👩⚕️ Il 20 aprile la nostra Dottoressa Coato ha tenuto un intervento al Master in Medicina Subacquea e Iperbarica all'Università di Padova sul RUOLO DELLA OTI NEL TRATTAMENTO DELL’IPOACUSIA IMPROVVISA. L’ipoacusia neurosensoriale improvvisa idiopatica si manifesta con la perdita acuta unilaterale di almeno 30dB in più frequenze audiometriche, associata a fastidiosi acufeni e talora a vertigini. Tra i fattori implicati nella patogenesi si riconoscono eventi di natura ischemico-embolica, virale, tossica e traumatica. La terapia in acuto è basata sulla combinazione di terapia medica (es. farmaci steroidei) ed Ossigenoterapia Iperbarica (OTI), come da linee guida nazionali di SIMSI (Società Italiana di Medicina subacquea ed iperbarica) , con l’intento di ripristinare la funzione vascolare, prevenire la progressione del danno e stabilizzare la funzione uditiva residua. La OTI deve essere avviata il più precocemente possibile e prevede la somministrazione di ossigeno puro in ambiente pressurizzato (2.5 ATA) della durata di 100 minuti per 10 sedute; viene quindi effettuato un esame audiometrico di verifica dei risultati, con l’indicazione a proseguire per ulteriori 10 sedute in caso di miglioramento. Da una recente revisione dei risultati clinici ottenuti da 150 pazienti affetti da ipoacusia improvvisa insorta da meno di 3 mesi e trattati con la OTI presso l’Istituto Iperbarico, è emerso che: - più di metà dei casi (54%) recupera, con restitutio ad integrum nel 9% dei casi; - il guadagno medio su tutte le frequenze è stato di 14 db con rialzo statisticamente significativo della soglia uditiva media PTA del 25%; - il timing è significativamente associato al recovery: infatti se la OTI viene intrapresa dopo 1 mese dall’esordio dei sintomi, il recupero è pari 30%; laddove invece la OTI venga intrapresa entro 1 mese, il miglioramento riguarda 3 casi su 4, con un guadagno medio in dB pari al doppio rispetto a chi viene trattato più tardi. Questi dati sembrano suggerire che l’ipoacusia neurosensoriale improvvisa è in primo luogo una time-sensitive condition, in cui la somministrazione in tempi rapidi di terapia medica e della OTI può cambiare significativamente in positivo la prognosi dei pazienti che ne sono affetti. #ossigenoterapia #terapiaiperbarica #ipoacusia #istitutoiperbarico
Post di ISTITUTO IPERBARICO S.P.A.
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LA: DISPONIBILE IN ITALIA LA PRIMA FORMULAZIONE ORODISPERSIBILE DI RILUZOLO per andare incontro alle difficoltà di deglutizione dei pazienti La terapia di Zambon è una sottile pellicola da sciogliere sopra la lingua senza necessità di acqua e di sforzo muscolare. Rende più semplice l’assunzione di riluzolo, così favorisce il mantenimento dell’autonomia di chi vive con Sclerosi Laterale Amiotrofica e migliora l’aderenza terapeutica anche in caso di disfagia: la difficoltà a deglutire cibi solidi e liquidi che colpisce 8 pazienti su 10. Quasi 8 persone con Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) su 10 hanno difficoltà ad alimentarsi a causa della disfagia, una condizione che incide sulla capacità di deglutire cibi solidi e liquidi e che – in quasi 7 casi su 10 – compromette l’aderenza terapeutica, limitando anche l’autonomia personale. Per rispondere ai bisogni dei pazienti è oggi rimborsata anche in Italia la prima formulazione orodispersibile di riluzolo, l’unica terapia ad oggi approvata nel nostro Paese per rallentare la progressione della malattia. Il nuovo trattamento di Zambon consiste in una sottile pellicola da sciogliere sopra la lingua senza acqua e senza necessità di sforzo muscolare da parte del paziente ed è così in grado di assicurare l’assunzione della dose precisa del principio attivo. Attualmente oltre 1 paziente con disfagia su 2 frantuma le proprie compresse per poterle inghiottire2, una pratica che può portare ad assumere fino al 42% di principio attivo in meno, compromettendo pesantemente l’efficacia del