𝐔𝐧 𝐨𝐦𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐚𝐥 𝐌𝐚𝐞𝐬𝐭𝐫𝐨: 𝐏𝐢𝐞𝐫 𝐅𝐚𝐮𝐬𝐭𝐨 𝐁𝐚𝐠𝐚𝐭𝐭𝐢 𝐕𝐚𝐥𝐬𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢 🌿 Sabato 23 novembre, il Museo Bagatti Valsecchi celebrerà la memoria di Pier Fausto Bagatti Valsecchi, figura centrale nel paesaggismo italiano, maestro e mecenate che ha segnato il destino di molti professionisti. Amici e colleghi come Giovanni Fossati, Marco Magnifico, Marco Parini e Lucia Pini si alterneranno per raccontare il loro legame con Pier Fausto e il suo lascito intellettuale. Tra gli interventi, anche Andreas Kipar e Giovanni Sala porteranno la loro testimonianza personale. Per Andreas, il legame con Pier Fausto iniziò in modo del tutto inaspettato: con un biglietto scritto a mano. "Non ho mai ricevuto in vita mia un diniego così felice," racconta, ricordando la lettera che, pur respingendo una richiesta di lavoro, gli offriva l’invito a un futuro incontro in Italia. Quello scambio si trasformò in una relazione professionale e umana duratura, alimentata dalla passione comune per il giardino, il parco e il paesaggio. "Mi ha insegnato ad ascoltare, a usare la conoscenza per comprendere meglio il mondo, e a creare soluzioni armoniose senza mai forzare lo stile." Giovanni, invece, lega i suoi ricordi a una fiducia concessa quando era ancora giovane. Fu Pier Fausto, infatti, a volerlo nel Consiglio di Amministrazione di Orticola, aprendo le porte a una collaborazione che sarebbe durata quarant’anni e che questa settimana è stata riconosciuta con un premio speciale da parte dell’associazione. Oggi, è il consigliere più longevo di Orticola, ma ricorda ancora l’inizio di quel cammino comune, frutto dell’intuito di Bagatti Valsecchi, capace di vedere il potenziale e dare fiducia anche a persone giovani come lo erano Andreas e Giovanni. Pier Fausto Bagatti Valsecchi non è stato solo un maestro di paesaggio, ma un uomo che ha saputo costruire legami e lasciare un’impronta indelebile nella cultura milanese e italiana. Le sue lezioni, il suo esempio e la sua visione olistica continuano a vivere attraverso chi ha avuto il privilegio di conoscerlo. Antonio D'Amico Aurora Ghezzi Regione Lombardia Comune di Milano Milan Chamber of Commerce LightScene Studio FAI - Fondo per l'Ambiente Italiano Italia Nostra LAND #CulturalHeritage #LandscapeArchitecture #ArchitecturalLegacy #LandscapeDesign #UrbanPlanning #LandscapeProfessionals #PierFaustoBagattiValsecchi #LANDItalia
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Su metropoltano.it Il mio articolo sul parco internazionale di scultura realizzato da banca Ifis in villa Fürstenberg a Mestre con Consuelo Terrin
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Tutelare il bene comune. A Bologna, ad esempio, c'e Associazione Succede solo a Bologna che fa scoprire la città a chi ci vive e, con le offerte tratte dalle visite guidate, si occupa di prendersi cura di luoghi storici o monumenti che altrimenti verrebbero abbandonati. E invece, come sempre accade, bastano la curiosità e un po' di studio, per portare alla luce delle piccole perle di conoscenza. Come nel caso dei Bagni di Mario, un capolavoro di ingegneria idraulica applicarsi fuori dal centro di Bologna, che racchiude un capitolo importantissimo della storia della città: portare acqua corrente alla città. Parliamo di una cisterna costruita nel 1563 dal siciliano Tommaso Laureti, che alimentera' la prima fonte pubblica di Bologna, quella che in Piazza Maggiore, dopo pochi anni, prenderà la forma monumentale del dio Nettuno. La nereide che si trova ai piedi della fontana è la stessa divinità che si rintraccia nel fregio quasi illeggibile all'ingresso dell'edificio: tutto torna in questa storia affascinante. La visita è bellissima. E fa riflettere su come questa opera rinascimentale, intrisa di bellezza e simbolismi, possa dirci ancora molto del senso che esiste nel rapporto fra la natura (l'acqua che sgorga attraverso le pareti di un edificio in arenaria) e l'ingegno dell'uomo che cerca non di sottometterla, ma di incanalarne le risorse per fare un passo avanti di civiltà portando acqua a tutte le persone. E bellissima è anche questa forma di amore per il territorio, la storia, l'arte che permette di conoscere e non dimenticare.
