INDUSTRIA CONCIARIA ITALIANA, LA CONGIUNTURA DEI PRIMI 9 MESI 2024
Le attuali stime #UNIC sull’andamento dell’industria conciaria italiana nei primi tre trimestri del 2024 mostrano complessivamente un calo dell’8,5% nei volumi di produzione e del 4,1% in termini di fatturato rispetto al corrispettivo periodo dell’anno scorso. Il momento di mercato appare oltremodo negativo se consideriamo anche l’ultimo anno chiuso in positivo, cioè il 2022: negli ultimi 24 mesi, infatti, il settore ha perso il 17,2% di produzione ed il 10,3% di fatturato.
L’indice #ISTAT relativo alla produzione conciaria mostra un ribasso più contenuto (-2,4% rispetto al 2023 e -12,1 rispetto al 2022) ma tale indicatore si riferisce esclusivamente a un campione di concerie con più di 20 dipendenti e non considera quindi una larga fetta delle imprese di settore (ampiamente composto da PMI).
I flussi italiani di export di pelli finite evidenziano anch’essi un calo complessivo, con un ribasso del 2,7% in euro e del 5% in metri quadri nel periodo gennaio-agosto 2024 (ultimo disponibile), a confronto con il medesimo periodo dell’anno scorso. Nonostante il segno negativo delle esportazioni totali, l’analisi delle singole spedizioni per principale Paese di destinazione mostra andamenti differenziati, anche di notevole intensità. Tra i nostri primi 20 Paesi di export, in valore crescono la Francia (+3%, prima meta estera delle pelli italiane), Spagna (+20%), Cina (+4%, inclusa Hong Kong), Vietnam (+23%), Germania (+5%), Corea del Sud (+7%), mentre calano Romania (-12%), USA (-3%), Tunisia (-12%), Portogallo (-15%), Polonia (-9%), Albania (-12%), Regno Unito (-3%), Slovacchia (-16%), Messico (-11%), Repubblica Ceca (-16%), India (-4%), Turchia (-20%) e Ungheria (-13%). Stabile la Serbia.
Dall’analisi dell’andamento dei singoli segmenti e distretti produttivi della conceria italiana, non emergono purtroppo eccezioni al quadro negativo sopracitato. In termini di produzione per origine animale, le pelli bovine mostrano variazioni mediamente meno negative rispetto alle ovicaprine, mentre, in termini di settore di destinazione d’uso, le difficoltà appaiono diffuse a tutti i tipi di clientela. In calo i fatturati di tutti i principali comprensori conciari nazionali.
Molto significativo anche il dato relativo al ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni, per cui purtroppo non vi è una rilevazione specifica per il settore conciario ma solo l’aggregato relativo alla filiera pelli italiana (concia, calzatura e pelletteria). Nei primi 9 mesi dell’anno, il ricorso complessivo alla CIG (ordinaria e straordinaria) da parte delle imprese dell’area pelle italiana è aumentato del 140% rispetto al medesimo periodo del 2023 e del 154% sul corrispettivo 2022.
A cura del Servizio Economico UNIC - Concerie Italiane 👉 economico@unic.it
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