41 – La valutazione d'impatto non può essere esternalizzata

41 – La valutazione d'impatto non può essere esternalizzata

Ma come? Sei un consulente che si occupa del ciclo di gestione dell'impatto, compresi il monitoraggio e la valutazione, ed esordisci con un titolo così? Vuoi forse perdere il lavoro?

CHE COSA NON PUO' FARE UN SOGGETTO VALUTATORE ESTERNO

Provo a spiegarmi: ecco un elenco delle responsabilità che non possono essere esternalizzate (integratelo e completatelo nei commenti in base alla vostra esperienza):

  • Fare in modo che gli obiettivi di impatto di medio e lungo periodo diventino la priorità a ogni livello organizzativo e per tutti gli stakeholders interni ed esterni, dal Board al tirocinante, dai volontari ai donatori. Questo significa che ognuno deve essere quotidianamente, nelle decisioni più strategiche come nell'operatività, ambasciatore ed esempio vivente di questo impegno.
  • Investire (vedi anche l'ultimo punto in elenco) in un sistema di monitoraggio e valutazione interno dell'impatto, in grado di evidenziare – in modo rigoroso e strutturato– fino a che punto stiamo realizzando la nostra missione e perché, a prescindere da tutte le richieste esterne di rendicontazione dei risultati (con cui comunque continueremo a fare i conti, ma a partire da una chiarezza sulle necessità interne di valutazione, che è imprescindibile).
  • Pretendere che la valutazione sia allo stesso tempo sostenibile in relazione alle risorse (di persone, di tempo, di competenze...; vedi anche il punto seguente) e sfidante per l'organizzazione, in quanto deve rappresentare un'occasione di crescita e non un mero adempimento burocratico. Ciò comporta una necessaria negoziazione con eventuali valutatori esterni, da un lato, e l'investimento strutturato in momenti di restituzione e capitalizzazione dei risultati della valutazione, dall'altro. Potremo dire che la restituzione/capitalizzazione ha funzionato SOLO SE i risultati hanno prodotto cambiamenti reali ed evidenti nel modo di operare dell'organizzazione e dei suoi stakeholders.
  • Impegnarsi affinché tutte le persone dell'organizzazione direttamente o indirettamente coinvolte nei processi di valutazione, ciascuna per il proprio livello di competenza e responsabilità, siano messe nelle migliori condizioni per contribuire a tali processi. Questo significa pagarle il giusto, formarle, coinvolgerle sempre nei momenti di programmazione del sistema di valutazione e di restituzione/capitalizzazione dei risultati, strutturare processi interni e strumenti – anche digitali – abilitanti, praticare uno stile di leadership che valorizza anche l'errore e che sostiene dando l'esempio nei momenti di difficoltà.
  • In fase di pianificazione del budget previsionale e nei budget specifici di ciascun progetto, allocare un adeguato ammontare per i processi di monitoraggio, valutazione e restituzione/capitalizzazione dei risultati.

CHE COSA PUO' FARE UN CONSULENTE ESTERNO

Può aiutarvi sia nella fase di strutturazione che di consolidamento di ciascuno dei punti che ho sopra descritto. Inoltre, attraverso la lente del monitoraggio e della valutazione d'impatto, vi può aiutare – direttamente o indirettamente – a migliorare tutti i processi organizzativi, da quelli decisionali alla definizione di ruoli e responsabilità, dalla valorizzazione dello staff per obiettivi al fundraising fino alla progettazione, dalla comunicazione al Bilancio Sociale. Ma, finito questo suo lavoro, la palla passa alle organizzazioni. La valutazione di impatto ha – dovrebbe avere – valore prima di tutto per voi.

Infine, in qualità di "esterno", può garantire una terzietà e assenza di conflitti di interesse rispetto ai risultati di una valutazione di un programma o di un progetto. Ma questa era facile e la sapevate già.

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