Il presidente Bigazzi incontra la delegazione dei sindacati del settore moda che oggi manifestano a Firenze. Confindustria Toscana condivide la preoccupazione e l’urgenza di mettere in campo azioni e politiche per un settore che ha una straordinaria rilevanza economica e sociale per tutta la nostra regione. "Le richieste dei sindacati sono anche le nostre, a partire dalla necessità di traguardare la nostra filiera del lusso oltre la crisi, fino alla lotta senza quartiere all’illegalità e alla necessità di ammortizzatori sociali e formazione. Tutte le istituzioni possono e devono intervenire per garantire e salvaguardare questo patrimonio imprenditoriale toscano che ha un’importanza europea. Perché qui si produce eccellenza. Porteremo con forza le nostre preoccupazioni al tavolo convocato dal presidente Giani lunedì prossimo". Leggi il comunicato stampa https://lnkd.in/duFjn3aC
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Moda& #scioperooggiafirenze. "Non sfugge infine ai sindaci e agli assessori al lavoro dei territori più coinvolti dalla crisi – Piana fiorentina, pratese e pistoiese, e province di Pisa e Arezzo – che di fronte alla crisi “alcune filiere si stanno riorganizzando, accorciandosi e trasferendo alcune produzioni altrove, nonostante il valore delle competenze di chi vi opera”. L'articolo completo nel primo commento
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Superare la crisi della moda con “gioco di squadra”. La Regione Toscana vara un memorandum in cinque punti per contrastare il momento di difficoltà del comparto. Tutti i dettagli in questo articolo.
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Una nuova strategia Cura Bucato 2024 di FHP, che prevede la coesistenza dei due brand #Vileda e Gimi sul mercato, con posizionamenti distinti in base ai diversi segmenti di valore. Redazione GDONews
Nuova strategia Cura Bucato di FHP: Vileda entra ufficialmente nella categoria per affiancare Gimi e portare valore aggiunto nel mercato
https://www.gdonews.it
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Che cosa si cela dietro il paravento, a volte addirittura l’alibi, dell’etichetta made in Italy. E di che cosa c’è bisogno per non disperderne il valore, oggi che le inchieste della Procura di Milano sul caporalato e la crisi del tessuto toscano portano a galla i coni d’ombra e le zone grigie della filiera. Ricorderemo il 2024 come l’anno della grande crisi, di consumi e quindi industriale, della moda. E come l’anno che ha costretto ad affrontare in maniera sistemica i problemi del tessuto manifatturiero. Ne parliamo sul numero di novembre del mensile LaConceria dal titolo “Ma quale made in Italy”. Clicca https://lnkd.in/dWacuTKn per sfogliare “Ma quale made in Italy” Il mensile La Conceria è riservato agli abbonati: scopri le formule di sottoscrizione cliccando qui https://lnkd.in/db8Vmr-Z
Un numero per discutere dell’etichetta made in Italy, oggi - LaConceria | Il portale dell'area pelle
laconceria.it
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❌La moda scende in piazza: il segnale d’allarme che non possiamo ignorare!❌ Il 12 novembre tutte le sigle sindacali del comparto Moda in Toscana hanno indetto una manifestazione, e finalmente qualcosa si muove. Ammetto a malincuore che mi sarei aspettata una mobilitazione nazionale, ma è evidente, ancora una volta, che la Toscana è avanti rispetto al resto dell’Italia. Questa è una spia rossa, un sintomo grave. Se un settore così iconico come la moda arriva a manifestare, significa che la crisi è più profonda di quanto appaia. Si parla spesso di numeri e dati, si dice che la crisi sia iniziata a settembre, ma dietro a questi numeri ci sono migliaia di persone il cui futuro è legato a questa industria. Ignorare questi segnali è, semplicemente, da irresponsabili. Il malessere non farà che crescere, soprattutto in regioni complesse come la Campania, dove l’occupazione nel settore moda è stata un pilastro di stabilità sociale, e persino in Toscana, dove molti si sono trasferiti proprio per lavorare in questo ambito. Non so se le manifestazioni cambieranno qualcosa, ma almeno mostrano al mondo una realtà che non può più restare nascosta. Complimenti, ancora una volta, alla Toscana per il suo coraggio. #ornellaauzino #pelletteria #madeinitaly #kering #lvmh #Gucci #dior #ysl #fendi #burberry #louisvuitton #chanel #moda #contraffazione #unic #assopellettieri #toscana