trattamento. “La disfagia condiziona la vita delle persone con la SLA: alle ripercussioni psicologiche e sociali del non poter più mangiare come un tempo, si aggiungono anche quelle sull’aderenza al trattamento. I dati di un’indagine condotta sui pazienti europei, inclusi alcuni italiani, rivelano come in circa 7 casi su 10 la difficoltà di deglutire abbia portato a rinunciare o a ritardare l’assunzione della terapia quotidiana2. È quindi chiara la portata della formulazione orodispersibile di riluzolo: potrà favorire l’assunzione della terapia – evitando di dover frantumare le compresse e rischiando quindi una perdita di principio attivo – con effetti positivi sia sull’aderenza al trattamento, sia sull’autonomia dei pazienti” commenta il Professore Adriano Chiò, Università degli Studi di Torino e Direttore S.C. Neurologia 1, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino. Nel nostro Paese la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) - una malattia neurodegenerativa rara e progressiva - colpisce più di 6.000 persone e si stima che ogni anno si registrino circa 2.000 nuovi casi. “La SLA colpisce i motoneuroni ossia le cellule nervose della corteccia motoria e del midollo spinale responsabili dei movimenti della muscolatura scheletrica volontaria, portando ad una progressiva paralisi. CONTINUA A LEGGERE https://lnkd.in/d9fh6rmj
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📃 Ricerca coordinata dalla Neonatologia (TIN) di Reggio pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale PLOS ONE (IF) @plos_one 🔎 La ricerca dal titolo "Patent ductus arteriosus (also non-hemodynamically significant) correlates with poor outcomes in very low birth weight infants. A multicenter cohort study” ha dimostrato che la persistenza, dopo la nascita, del “dotto di Botallo” aperto, ossia quel vaso arterioso che congiunge l’aorta all’arteria polmonare, si correla in maniera significativa con la mortalità e la morbilità neonatale. 👉 Lo studio, che ha coinvolto tutte le TIN della Regione Emilia-Romagna e ha raccolto i dati relativi a 218 neonati di peso inferiore ai 1500 grammi (detti VLBW), mette dunque in evidenza l’importanza del monitoraggio ecocardiografico ed emodinamico nella gestione del bambino nato “grande pretermine”. In particolare alcuni parametri ecografici ed emodinamici si sono dimostrati molto affidabili per individuare i pazienti che possono giovarsi del trattamento farmacologico precoce e soprattutto per identificare il timing più appropriato ed efficace di trattamento, riducendo anche la necessità del ricorso alla terapia chirurgica. 👉 I medici ricercatori della Neonatologia reggiana, Elena Chesi, Francesco Di Dio e giancarlo gargano (in foto) hanno guidato il gruppo di lavoro regionale con il puntuale supporto dell’Infrastruttura della Ricerca dell’IRCCS di Reggio Emilia. #chiricercacura Per saperne di più: https://lnkd.in/dGR9i6mf
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ALOPECIA AREATA GRAVE: FINALMENTE UNA TERAPIA SPECIFICA ED EFFICACE L’assunzione del principio attivo Baricitinib, il primo approvato nel 2022 per i pazienti adulti con alopecia areata grave si è dimostrata ancora più efficace sui pazienti curati nella vita reale rispetto a quelli trattati negli studi registrativi. Studi recentissimi hanno dimostrato che la terapia favorisce la ricrescita non solo dei capelli ma anche di ciglia, sopracciglia, peli ascellari e pubici. La terapia è disponibile presso i centri dermatologici prescrittori di farmaci biologici. Inoltre è stato approvato per i pazienti adolescenti un nuovo principio attivo, Ritlecitinib, che si è dimostrato efficace a partire dai 12 anni in su e che entro la fine del 2024- inizi del 2025 diventerà rimborsabile. Nuovi orizzonti e speranze si aprono per i pazienti adulti e adolescenti che soffrono di alopecia areata. Alcuni recenti studi italiani condotti in real life su Baricitinib, primo principio attivo approvato nel 2022 dall’EMA