Dotato di una tecnica strabiliante, il pianista americano Nicholas Angelich è emerso con prepotenza a metà anni ’90, distinguendosi per un approccio energico ai repertori classico e romantico che col tempo ha fatto spazio a toni più contemplativi. Se la lettura delle Variazioni Goldberg di Bach elimina gli eccessi stilistici in favore di una resa raffinata e ariosa, la Sonata per pianoforte in Si minore di Liszt esibisce un ritrovato impeto. Amante di Brahms, Beethoven e Rachmaninoff, la sua produzione dimostra un’attenzione anche nei confronti del panorama contemporaneo.