Viticoltura resistente in Valle Varaita
Si prepara la vendemmia sostenibile in Valle Varaita
Le vigne 'Resistenti' nelle borgate di Roccia e Foresto di Sampeyre sono quasi pronte. Prosegue la sperimentazione vitivinicola in altura
Se hai in testa un sogno e ci credi veramente, e il sogno non è poi così impossibile, va a finire che ci arrivi e lo realizzi.
È questa la sensazione che si ha quando Mario Deltetto, docente e responsabile dell’Accademia Alberghiera di Alba, racconta la storia della 'viticoltura resistente' e della sua vendemmia in valle Varaita.
“Stiamo sperimentando, siamo all’inizio, siamo in una fase di messa a punto” dice, e sembra stia parlando di un prototipo o di un test empirico, ma intanto le uve delle quattro vigne impiantate tre anni fa nelle borgate Roccia e Foresto di Sampeyre sono magnifiche e quasi pronte per il tino.
Del Tetto descrive la sua avventura con passione e competenza:
“Stiamo perfezionando la cura di un vitigno resistente alle Crittogame Botritis Peronospora Oidio, in pratica alle malattie fungine. Una delle sue peculiarità è che non necessita di anticrittogamici e soltanto a causa delle forti piogge della primavera scorsa abbiamo dovuto fare, per la prima volta, un trattamento leggero a base di zolfo. Nello stesso periodo le viti in Langa e Roero ne hanno subiti decine. Le viti 'Resistenti' hanno tralci robusti e un fogliame vigoroso, possono essere impiantate fino a 1500 metri di altitudine, producono un’uva sana e ricca di profumi”.
Hanno i loro nemici però:
“Le api in questo periodo di maturazione sono particolarmente ghiotte degli acini, ma a noi fa quasi piacere” – ride – “e naturalmente bisogna proteggere le vigne dalle scorribande di caprioli e cinghiali. Nei filari lasciamo crescere l’erba e trattiamo i tralci un po’ diversamente: la produzione, come si vede, dopo soli tre anni è straordinaria”.
La vigna di Flavio, agricoltore di borgata Roccia è vicina alla sua stalla, in questo periodo vuota perché le mucche sono in alpeggio.
“Ho sempre avuto la passione per la viticoltura che avevo praticato per un certo periodo nel saluzzese. Grazie alle conoscenze tecniche di Mario ho potuto realizzare un piccolo sogno. Stiamo aspettando la giusta gradazione per vendemmiare” racconta.
Qualche chilometro più in su, a Foresto, la vigna ad anfiteatro curata da Filippo insieme agli abitanti della borgata è un colpo d’occhio meraviglioso. Sullo sfondo Sampeyre, alle spalle i contrafforti della Cima delle Lobbie e del Colle di Luca: e lì, in un terreno un tempo boscaglia, i terrazzamenti vitati.
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Le ubicazioni dei vigneti hanno la singolarità di avere vicinissime le cappelle delle due borgate, dedicate a Sant’Antonio e a San Bernardo.
Aggiunge Deltetto:
“Anche questo aspetto è beneaugurante, la commistione fra arte, cultura e lavoro nei campi contribuisce alla bellezza del luogo. La nostra è una scommessa che sta cominciando a dare i suoi frutti. Abbiamo ottenuto dal comune di Sampeyre l’utilizzo dell’ex macello in centro del paese dove abbiamo portato i primi macchinari necessari alla vinificazione. Cercheremo di coinvolgere altri agricoltori perché questo versante di vallata è ben esposto al sole e si possono utilizzare le zone attualmente non coltivate. Ci tengo a precisare che la viticoltura resistente consente un modello agricolo davvero sostenibile e che regala un prodotto di ottima resa e qualità”.
La vendemmia in valle Varaita non produrrà milioni di bottiglie. Contribuirà però alla scoperta o riscoperta di un rapporto sano fra Uomo e territorio e ad un maggior rispetto e coesistenza con la Natura.
Il sindaco di Sampeyre Roberto Dadone e la sua amministrazione sostengono l’iniziativa con convinzione:
“Ci crediamo, non solo per il buon sfruttamento del suolo, ma anche per l’impatto innovativo sulle proposte di turismo outdoor della vallata. I nostri sentieri e le passeggiate in bassa valle possono arricchirsi di scorci panoramici unici. Abbiamo in cantiere altri progetti per far crescere questo tipo di viticoltura eroica”.
La doppia valenza, delle buone prassi in agricoltura e della promozione turistica originale, conferiscono alla viticoltura in montagna un ruolo importante di vitalità.
Se c’è una vigna c’è chi la mantiene, c’è vita: nulla di meglio, dopo anni in cui le nostre vallate si sono svuotate e le case si sono chiuse.
Il profumo del mosto nelle vie di Sampeyre, fra qualche anno, non sorprenderà.
Silvano Bertaina