per i pazienti adulti con alopecia areata grave hanno evidenziato percentuali di ricrescita dei capelli superiori a quelle degli studi registrativi. È stato anche provato che la terapia favorisce la ricrescita non solo dei capelli ma anche di ciglia, sopracciglia, peli ascellari e pubici. Inoltre, un nuovo principio attivo, Ritlecitinib, sta rivelando la sua efficacia su adulti e adolescenti a partire dai 12 anni. L’alopecia areata è una malattia autoimmune caratterizzata dall’attacco da parte del sistema immunitario dei follicoli piliferi, con perdita di capelli e con decorso imprevedibile. Colpisce il 2% circa della popolazione a qualunque età; la caduta può limitarsi al cuoio capelluto, ove può essere parziale con chiazze tondeggianti o totale (alopecia totalis), o interessare tutte le aree pilifere del corpo (alopecia universalis). La patologia ha un impatto drammatico su chi ne è affetto, con disturbi psichiatrici e ripercussioni negative sulla qualità di vita e sulla salute mentale, tra cui perdita di produttività lavorativa o scolastica, che si aggiungono ai costi diretti dell’assistenza sanitaria. La prima terapia approvata dall’EMA nel dicembre 2022 è stato Baricitinib, il primo farmaco orale attivo per adulti con alopecia areata grave appartenente alla famiglia dei JAK inibitori. Gli studi registrativi BRAVE AA1 e BRAVE AA2 ne hanno documentato l’efficacia e sicurezza al dosaggio di 4 mg al giorno: dopo 36 settimane ricrescita dell’80% dei capelli nel 36% dei pazienti, con ottimi risultati anche per ciglia e le sopracciglia. Il 90% dei pazienti che avevano risposto manteneva il risultato a 2 anni. CONTINUA A LEGGERE https://lnkd.in/dRpuczy7
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Presso la UO di Reumatologia di Carrara sono state aperte delle agende specifiche per la #Fibromialgia: a pieno regime ci saranno 6 ore la settimana dedicate ai pazienti fibromialgici. L'accesso avverrà dall' ambulatorio generale di #reumatologia e tutti i pazienti che hanno una diagnosi di fibromialgia o il sospetto di fibromialgia, ai quali verranno prescritti accertamenti per confermare o meno la diagnosi, saranno indirizzati per una seconda valutazione all'ambulatorio specifico. Se la diagnosi sarà confermata, il singolo caso verrà registrato nel registro Italiano Fibromialgia della Società Italiana di Reumatologia e si prescriverà la terapia farmacologica ritenuta necessaria. La possibilità di avere delle ore ambulatoriali specifiche per la fibromialgia permetterà di fissare le visite di controllo con una tempistica che in rapporto ai singoli casi dovrebbe andare tra i 3 e 6 mesi, dando la possibilità di valutare l'efficacia o meno delle terapia farmacologica e delle altre terapie di supporto ai pazienti. Si sta inoltre incrementando la collaborazione con la U.O. di PSICOLOGIA, che mette a disposizione 4 ore la settimana esclusivamente per i pazienti fibromialgici: i risultati nei primi mesi sono estremamente positivi e tale attività svolta da professionisti esperti e motivati è ben accolta dai pazienti. E’ iniziata una collaborazione con l'ambulatorio di TERAPIA DEL DOLORE che ha messo a disposizione dei posti riservati per quei pazienti per i quali sia ritenuto necessario un tentativo terapeutico con la cannabis. A breve partirà una collaborazione con la U.O. di NUTRIZIONE CLINICA per la valutazione di quei pazienti per i quali si ritiene che sia necessario una modifica della condotta nutrizionale per il controllo della sintomatologia. Per accedere al percorso chi ha una diagnosi di Fibromialgia ed è già seguito nel medesimo ambulatorio può direttamente richiedere una visita di controllo inviando una mail a gianluigi.occhipinti@uslnordovest.toscana.it o a reumatologiamassacarrara@uslnordovest.toscana.it Nella mail va specificato nome cognome, recapito telefonico, codice fiscale, eventuale esenzioni al ticket e data dell'ultima visita. Per i pazienti che non hanno ancora una diagnosi basta richiedere una visita reumatologica con richiesta del curante e appuntamento in un punto CUP. Speriamo che a questi sforzi organizzativi volti a migliorare la qualità dell'assistenza ai pazienti fibromialgici si possa presto affiancare, da parte delle autorità preposte, un riconoscimento della patologia in termini di LEA sia per la parte diagnostica che terapeutica, oltre che previdenziale, riconoscimento per il quale ci battiamo da tempo. #AISFODV #nonpiuinvisibili