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SETTORE MODA, FONDAMENTALE CONTINUARE A INVESTIRE E SOLLECITARE IL GOVERNO Il comparto moda della nostra Regione è da sempre un fiore all'occhiello sia del nostro tessuto produttivo sia del Made in Italy nazionale. Le imprese del nostro territorio, nonostante una congiuntura difficilissima tra crisi energetica, difficoltà geopolitiche e logistiche - che hanno cambiato le abitudini dei consumatori - stanno dimostrando grande resilienza, mantenendo le posizioni di mercato e l'eccellenza qualitativa che da sempre le contraddistingue. Serve però un sostegno forte e immediato, con provvedimenti di rilievo nazionale: per questo oggi ho chiesto alla Giunta di attivarsi con associazioni imprenditoriali, enti locali, sindacati e sistema creditizio per sostenere le richieste avanzate dal comparto Moda al Governo. È fondamentale continuare ad adoperarci per mantenere la competitività di una grande storia di successo del nostro Made in Italy. Regione Emilia-Romagna
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È fondamentale che la Toscana si risollevi, perché è lì il nodo di tutto. In questi giorni è confortante leggere di imprenditori coraggiosi, che decidono di mettere da parte la loro posizione per esporsi e richiedere alla politica il ruolo che le compete: fare qualcosa per i territori, siano essi locali o nazionali. Voglio sottolineare l’attività svolta da Daniele Gualdani con LEM INDUSTRIES e tutto il consorzio Physis. È stato organizzato un incontro importante, durante il quale è emerso che una famiglia su quattro vive nel Valdarno grazie alla pelletteria e al suo indotto. È fondamentale ribadire questo punto, perché a livello nazionale si tende a sottostimare i numeri e l’impatto potente che questa crisi del settore moda ha sulle famiglie. Durante l’incontro, al quale erano presenti l’on. Tiziana Nisini, il sottosegretario Durigon e altre figure di rilievo del mondo politico, è stata messa in luce l’importanza di monitorare la situazione e di rilanciare la Toscana. Se riparte la Toscana, riparte tutto il comparto della pelletteria italiana. È inutile nascondersi: è fondamentale che la Toscana riprenda slancio, e non solo le fabbriche dei grandi brand, ma tutto l’indotto. Questa è la svolta che devono adottare gli imprenditori locali, che devono diventare un esempio per gli imprenditori italiani dei miei territori, in Campania, nelle Marche, in Veneto, in Abruzzo, in Puglia e in Lombardia. È importante anche riconoscere quanto sia stato realizzato con il consorzio, perché il futuro risiede proprio nell’esempio che LEM e il consorzio del settore possono dare ad altri rami di questo albero importante, il settore manifatturiero della moda. Fonti nei commenti ⬇️ #ornellaauzino #pelletteria #madeinitaly #kering #lvmh #Gucci #dior #ysl #fendi #burberry #louisvuitton #chanel #sostenibilità #contraffazione #unic #assopellettieri
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Il bassotto da 100 milioni [Tempo di Lettura: 60 secondi] 🧣 Napoli vanta il suo stile inconfondibile nel settore della moda; in un contesto fortemente stimolante, caratterizzato dal connubio tra eleganza ed innovazione nel 1986 Domenico Mennitti ed i soci Enzo Mennitti, Paolo e Massimo Montefusco fondano un’azienda specializzata nella produzione di guanti in pelle. La loro produzione, tuttavia, a causa della concorrenza statunitense è costretta a reinventarsi sul mercato delle cravatte di qualità depositando il marchio Harmont & Blaine. Dal 1994 con la realizzazione anche della prima linea di costumi da bagno, l’azienda continua la sua produzione introducendo sempre nuovi capi e dedicandosi anche alla linea junior e femminile. 🐾 La domanda che tutti si pongono: “Perché il bassotto?”. La risposta è semplice, intrisa nella storia e nella filosofia del Brand. Il bassotto nel mondo animale rappresenta l’animale tedesco perfetto per la caccia; il suo fisico particolare e non molto efficiente gli ha permesso di affinare il suo fiuto, intuito e perspicacia. Allo stesso modo, l’azienda dal 1986 ha effettuato un percorso non del tutto facile, ed il suo peregrinare, unito alla sua capacità di reinventarsi, le ha permesso ad oggi di essere un affermato marchio nel mondo. 📈 Sul profilo economico e finanziario, l’azienda evidenzia una costante crescita nel tempo grazie alle diverse strategie, quale ad esempio, importanti investimenti sul marketing e la comunicazione che nel 2008 ha richiesto oltre 2 milioni di euro. In questo modo il posizionamento a livello globale è ottimo: oggi sono presenti ben 81 negozi monomarca, 469 boutique multimarca e 75 department store con corner e shop-in-shop attraverso 46 paesi nel mondo, impiegando ben 600 dipendenti diretti e più 1000 indotti. Nel 2019 l’azienda ha voluto fare un ulteriore investimento, puntando ai diversi mercati stranieri e consolidando il Brand nel mondo con l’introduzione di un sito e- commerce. Harmont & Blaine ottiene straordinari risultati, concludendo il primo trimestre del fiscal year con una crescita del 30%, ben oltre il budget. I margini attuali, rispetto al 2022 sono di 28,1 milioni superando sempre le previsioni, del 6,4%. Si registra, inoltre un retail in aumento del 36,3% rispetto allo stesso trimestre del 2022 ed il suo ebitda positivo di oltre 3 milioni di euro. Grazie all’ingresso del nuovo socio, Bassotto 2.0, che ha rilevato da Clessidra il 40% di quote del private equity, l’azienda mira a concludere il 2023 con un fatturato di 100 milioni, superando del 12% i ricavi del 2022 (di circa 90 milioni). ✍🏼 Vincenzo Mattia Coppola 🖼️ Mario Di Marzo
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Lo abbiamo detto in tutte le salse e in tutte le sedi istituzionali e non, adesso va urlato, l’intera filiera della moda in Italia è a rischio. Le ultime commesse probabilmente termineranno a Dicembre, migliaia di posti di lavoro sono a rischio. Si parla di eccellenza, di produzione di qualità, di know-how di un sistema che fa funzionare l’intero meccanismo che porta alla nascita del meglio dell’artigianato mondiale. È ora che arrivino le risposte con fatti concreti o perderemo l’intera filiera da nord a sud. È fondamentale che si comprenda la portata di questa crisi, si deve ragionare come “insieme” e le il governo deve capire che ci trovino di fronte a migliaia e migliaia di famiglie che stanno per perdere il lavoro.
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6️⃣0️⃣ 𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗖𝗼𝗻𝗳𝗶𝗻𝗱𝘂𝘀𝘁𝗿𝗶𝗮 𝗖𝗲𝗿𝗮𝗺𝗶𝗰𝗮 Il grande fermento storico, politico e culturale della fine degli anni Ottanta si riflette nella ripartenza dell’industria italiana della piastrella, diventata nel frattempo più solida, moderna, automatizzata, spinta anche da fiere come CERSAIE e dall’apertura, a New York dell’𝗜𝗧𝗘 nel 1987. Tanto che sul Cer si parla di “𝗡𝘂𝗼𝘃𝗼 𝗥𝗶𝗻𝗮𝘀𝗰𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼” della ceramica tricolore. Le vendite continuano a crescere – e così la produzione - e superano per la prima volta, nel 1989, i 400 milioni di metri quadrati. Questi anni di positiva congiuntura e la disponibilità di risorse finanziarie permettono agli imprenditori di 𝗰𝗮𝘃𝗮𝗹𝗰𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗳𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗻𝗻𝗶 ’𝟴𝟬 𝗹𝗮 𝗰𝗿𝗲𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗴𝗿𝗮𝗻𝗱𝗶 𝗴𝗿𝘂𝗽𝗽𝗶 𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝗱𝗮𝗹𝗶. Scorrendo le vicende del terzo decennio raccontate attraverso le pagine di Cer c’è una sola cosa che resta congelata, e lo è tutt’ora, dopo altri 30 anni: la situazione infrastrutturale. Principalmente gli investimenti materializzatisi nel decennio analizzato sono quelli per la ferrovia: nell’aprile 𝟭𝟵𝟴𝟱 l’ACT, il consorzio per i trasporti costituito dagli enti locali di Reggio Emilia inaugura lo 𝘀𝗰𝗮𝗹𝗼 𝗳𝗲𝗿𝗿𝗼𝘃𝗶𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗗𝗶𝗻𝗮𝘇𝘇𝗮𝗻𝗼. #ConfindustriaCeramica60 #CER50
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