Se vuoi mostrare il tuo talento in un colloquio, cancella questi 3 errori
TALENT COACHING - FREENAUTA

Se vuoi mostrare il tuo talento in un colloquio, cancella questi 3 errori

Anche se il cuore del mio lavoro, oggi, come fondatrice del Talent Center Free Nauta, è mettere in luce il talento dei ragazzi nella fascia 8-16 anni, ho un piccolo suggerimento anche per chi è già un po' più cresciuto.

Infatti, per anni il mio focus professionale è stato proprio l'aiutare gli adulti a presentarsi nei colloqui con uno storytelling (autonarrazione) efficace, per fare emergere le loro aree di forza. E questa sfida del 'fare emergere' rimane una mia grande mia passione professionale.

Nella mia esperienza ho incontrato molte le persone che, impegnate nella ricerca di una nuova prospettiva professionale, vengono contattate per colloqui conoscitivi, che purtroppo poi terminano nel deludente ‘le faremo sapere’.

Osservando i comportamenti di queste persone, prima come manager e leader in grandi multinazionali, e poi come talent coach, ho potuto riscontrare un fenomeno diffuso, inconsapevole e limitante, che è quello che io definisco “attivare calamite indesiderate”.

In pratica, durante il colloquio il candidato fa emergere inconsapevolmente, in alcuni atteggiamenti o nel linguaggio, dei messaggi che frenano l’entusiasmo del selezionatore. Questi schemi spesso si ripetono e quindi mantengono nel tempo, anche negli anni, il candidato bloccato (come se fosse attratto da un calamita) al lavoro attuale.

 Elemento che spiazza ancora di più il candidato è che non ci siano state perplessità sul fronte tecnico, che molto spesso, anzi, è robusto e qualificante. “Ma allora cosa è successo? Perché non piaccio?”.

 Ciò che ha penalizzato il candidato è probabilmente una zavorra di natura non tecnica, che, speso agisce in maniera inversa al desiderio del candidato.

Più lui vuole andarsene, più la calamita si carica, meno il candidato ha successo nei colloqui, più a lungo resta ancorato al lavoro attuale.

 E allora cosa ‘dà potenza’ alla calamita, ossia cosa la rende attiva e come fare per spegnerla?

 Ecco alcuni esempio di attivatori della calamita:

  • Il risentimento verso il proprio attuale capo. Se non ‘gestito’, ad esempio attraverso uno specifico percorso di self-coaching, il risentimento emerge nel colloquio, sotto forma di atteggiamenti e espressioni verbali, che purtroppo spesso generano una percezione da parte del selezionatore di un candidato iper-critico, che non riesce ad auto-motivarsi, che non ha una sufficiente capacità di reagire ai contesti impegnativi. Non stiamo suggerendo di mentire o di dissimulare (le incongruenze sono facili da cogliere per un selezionatore esperto), ma di arrivare emotivamente consapevoli al colloquio. Riuscire anche solo a cogliere le opportunità di sviluppo personale offerte dal contesto attuale (e anche il capo più rigido e ‘difficile’ mi offre spunti per crescere), è un modo per porsi nell'intervista con uno storytelling più efficace e distintivo. Farete notare di possedere quella che è una delle caratteristiche più ricercate: la resilienza.
  •  Non cogliere le sfumature e il non detto. Non riuscire a immedesimarsi nel selezionatore. Purtroppo ancora molti candidati ritengono che un colloquio abbia a che vedere con il parlare di sé e presentarsi. E se invece avesse a che vedere, forse al 60%, con la capacità di ascoltare? Ascoltare in particolare i bisogni prioritari di chi ricerca, le motivazioni che spingono all'investimento (non da poco, se teniamo conto non solo della RAL, ma degli oneri contributivi che l’azienda sosterrà ogni anno per averci), i rischi percepiti e le esigenze del management che sempre influenzano la decisione finale, anche se non sono direttamente coinvolti dalla decisione. Quindi ascoltare, e fare domande, può evitarci di passare mezz’ora a parlare di noi in termini che non interessano al nostro interlocutore o che per lo meno non lo coinvolgono come dovrebbero.
  • Il terzo attivatore, è l’eccessivo desiderio di fuga. Un colloquio di assunzione è una negoziazione. Se facciamo capire che non accetteremo in tutti i casi (o quasi) perché vogliamo andarcene a tutti i costi, ci predisponiamo, come minimo, a ricevere un’offerta più bassa del previsto, se non addirittura a perdere l’opportunità. Anziché illustrare la situazione in termini sistematicamente negativi, soprattutto il lato dell’apprendimento continuo (“All'inizio ho appreso molto ma ora mi sento fermo”), presentatevi al colloquio con la consapevolezza degli stimoli che il vostro attuale incarico ancora vi trasmette ogni giorno. Magari non saranno occasioni perfette e strutturate, ma senza dubbio, pensandoci a mente tranquilla, ne troverete. ‘Pensate nelle scarpe’ del selezionatore: voi scegliereste una persona che dichiara che “negli ultimi 2 anni”, ad esempio, “non sta imparando nulla”, o che “non riceve stimoli”. Estremizziamo per capire: comprereste un’auto che non è stata manutenuta per tanto tempo? Non vi verrebbe il dubbio che l’auto abbia qualche difetto? O che non valga la pena metterci le mani?


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Ivano Gallino

Consulente - Formatore - Business Coach - Co Fouder Travel for business - Presidente Ass. Italiana Travel e Mobility Manager- Comp. Dir. AIF Piemonte Valle d'Aosta - Ass. European Mentoring & Coaching Council Italia

8 anni

Creiamo il nostro modello di interpretazione della realtà e vi rimaniamo ancorati per paura di affrontare le sfide della nostra immaginazione. Continuiamo a costruire il futuro sulla base delle esperienze passate, con il risultato di costruire il futuro uguale al nostro passato. Uscire dall'area di confort, accettare di rimettere in discussione le nostre certezze che tali in verità non sono, consentirà di scoprire nuove possibilità che gratificheranno le nostre aspettative.

Marco Giardino

Pianificazione Strategica - Business Revenue

8 anni

Nel momento in cui ho capito quale era la mia calamita, e per ovvie ragioni non posso dirvi quale, la musica è cambiata.. e come se è cambiata.

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