Welfare Innovation Local Lab: la sperimentazione di nuovi sistemi di welfare locale. Sfide, possibilità e margini di sviluppo
A cura di Annalisa Gramigna
Il 28 novembre prossimo a Milano, dalle 14.30 alle 17, si tiene l’evento conclusivo dei Welfare Innovation Local Lab, un percorso sperimentale che ha coinvolto 8 Comuni italiani che hanno scelto di provare ad innovare i loro sistemi di welfare locale nel corso di 5 anni di confronti, apprendimenti, incontri, networking, cambiamenti.
Saranno protagonisti dell’evento i Comuni WILL: Bergamo, Como, Monza, Novara, Parma, Reggio Emilia, Padova e Rovigo. E insieme a loro i partner scientifici che hanno co-ideato e supportato tutto il percorso: Francesco Longo di CERGAS Bocconi, Franca Maino di Percorsi di Secondo Welfare e Paolo Pezzana di ON!-Università Cattolica.
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WILL sta per Welfare Innovation Local Lab ed è il nome che i referenti dei Comuni aderenti al progetto hanno scelto per questa sperimentazione lunga 5 anni. WILL, infatti, nasce nel 2019 da un’idea del Sindaco e del Direttore Generale del Comune di Bergamo che si stavano interrogando su come attrezzare la città per far fronte alle crescenti pressioni sul welfare locale, di fronte all’aumento della spesa sociale e all’aumento dei bisogni, spesso complessi e diversificati. Da Bergamo, dunque, è partita la proposta ad altre città di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, di realizzare insieme la sperimentazione di alcune novità nella logica, nella governance e nell’organizzazione del welfare locale, verificando la possibilità di innovazioni di servizio e cambiamenti amministrativi.
I Comuni che hanno aderito sono stati 10, 8 dei quali hanno completato l’intero percorso che è consistito in attività di formazione e benchlearning e nella realizzazione di progettualità specifiche a livello di singolo Comune.
Il nuovo modello che WILL ha proposto è fondato su:
- un nuovo paradigma di welfare locale: partecipato, capacitante, contributivo, inteso come un bene comune e non come un dispositivo solo pubblico o privato;
- la costruzione di una governance collaborativa con gli attori del territorio (ETS, imprese, altre istituzioni, cittadini, …);
- logiche di funzionamento dell’ecosistema del welfare locale di tipo ricompositivo, aggreganti, proattive e a domanda collettiva;
- un diverso orientamento del welfare locale non verso la prestazione e gli output ma verso gli impatti e i cambiamenti di sistema.
WILL è stato un percorso veramente sperimentale: Bergamo, Como, Novara, Monza, Padova, Parma, Reggio Emilia e Rovigo, con l’accompagnamento di CERGAS-Bocconi, Secondo Welfare e ON!, hanno realizzato progettazioni concrete dal potenziale trasformativo e hanno generato apprendimenti.
Questo lo schema di sintesi degli ambiti di lavoro e dei target coinvolti:
Oggi possiamo dire che WILL ha raggiunto diversi risultati e ha anche consentito di evidenziare criticità che difficilmente i Comuni sono in grado di superare.
Le criticità sono legate principalmente a questi fattori:
- è molto complesso riallocare le risorse, anche se non ingenti, per ragioni sia politiche che tecniche;
- è difficile lavorare su target diversi da quelli tradizionali e non si riesce ad affrontare temi come la mancata mobilità sociale, i NEET, la solitudine, la mancata integrazione sociale di parte delle seconde generazioni di nuovi italiani, perché non hanno produttori dedicati, non hanno utenti pubblici abituali, non hanno un’unità operativa o un servizio dedicato;
-non si riesce facilmente a superare i silos. Portare un punto di vista strategico, unitario, trasversale sulle priorità di un Comune, significa in molti casi modificare profondamente la missione dei singoli silos, probabilmente in modo incoerente con la propria tradizione, metrica e obiettivi tradizionali;
- è complicato leggere in modo diverso il bisogno, come bisogno collettivo, perché la cultura organizzativa storica dei servizi sociali è abituata a rispondere ai bisogni individuali e a guardare i numeri di produzione e di spesa e non alle possibili rappresentazioni di bisogni latenti, non espressi e non soddisfatti.
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In termini di risultati WILL ha sicuramente dato il suo apporto ai seguenti livelli:
● Condivisione di un’idea di cambiamento, in quanto le logiche WILL offrono un orientamento pratico alla programmazione e progettazione del welfare, realizzando un modello di welfare locale collaborativo, centrato sulla ricomposizione sociale, l’aggregazione della domanda, la collaborazione tra diversi attori dell’ecosistema locale, l’empowerment delle comunità locali, la diversa lettura dei bisogni, co-progettazione e co-programmazione;
● Formazione e diffusione di competenze, in termini di nozioni (approfondimento dei funzionamenti del sistema di welfare, conoscenza dei target, strumenti di progettazione, strumenti manageriali e procedure di amministrazione condivisa) e orientamenti (ampliamento del perimetro del welfare oltre l’ambito pubblico, scelta delle priorità, attenzione all’impatto, servizi – e non prestazioni -, postura proattiva, possibilità date degli strumenti digitali);
● Esperienza di nuovi ruoli di PA e Terzo Settore, in quanto la visione proposta da WILL presuppone necessariamente un’evoluzione sia del ruolo della PA, che da committente diventa attivatore degli attori territoriali, sia del Terzo Settore, chiamato ad essere co-costruttore del welfare locale, e non mero erogatore. Questa esperienza è stata accompagnata nel corso delle progettazioni locali;
● Costruzione di reti, sia a livello personale tra gli amministratori e i tecnici coinvolti che a livello istituzionale tra i diversi comuni partecipanti. La conoscenza personale ha permesso il contatto diretto, il dialogo e lo scambio di idee; la collaborazione istituzionale ha permesso di valorizzare a livello collettivo documenti, pratiche e soluzioni in un’ottica di mutuo-apprendimento.
