In occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità – Diversity Day
Voglio condividere con la mia rete alcune storie. Non ci saranno nomi, solo frammenti di vita che rivelano una verità importante: la disabilità non definisce una persona e non è un mondo così distante da noi.
M. Dopo anni di lavoro instancabile in fabbrica, ora affronta la battaglia più dura: un tumore aggressivo. Nonostante tutto, cerca un impiego part-time perché non vuole essere definito dalla sua patologia. Vuole continuare a sostenere la sua famiglia e sentirsi una parte attiva della società.
R. Sempre sorridente e piena di risorse, affronta le limitazioni del diabete e gli strascichi polmonari lasciati dal Covid. Una situazione difficile, ma non si arrende. Vuole un lavoro dove far emergere le sue competenze: la disabilità non le toglie il suo valore professionale.
M. Dopo anni di stress in ambienti lavorativi estremamente competitivi, ha avuto un crollo psicofisico. Ora, dopo una pausa cerca un ambiente che rispetti i suoi nuovi ritmi. La sua esperienza mostra che il lavoro, se mal gestito, può diventare causa di fragilità, ma non è la fragilità a definirla.
J. Professionista impeccabile, ha visto la depressione irrompere nella sua vita dopo un divorzio doloroso. Ogni giorno lavora per rifiorire, e il suo percorso dimostra quanto il benessere mentale sia fondamentale. Il corpo riflette l’anima: curare le ferite invisibili è cruciale tanto quanto trattare quelle fisiche.
L. Appassionato di sport e natura, un incidente gli ha lasciato una disabilità motoria. Ora si scontra con barriere architettoniche e culturali che troppo spesso vengono ignorate. A volte riceve sguardi di compassione o disagio, che pesano più delle difficoltà fisiche.
Queste storie mi insegnano ogni giorno che chi lavora con le persone deve farlo con rispetto e delicatezza. Tutti stanno combattendo una battaglia invisibile, ed è nostro dovere essere gentili e accoglienti.
Tutti noi, senza distinzione, dovremmo ogni giorno riflettere sul nostro linguaggio, sulla nostra comunicazione e sul modo in cui ci relazioniamo con gli altri. Chi ha una disabilità, nel rispetto dei propri limiti, desidera essere trattato come un professionista quando cerca lavoro, ed è fondamentale che questo diritto venga riconosciuto.
Sia in caso di esito positivo che negativo, è doveroso fornire feedback chiari e motivazioni basate esclusivamente sulle competenze tecniche. Perché, proprio come non siamo il nostro lavoro, non siamo la nostra disabilità.
La disabilità è una parte di noi, ma non è ciò che ci definisce.
Nella Giornata Internazionale delle #Persone con Disabilità, condividiamo l'intervento della nostra Account Manager Debora Dardano sul tema 🌈
Debora ci parla di quanto è importante avere in azienda persone disabili, dal punto di vista legislativo e #sociale.
Un'azienda adempie agli obblighi della Legge 68\99 anche attraverso la #somministrazione:
- Ali Lavoro assume la persona appartenente a una categoria protetta;
- la persona presta la sua attività nell'azienda utilizzatrice per 12 mesi;
- anche se la risorsa è assunta dall'agenzia, si contabilizza nell'organico dell'azienda, che adempie alla legge.
Esiste poi la #diversity compliance di Labor-b: una nuova modalità ibrida di assolvimento alla Legge 68/99.
Uno strumento valido per aziende che, oltre ad ottemperare alla normativa, vogliono lasciare un segno in ottica #ESG.
Debora conclude diffondendo un messaggio positivo: "Se si fa il match giusto, la disabilità si annulla" 💙