismo degli studenti (e non la mera ricettività passiva) e stimolare collaborazione e condivisione di idee e saperi. Gli insegnanti a loro volta sono stati formati a questa nuovo linguaggio, che utilizza dei canali comunicativi per molti nuovi, anche se in realtà “naturali” per i ragazzi e i giovani di oggi. Tutto questo é un passo enorme. Si é passati dai mesi di frustrazione digitale del 2020 alle percezioni positive del 2021. Dotare chi si prende cura dei ragazzi di competenze digitali significa molto di più che non saper accendere e usare un tablet o pc: bisogna insegnare a riconoscere e conoscere i luoghi virtuali, studiare applicazioni, portali e sistemi di scambio e mercato, imparare a evitare pericoli e difendersi, ma anche a sfruttare appieno le potenzialità della rete. Un cambiamento epocale che fa davvero ben sperare per il futuro di tutti noi.
E i rischi della scuola hybrid? La sfida è integrare digital e human (la scuola è anche relazioni, socialità, non solo contenuti) il digitale espande e offre nuove possibilità se inserito all’interno di un sistema di relazioni umane esistenti, vitali e stimolanti.
Unica nota del tutto personale, sentire parlare di "shock digitale" (mi) sorprende ancora moltissimo. Ho terminato il mio ultimo corso di studi nel 2015, e la mia passione per la carta stampata era già considerata démodé all'epoca, in ambito accademico. Rispetto ai compagni di corso di un decennio più giovani ero a tutti gli effetti una TardivaDigitale, più che Attiva. Ecco che sentire dire che questo mondo stia cambiando velocemente, oggi, quando la svolta é già avvenuto da almeno un paio di lustri, mi pare (quasi o ancora?) anacronistico. Insomma, siamo contentissimi della rivoluzione tecnologica in atto nel mondo della scuola, ma questa rivoluzione non deve essere vista come un traguardo, bensì come un adeguamento necessario da cui partire. Speriamo l'analisi lucidissima di Giovanni Biondi (presidente Indire), che da oltre 15 anni promuove un insegnamento integrato, venga accolta e seguita.