Io i primi tre anni a Milano li ho fatti da famosissimo ma in un appartamento di 40m², però in quell'appartamento tristissimo ho scritto “Tranne Te”. Mi dicevo: “Devo venire via da qua. Se esco fuori di casa, la gente vuole le foto, vuole parlare. La gente chiede di continuo qualcosa e tu dagliela.”. […] È arrivato questo CD con novantanove basi dei Medeline. Erano sempre pezzi rap e dicevo: “Già fatto”, poi arriva “Tranne Te” e dico: “Questa è una hit, non è roba mia". Poi mi sono guardato intorno e ho detto: “È roba mia perché voglio uscire da qua”. Non sapevo già che mi avrebbe fatto uscire da quell'appartamento, ma tentare non nuoce. L'ho portata a Pico Cibelli, che lavorava a Universal, e mi dice: “Ha del potenziale ‘sto pezzo qua”. Io ho riscritto un po’ le strofe, ma non ho neanche avuto il tempo di scriverla bene. Inizialmente era “Tranne Me”. Potessi tornare indietro lo studierei meglio il testo, ci sono anche rime che ho messo per riempire, alla cazzo di cane. Comunque sia, anche se avessi fatto una rima migliore, il ritornello era già stupido così. Quel pezzo diceva che per andare in radio dovevo essere un po' un cazzaro e tutti quanti stanno facendo i cazzari tranne te Fibra. Nel ritornello c'era un momento vuoto di cui mi avevano detto: “Qui dovresti scrivere qualcosa”, allora mi è venuta in mente la roba di “rap futuristico”. Il provino andava bene e Pico mi manda da Canova, il produttore di Jovanotti che fa le mega-hit. Sono andato là con Paola [Zukar, la manager di Fibra, ndr.] e Canova ha messo questa magia di volumi. Arrivati in radio serviva una roba così: una roba stupida e divertente. Ho cercato la hit ed è arrivata. Quando arriva la hit, la cavalchi. Quando finisci di cavalcarla, è perché già ti chiedono qualcos'altro. Quando lo fai, non ci capisci più un cazzo.

– Fabri Fibra, Basement Cafè, 2018.

“Tranne Te” nasce che esisteva già: [Fabri Fibra] mi fa sentire questo brano che non aveva la forma che ha poi oggi e che nasce da un beat dei Medeline, lo sento, perché mi portano i provini che loro avevano già lavorato, e dico: “Ragazzi, io su questo voglio metterci la mani, penso di poterlo migliorare, penso di poter migliorare la batteria, penso di poter migliorare la topline, i cori, di creare qualcosa che sia veramente un inciso”, perciò esisteva già e ci ho lavorato, è come un specie di additional production che ho fatto. Mi ricordo quando lo vidi a San Siro, perché prima della partita misero più di una volta “Tranne Te”, mi resi conto che Fibra era diventato un artista popolare. […] [Pezzi come “Tranne Te”] Erano dei pezzi [rap] che cominciavano ad avere l'inciso, perciò di conseguenza anche la produzione cercava di evidenziare una struttura tipicamente pop: una strofa, un pre-inciso e un inciso in cui lui ripete “Tranne te”. In particolar modo, mi ricordo molto bene quasi tutti i cori che aprono e che erano io che suonavo con l'autotune le note per cercare di creare una specie di armonizzazione quasi pop, però è proprio avere l'inciso secondo me, un inciso cantato. È forse una delle prime volte in cui Fibra canta in qualche modo, oltre al fatto che comunque è in qualche modo uno slogan, già la parola “Tranne te” è un claim pazzesco e tutti ci scherzavano sopra.

– Michele Canova, ESSE MAGAZINE, 2022.