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Evitiamo psicosi e leggete questo post! 😊
𝐑𝐚𝐠𝐧𝐨 𝐯𝐢𝐨𝐥𝐢𝐧𝐨, 𝐚𝐥 𝐂𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐀𝐧𝐭𝐢𝐯𝐞𝐥𝐞𝐧𝐢 𝟐𝟎 𝐜𝐡𝐢𝐚𝐦𝐚𝐭𝐞 𝐚𝐥 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨: “𝐍𝐞𝐬𝐬𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐬𝐢𝐜𝐨𝐬𝐢. 𝐄𝐯𝐢𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐫𝐫𝐞𝐫𝐞 𝐬𝐮𝐛𝐢𝐭𝐨 𝐢𝐧 𝐏𝐫𝐨𝐧𝐭𝐨 𝐬𝐨𝐜𝐜𝐨𝐫𝐬𝐨. 𝐋’𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐞̀ 𝐫𝐢𝐯𝐨𝐥𝐠𝐞𝐫𝐬𝐢 𝐚 𝐬𝐩𝐞𝐜𝐢𝐚𝐥𝐢𝐬𝐭𝐢” Il ragno violino è presente da sempre in Italia e non si hanno evidenze di una sua espansione o aumento della sua pericolosità. Con gli ultimi fatti di cronaca l’attenzione mediatica è aumentata e con essa anche la pressione sugli ospedali. Presso il Centro Antiveleni, diretto da Romolo Villani, si è passati in questi giorni da 100 chiamate all’anno per punture di insetti ad una situazione molto vicina alla psicosi, con picchi di 20 consulenze al giorno. Il morso del ragno violino in sé non è letale ma il decorso va seguito con attenzione. Niente psicosi, però, dato che spesso si tratta di una lesione cutanea che senza infezione può essere gestita a casa e che solo in alcune situazioni può provocare gravi complicanze. Se si è certi di essere stati morsi da un ragno occorre rivolgersi al Centro Antiveleni più vicino, possibilmente inviando foto dell’aracnide per l’identificazione, o affidarsi a specialisti esperti, come dermatologi o infettivologi per una diagnosi precoce e tempestiva. È possibile essere seguiti a distanza, senza ricorrere al Pronto Soccorso, anche con l’ausilio di foto trasmesse via mail o con il teleconsulto. Presso il Centro Antiveleni del Cardarelli è attivo un servizio di video call dedicato ai pazienti che non possono raggiungere il centro. Nei casi più gravi l’invito è quello di recarsi presso l’ospedale. Il Cardarelli è stato quest’anno il primo centro italiano ad aver affrontato il fenomeno in sede scientifica, con la pubblicazione a gennaio sulla rivista specializzata Acute Care Medicine Surgery and Anesthesia (AMSA) di un lavoro dal titolo “Loxosceles rufescens: single-institutional epidemiology, diagnosis and treatment”, con 63 casi nel 2022, suggerendo strumenti per la diagnosi precoce e per un trattamento efficace. In caso di morso sospetto per prima cosa va disinfettata l’area con abbondante acqua. Nelle prime 24-48 ore il morso sembra simile ad una puntura di zanzara, soltanto dopo può formarsi un eritema spesso associato ad una crosticina, di dimensioni anche piuttosto ampie, il che vuol dire che la tossina è in grado di andare più in profondità. Bisogna monitorare l'infezione e intervenire con le terapie più appropriate. Quando necessario si somministrano antibiotici e cortisonici. Raramente è opportuno ricorrere ad una consulenza chirurgica per una pulizia radicale della ferita o all’ossigenoterapia iperbarica. Fondamentale la misurazione delle immunoglobuline anti-Borrelia. Il Centro Antiveleni è attivo H24 ai numeri 0817472870 o 0815453333 e tramite mail all'indirizzo: cav@aocardarelli.it #OspedaleCardarelli #ragnoviolino #CAV #centroantiveleni #punture #Cardarelli #avvelenamento #ragni #Napoli #ospedale
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SCLEROSI MULTIPA: annunciati i nuovi dati a lungo termine dello studio DAYBREAK che confermano l’efficacia e la sicurezza di ozanimod nei pazienti con forme recidivanti di sclerosi multipla Confermata l’efficacia mantenuta nel tempo con un tasso annualizzato di recidiva dello 0,098 e il 67% dei pazienti liberi da recidiva a sei anni La sicurezza è coerente con i risultati precedenti e con il profilo di sicurezza consolidato di ozanimod con circa 10 anni di esperienza clinica In una analisi separata del DAYBREAK, circa il 97% dei pazienti seguiti è risultato libero da recidiva a 90 giorni dall’interruzione di ozanimod; i pazienti con recidiva non Bristol Myers Squibb ha annunciato oggi i nuovi risultati dello studio di Fase 3 di estensione in aperto DAYBREAK, che dimostra l’efficacia e il profilo di sicurezza a lungo termine di ozanimod nei pazienti con forme recidivanti di sclerosi multipla (SM). Questi dati e altri nove abstract sono stati presentati al 9° Forum 2024 dell’Americas Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis (ACTRIMS) a West Palm Beach, Florida che si è tenuto dal 29 Febbraio al 2 Marzo. Nello studio di estensione a lungo termine DAYBREAK il trattamento con ozanimod ha dimostrato un ridotto tasso di recidiva annualizzato di 0,098. La progressione della disabilità confermata a tre e sei mesi è risultata assente nell’82,8% e 84,8% dei partecipanti allo studio, rispettivamente. Al mese 60, il numero medio aggiustato di lesioni T2 nuove/ingrandite per scansione (intervallo: 0,79-0,93) e il numero medio aggiustato di lesioni captanti il gadolinio (0,06-0,08) erano simili nelle diverse coorti di pazienti. “Questi dati del DAYBREAK continuano a convalidare il ruolo di ozanimod nella gestione a lungo termine delle forme recidivanti di SM, con due terzi dei pazienti liberi da recidiva a sei anni dal trattamento,” afferma il prof. Francesco Patti, responsabile Centro Sclerosi multipla dell’Aou Policlinico G. Rodolico San Marco di Catania. “La terapia ha dimostrato un’efficacia rilevante nel prevenire il peggioramento dei disturbi cognitivi che risultano molto frequenti nei pazienti. Vi è anche un effetto protettivo nei confronti della perdita cerebrale e quindi una prevenzione della disabilità. Infine, sono stati rilevati eventi avversi solo in una percentuale minima di pazienti e appena il 4% ha dovuto sospendere il trattamento. Ozanimod si conferma quindi come una terapia molto sicura e dotata di importanti capacità protettive”. CONTINUA A LEGGERE https://lnkd.in/dhYSrYmr
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L’intervento di Cataratta potrebbe salvarti la vita!! Un nuovo studio rileva che la cataratta non trattata è collegata a un rischio più elevato di fratture e pericolose emorragie cerebrali dovute a cadute CHICAGO, Ill. — Non è una novità che la chirurgia della cataratta possa ridurre il rischio di fratture dell'anca, una delle principali cause di morte e lesioni negli anziani. Ma cadute meno traumatiche che causano fratture come la frattura del polso possono anche aumentare il rischio di morte negli anziani? Uno studio condotto dai ricercatori della University of Texas Medical Branch di Galveston suggerisce che la chirurgia della cataratta può proteggere le persone da fratture a basso trauma e da emorragie cerebrali potenzialmente letali. Gli autori sperano che il loro studio, presentato oggi all'AAO 2024, il 128° incontro annuale dell'American Academy of Ophthalmology , dia alle persone che stanno prendendo in considerazione la chirurgia della cataratta una più ampia comprensione dei rischi e dei benefici. "Il tempo trascorso in clinica osservando i pazienti durante le loro valutazioni preoperatorie ha sottolineato i complessi fattori personali che influenzano le loro decisioni in merito all'intervento di cataratta", ha affermato la ricercatrice studentessa di medicina Caitlin Hackl. "Speriamo di far luce sui potenziali benefici più ampi dell'intervento di cataratta nel ridurre la morbilità e la mortalità correlate al trauma e di consentire ai pazienti di fare scelte consapevoli in merito alle loro cure". Utilizzando un database nazionale, i ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche di oltre 2 milioni di adulti a cui è stata diagnosticata la cataratta correlata all'età. I pazienti sono stati divisi in due gruppi, quelli che avevano subito un intervento di cataratta entro 10 anni dalla diagnosi e quelli che non l'avevano fatto. I due gruppi sono stati abbinati per dati demografici e fattori di rischio, tra cui osteoporosi, diabete, ipovisione, cecità e disturbi della retina. I risultati hanno mostrato che le persone sottoposte a intervento di cataratta avevano dal 5 all'11 percento in meno di probabilità di cadere e subire una serie di fratture da fragilità (polso, braccio o caviglia). Le fratture da fragilità sono ossa rotte che si verificano in seguito a un evento traumatico lieve, come una caduta da un'altezza in piedi o inferiore. Le fratture da fragilità sono più comuni negli anziani, ma possono verificarsi in qualsiasi fascia di età, soprattutto se la persona in questione soffre di osteoporosi. I soggetti sottoposti a intervento di cataratta avevano inoltre il 12 percento in meno di probabilità di subire un'emorragia subdurale traumatica a seguito di una caduta e il 24 percento in meno di probabilità di subire un'emorragia epidurale rispetto ai soggetti che avevano rifiutato l'intervento. https://lnkd.in/ejbAVb-H O
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In considerazione dei principi fondamentali osteopatici di A.T. Still “la legge dell’arteria è suprema” e di Sutherland “la struttura governa la funzione” e delle ricerche sperimentali che avvalorano la tesi del rapporto tra CCSVI e SM, risulta fondamentale la valutazione e l’eventuale trattamento del drenaggio dei seni venosi con particolare attenzione al seno cavernoso (sede di drenaggio dell’ipofisi), all’OTS e alla fascia cervicale media e profonda per il loro rapporto con i principali vasi di drenaggio cerebrale, in particolare delle giugulari sedi di stenosi in caso di positività alla CCSVI. Grande importanza è stata data anche alle tecniche di drenaggio linfatico con particolare attenzione alle tecniche generali sulle membrane interossee (memoria dei tessuti) e alle tecniche ventricolari (CV4 – EV4 – CV3 ). La metodologia di trattamento osteopatico scaturisce oltre che dalla sintomatologia riportata soggettivamente, da un’analisi della fisiopatologia ed eziologia della SM e dalle ricerche sperimentali più significative condotte riguardo a tale malattia. Facendo riferimento allo studio sull’ipotesi della funzione metabolica del nervo vago e della sua azione anti infiammatoria , sono state prese in considerazione tutte le strutture ad esso connesse e cioè la base del cranio in relazione ai centri midollari superiori di origine ( pavimento del IV ventricolo ) , il foro lacero posteriore, l’ OAE , la fascia cervicale profonda che è connessa ai grandi vasi, in particolare alla giugulare ( teoria della CCSVI e cioè della insufficienza venosa cronica cerebrospinale ) ed al nervo vago che ne decorre all’interno , fino al plesso celiaco e quindi al diaframma. Considerando ambedue le ipotesi eziologiche della SM , immunitaria e infiammatoria, si riporta particolare attenzione alla valutazione degli organi emuntori , in primis la loggia renale per l’aspetto energetico legato alla relazione tra rene e paura profonda (n.b.: le maggiori disfunzioni si ritrovano nella loggia renale dx) , e degli organi linfoidi secondari implicati in risposte immunitarie e cioè la milza e le stazioni linfonodali. Lo stato di affaticamento cronico di tipo fisico, cognitivo e psico – emotivo impone importanza fondamentale alla tecnica di decompressione cranio – sacrale, così come le ricerche legate all’ andamento della patologia e alle funzioni ormonali suggeriscono la necessità di un riequilibrio sull’asse ipotalamo – ipofisi – surrene, e quindi delle strutture ad esso connesse, avvalorato anche dalla sede principale di lesioni focali demielinizzanti a livello periventricolare e dall’influenza dello stress sulla patologia stessa.
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"BOCCONI DI TRAVERSO" CAUSATI DA DIVERTICOLI NELL'ESOFAGO: LA GASTROENTEROLOGIA DELL'ALTA PADOVANA LEADER NEL TRATTAMENTO DEL DIVERTICOLO DI "ZENKER" 🪢 Prende il nome di "diverticolo di Zenker": si tratta di un'erniazione posteriore dell'esofago, in pratica una porzione della mucosa esofagea fuoriesce verso l'esterno formando una sacca che può ostacolare la discesa del cibo ingerito. Il diverticolo di Zenker provoca principalmente difficoltà nella deglutizione degli alimenti (il cosiddetto “boccone di traverso”), spesso accompagnato da tosse e possibilità di inalazione di quanto presente nel tratto esofageo, con broncopolmoniti recidivanti. Altri sintomi possono essere rigurgito, alitosi e difficoltà respiratorie. ‼️ A soffrirne, in particolare, un uomo di 78 anni che ha cominciato a lamentare difficoltà nella deglutizione per alcuni cibi solidi (riso e pane) con conseguente diminuzione del suo peso negli ultimi mesi. Per questo motivo, su consiglio dell’otorinolaringoiatra ha eseguito una TAC del collo che ha evidenziato la presenza di un grossolano diverticolo tra faringe ed esofago, appunto il “diverticolo di Zenker”. “L’uomo è stato quindi inviato presso il nostro ambulatorio specialistico dove, dopo una approfondita visita e una valutazione della documentazione clinica – spiega il dr. Paolo Zecchin, direttore della UOC Gastroenterologia Camposampiero-Cittadella - ha eseguito una gastroscopia che ha confermato la presenza del diverticolo, con intenso spasmo del muscolo e conseguente difficoltà al passaggio dello strumento endoscopico (e quindi del cibo) in esofago stesso”. 🏥 Le importanti co-morbidità del paziente avrebbero reso un approccio chirurgico estremamente pericoloso. “Abbiamo pertanto deciso – continua il dr. Zecchin - di procedere al trattamento mini-invasivo di settotomia per via endoscopica. Grazie alla ormai comprovata collaborazione con i nostri anestesisti, la procedura è stata eseguita con paziente anestetizzato, ma in respiro spontaneo, permettendone le dimissioni 48 ore dopo l’intervento". 🔝Sempre presso la Gastroenterologia dell'Alta Padovana sono stati recentemente trattati altri due casi di diverticolo di Zenker che per le loro caratteristiche anatomiche hanno richiesto l'utilizzo di una tecnica di settotomia endoscopica più avanzata e innovativa: prende il nome infatti di Z-POEM la procedura endoscopica minivasiva che consente di sezionare il muscolo alla base di questa patologia. 💪 La Gastroenterologia dei presidi ospedalieri di Camposampiero-Cittadella, oltre all'attività endoscopica ambulatoriale e operativa, ha ormai consolidato da anni la gestione delle Malattie Infiammatorie Croniche intestinali (MICI o IBD). Esiste infatti una "IBD Unit" con sede nel presidio ospedaliero di Camposampiero che gestisce più di 500 pazienti anche con trattamenti farmacologici innovativi.
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UNO SGUARDO SUL PROTOCOLLO DEL TRATTAMENTO DEI GLIOMI OTTICI PEDIATRICI ...Gli OPG associati a NF1 si verificano in circa il 15-20% dei pazienti, spesso si manifestano nei primi 5 anni di vita e frequentemente non richiedono un trattamento e rimangono stabili. Fortunatamente, gli OPG nel contesto della NF1 sono tipicamente astrocitomi pilocitici di grado astrocitomi pilocitici di grado 1, con un decorso clinico ampiamente benigno... Qui l'articolo completo: https://lnkd.in/gzf87tK6 #linfa #endNF #neurofibromatosi #linfa_neurofibromatosi #linfaneurofibromatosi #nf #nf1 #nf2 #glioma #gliomaottico #gliomiottici #gliomi
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