La traduzione in pratica del modello di welfare locale proposto da WILL richiede importanti cambiamenti, pena la sua insostenibilità nel tempo. Le condizioni che consentono di avviare e dare continuità ai processi di cambiamento, secondo le logiche WILL, riguardano vari fattori: l’elaborazione delle politiche di welfare locale, il modello di governance che supporta l’attuazione di queste politiche, gli strumenti di programmazione e amministrativi, il sistema di gestione ed erogazione dei servizi e l’organizzazione del lavoro.
● Elaborazione e attuazione delle politiche di welfare locale
Le amministrazioni locali scelgono che il welfare locale sia una meta-policy che si collega ai processi di coordinamento socio-sanitario e ad altre politiche: quelle giovanili, culturali, educative, di rigenerazione urbana, di sviluppo locale ecc. L’interazione tra le politiche è il presupposto per superare le canne d’organo e, come proposto nel modello di WILL, si basa su una diversa lettura dei problemi e dei bisogni, creando strategie di intervento che abbiano un forte orientamento agli impatti. Attraverso dati, tecnologie e confronti con i giusti stakeholder, si analizzano i bisogni non solo come espressione di necessità individuali, rileggendoli in logica preventiva e collettiva;
● Il modello di governance
WILL si basa sul modello di governance collaborativa dove i comuni assumono il ruolo di regia sul loro territorio, agendo da abilitatori e da connettori. Essere registi vuol dire: individuare le aree di bisogno e gli asset - pubblici e comuni - sui quali sperimentare pratiche per offrire nuove risposte; porre in essere un’efficace cabina di regia nella quale sia possibile facilitare l’incontro con il terzo settore, i cittadini, la ricerca, le imprese, le altre istituzioni, riuscire a individuare possibili sinergie e complementarietà delle pratiche di innovazione, tra loro e con gli altri servizi già presenti, adottando una logica ricompositiva, aggregativa e proattiva. In questo modello di governance, i pubblici amministratori devono accettare di perdere un po’ del potere che deriva dal gestire direttamente determinate risorse ed iniziare ad assumersi il rischio di abilitare soggetti terzi;
● Gli strumenti amministrativi e di programmazione
Per sostenere l’attuazione di una meta-politica orientata agli impatti, attuando un modello di welfare collaborativo e ricompositivo, servono strumenti di programmazione e amministrativi rinnovati: piani sociali strategici e orientati agli impatti utili per i territori; regolamenti e protocolli che perimetrino le forme di collaborazione e co-produzione; contratti che impegnino le controparti non solo a realizzare un certo numero di output ma (anche) determinati outcome; formule negoziali nuove come co-progettazione e co-programmazione; strumenti finanziari che consentano l’acquisizione di risorse altre e non solo da trasferimenti;
● Innovazione dei servizi e cambiamenti nel sistema di erogazione
Nella traduzione operativa del welfare meta-policy e del nuovo modello di governance, si trasformano i servizi, ripensandone l’intero sistema di erogazione, a partire dalla definizione dell’utenza, conseguente alla lettura differente dei bisogni. L’innovazione dei servizi e i cambiamenti nel sistema di erogazione partono dalla lettura collettiva dei bisogni sociali ed economici per immaginare nuove risposte offerte ai singoli. Una lettura nuova dei problemi e una differente gerarchizzazione dei bisogni portano a ripensare e riorganizzare le risposte nonché a ridefinire la riallocazione delle risorse. In un primo momento questo può essere fatto impiegando parti, anche piccole, del budget dei servizi sociali oppure cercando fonti di finanziamento esterne che supportino magari i processi sperimentali in corso, senza dover per forza stravolgere l’organizzazione dei servizi tradizionali e le modalità di erogazione e gestione degli stessi;
L’organizzazione del lavoro
Servono diverse competenze, più dati e informazioni e una nuova leadership che sia capace di riconoscere gli attori da coinvolgere e sappia facilitare l’interazione e la negoziazione con questi attori, verso l’acquisizione di una “legittimazione di filiera” dei cambiamenti da definire e sperimentare. Servono tecnologie, che consentano di fare analisi previsionali delle problematiche da affrontare e che facilitino la personalizzazione dei servizi. Servono forme codificate di collaborazione tra settori e servizi interni per favorire l’integrazione delle politiche e il superamento delle canne d’organo. Infine serve un metodo di lavoro formalizzato e riconosciuto dal personale dei Comuni che, come indicato nel capitolo 3, supporti tutte le forme di collaborazione per la lettura dei problemi e la creazione di nuove soluzioni
Si potranno seguire i lavori dell'evento anche in diretta streaming sul canale YouTube della Fondazione.
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