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Tronchi tagliati: l’arte urbana di Andrea Gandini Un percorso unico che trasforma vecchi tronchi in opere d'arte raccontando storie senza tempo. Il mio articolo su Green Planet News.
Tronchi tagliati: l'arte urbana di Andrea Gandini
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Nuovo approfondimento culturale sul Blog di Padova - blog locale
Architetto, ingegnere, progettista di giardini, Giuseppe Jappelli fu senz'altro tra i massimi protagonisti della Padova dell'Ottocento. E poteva lasciare maggiormente il segno se il governo austriaco che dominava la città in quegli anni non avesse frenato un po' le sue ambizioni e la sua visione della città. E tutto sommato va bene così perché davvero la trasformazione della città sarebbe stata forse un po' troppo impattante...
Jappelli a Padova. Non solo Caffè Pedrocchi e Parco Treves
https://www.blogdipadova.it
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Una selezione di 68 disegni, un momento di riflessione su luoghi, città e paesaggi inediti del Mediterraneo 👇
Reggio, alla scalinata di Via Giudecca la mostra itinerante ‘Mediterranei invisibili’
citynow.it
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10 anni a Venezia Venice Bay - Communication and Web Studio celebra il suo decimo anniversario raccontando una storia legata a un territorio, quello di Venezia e Mestre, che diventa anche una missione: dare continuità a uno spirito secolare di innovazione e commercio, di collegamento con realtà diverse e lontane, di contaminazione di stili e culture. Dieci anni di un'azienda che sin dall'inizio abbiamo scelto di non definire come una startup. I soci fondatori avevano un'esperienza consolidata, e non sentivano la necessità di adottare definizioni di moda per descrivere un'iniziativa solida, autentica e di alta qualità. L’obiettivo, sin dall’inizio, era quello di creare una realtà destinata a lasciare un'impronta tangibile e duratura nel tempo. Il decennale di Venice Bay cade nel 700esimo anniversario della morte di Marco Polo, esploratore, viaggiatore, scrittore e icona stessa del mercante veneziano. All'epoca di Marco, e nei secoli a seguire, la Serenissima avrebbe favorito il commercio per il bene comune, anzi sapeva bene che il commercio era esso stesso il bene comune: "pro bono comunis et mercatorum". Venezia era diventata grande e potente non per privilegi dinastici ma "per opera mercatorum": una visione del mondo precisa che diventava anche un destino. Dalle finestre dei nostri uffici si possono vedere il porto di Venezia, i cantieri delle grandi navi e la porta d'accesso a una delle mete mondiali più ambite dal turismo di massa, che rende il Veneto la prima destinazione d'Italia. Ma Mestre è altra cosa ancora e va oltre gli stereotipi, Mestre è una sorta di confine ideale, una linea immaginaria ma che poi tanto immaginaria non è, come scrive Paolo Rumiz: "L'Italia, sappiatelo, finisce a Mestre. (...) A Mestre si cambia, si trasloca in un altro tempo e in un altro spazio. San Donà, Portogruaro, Latisana, Monfalcone; ti avvicini alla Jugoslavia-che-non-c'è". