Post di Gabriella Caramanica

#24giugno Strisce di #plastica lunghe fino a 𝟐𝟎 𝐜𝐡𝐢𝐥𝐨𝐦𝐞𝐭𝐫𝐢 𝐧𝐞𝐥 𝐌𝐞𝐝𝐢𝐭𝐞𝐫𝐫𝐚𝐧𝐞𝐨 e visibili dallo spazio. Si tratta di vere e proprie isole galleggianti che si spostano con le correnti pari alle 𝑷𝒂𝒄𝒊𝒇𝒊𝒄 𝒕𝒓𝒂𝒔𝒉 𝒗𝒐𝒓𝒕𝒆𝒙, ovvero le isole di plastica galleggianti che arrivano ad una superficie di 8 volte l’Italia nel Pacifico. L’ipocrisia con la quale i nostri governi aderiscono allo slogan “free plastic” è davanti ai nostri occhi. Dichiara Gabriella Caramanica, Segretario nazionale Rivoluzione Ecologista Animalista. L’Italia, insieme a Egitto e Turchia, sarebbe tra i maggiori produttori di plastica, contribuendo a circa il 50% dei rifiuti plastici marini, 132.000 tonnellate l’anno. Laddove secondo il report “The Mediterranean: Mare Plasticum” dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), ogni anno, circa 230.000 tonnellate di rifiuti plastici finiscono in mare. Evidentemente la 𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐄𝐮𝐫𝐨𝐩𝐞𝐚 (𝐔𝐄) 𝟐𝟎𝟏𝟗/𝟗𝟎𝟒, entrata in vigore da gennaio 2022 con il 𝑫𝒆𝒄𝒓𝒆𝒕𝒐 𝒍𝒆𝒈𝒊𝒔𝒍𝒂𝒕𝒊𝒗𝒐 𝒏. 196 𝒅𝒆𝒍 8 𝒏𝒐𝒗𝒆𝒎𝒃𝒓𝒆 2021 che vieta l’uso di 𝐩𝐫𝐨𝐝𝐨𝐭𝐭𝐢 𝐦𝐨𝐧𝐨𝐮𝐬𝐨 non è sufficiente. Vediamo ancora palloncini, bottiglie, bicchieri, bobine di fili, confezionamenti o piatti di plastica ovunque. Materiali estremamente impattanti sull’ambiente ma anche sulla nostra salute e mortali per gli animali. Siamo estremamente preoccupati perché la volontà dei governi nel sostenere la conversione delle aziende non c’è più e possiamo anche affermare che non c’è mai stata. Prosegue il segretario nazionale. Di cosa stiamo parlando? Oltre alla densità della popolazione delle regioni costiere, tra le cause che provocano questo disastro ambientale vi è la cattiva gestione dei rifiuti, il turismo massivo e la navigazione mercantile. A questo si aggiungono microplastiche che arrivano dai fiumi. S’impone la necessità di un 𝐩𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐢𝐩𝐮𝐥𝐢𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐞 𝐚𝐜𝐪𝐮𝐞. Ci sono numerosi progetti interessanti brevettati negli ultimi anni a tale scopo. In secondo luogo, il Governo deve percorrere misure anche infelici. Non possiamo più consentire questo scempio. E’ obbligo ripensare il sistema della distribuzione andando verso una pianificazione che consideri le economie circolari, puntando anche al commercio dello sfuso e alla filiera corta che potrebbero essere un punto di partenza per ridurre questa produzione di massa. 𝑫𝒐𝒃𝒃𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒓𝒊𝒇𝒐𝒏𝒅𝒂𝒓𝒆 𝒂𝒍𝒄𝒖𝒏𝒊 𝒗𝒂𝒍𝒐𝒓𝒊 𝒄𝒉𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒊𝒂𝒏𝒐 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒊 𝒅𝒆𝒍 𝒄𝒐𝒏𝒔𝒖𝒎𝒊𝒔𝒎𝒐 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊 𝒆𝒅𝒖𝒄𝒂𝒓𝒆 𝒊 𝒄𝒊𝒕𝒕𝒂𝒅𝒊𝒏𝒊 𝒂𝒇𝒇𝒊𝒏𝒄𝒉é 𝒔𝒊𝒂𝒏𝒐 𝒑𝒊ù 𝒄𝒐𝒏𝒔𝒂𝒑𝒆𝒗𝒐𝒍𝒊 𝒏𝒆𝒍 𝒍𝒐𝒓𝒐 𝒔𝒕𝒊𝒍𝒆 𝒅𝒊 𝒗𝒊𝒕𝒂. 𝑩𝒂𝒔𝒕𝒂 𝒄𝒐𝒏 𝒍𝒂 𝒇𝒓𝒆𝒏𝒆𝒔𝒊𝒂 𝒖𝒔𝒂 𝒆 𝒈𝒆𝒕𝒕𝒂. Conclude Caramanica. #plasticfree #inquinamentomare #inquinamentoacqua #plasticalternative

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