Vuoi essere comprato?
Molto spesso in azienda o anche in riunioni più conviviali si sente dire:
“no, a me non piace il commerciale” , “lui è furbino è un venditore” , “lei è tosta è una commercialona” generalmente se non offensivo è certo diminutivo e quando proponi ad un giovane di imparare si schernisce che non fa per lui/ per lei come se esistessero nobili attività da fare a cui loro sono destinati.
In realtà non ne sono capaci.
In realtà nessuno è capace a vendere perché nessuno può’ vendere ma può solo essere comprato.
Almeno nel mondo dei servizi, dove infatti parlare di commerciale è scorretto etimologicamente visto che deriva da cum merx, ovvero merci, prodotti.
Se la guardiamo da questo lato tutto cambia e possiamo anche capire le resistenze e cosa c’è dietro. Se ti devono comprare, ovvero “comparare” questa è la sua origine etimologica, tu sei messo in discussione. L’altro in quel momento è padrone di compararti e non comprarti: ha preferito un altro/a.
Quindi l’incapacità e il non amore verso un’attività di origination di tanti è semplicemente la paura di non essere comprati, la paura dei perché che personalità dedite al controllo della vita vivono con una frustrazione totale. Per carità legittimo, ci sono i ricercatori scientifici ci sono i venditori puri e tutto un range di tipologie e di gusti e preferenze.
Ma, quando le persone rinunciano a carriere interessanti per il concetto “non sono adatto a vendere” dietro c’è un pezzo della nostra cultura che ci ha portato all’oggi del nostro paese. Ma questo è anche un tema “politico” troppo lungo. Limitiamoci a osservare che, scava scava nei ragionamenti, arrivi a dei fattori molto più umani.
Non vuoi essere “detto”, non vuoi doverti aprire perché per essere comprati bisogna essere autentici, non vuoi rischiare il rifiuto. Sapete quante volte non mi comprano? Centinaia. E allora? Magari è stato interessante come incontro, magari quel “rifiuto” lavorerà dentro di me, per me un po’ e poi mi porterà un bel cambiamento positivo su altri fronti della mia vita. Magari il mio incontro è un cliente di dopo domani e oggi non c’erano i pre-requisiti.
Ci si compra a vicenda sia quando siamo molto simili sia quando siamo molto diversi per collaborare e innovare.
Non ci si compra perché siamo molto diversi o troppo simili, stesso film.
Non bisogna quasi mai chiedersi un perché (se le statistiche sono accettabili). Bisogna essere autentici perché se ti comprano si aspettano valore, e il valore per rimanere sull’etimologia è valorem ovvero essere forte, gagliardo, avere merito. Ed è il cliente che decide cosa è merito per lui. E noi a nostra volta al turno dopo.
Quindi coraggio! Comprate, siate comprati e gioite anche dei rifiuti, dopo c’è un si adatto per voi.
Executive KAM | Business Development Manager - Healthcare and Life Sciences
8 anniEssere comprati equivale ad essere scelti per quello che dici e rappresenti . Il cliente spesso non da' molto tempo , ma riuscire a catturare il suo tempo e' una soddisfazione molto importante, che autoalimenta .
Direttore Commerciale 💡
8 anniCara Luisa, ha moltissimo senso a mio avviso! È un argomento di cui quasi nessuno parla, sarebbe ora che qualcuno lo affrontasse!
Scientific Tech House Ceo
8 anniVorrei preparare un workshop sull energia del denaro ovvero un altra visuale del concetto di soldi. Secondo voi ha senso ? Può servire ?
Trust Enabler | Digital Sales & Marketing | Corporate Sales Manager
8 anniConcordo. Di più direi che non solo nella "proposizione" di un servizio e nell'atto di essere comprati ci sia molto di umano; mi piace pensare a qualcosa di più, quello che amo chiamare "trust", fiducia, credenza, speranza che il mio comportamento crea quando mi faccio conoscere e nel proseguio di una relazione che, in qualche caso, porta anche ad uno scambio economico. Direi che è proprio l'eccesso di attenzione all'obiettivo (la vendita-lo scambio economico) che crea inevitabilmente comportamenti inautentici o unicamente guidati da un immediato tornaconto. A nessuno può interessare essere preda unicamente di interessi economici. Per questo fissare obiettivi troppo a breve in questo mestiere non può che risultare controproducente.
Head of Business Developement at Meccanotecnica Riesi srl
8 anniConcordo in pieno con quanto dici. A volte il saper vendere esula dal prodotto che si promuove. Il buon commerciale deve sapere vendere innanzitutto se stesso. Ritengo che il proprio branding sia molto più importante del branding di prodotto. Se un potenziale cliente non si fida di me come persona come sarò in grado di fargli piacere il mio prodotto? Purtroppo il venditore viene ancora visto come il furbetto di turno, quello che se può ti frega. Dobbiamo cominciare a scardinare dalla mente dei molti questa idea, soprattutto perchè alla lunga questo modo di fare non paga. L'onesta è quella che vince nella lunga corsa. Ritengo che questo venga percepito dal bravo compratore.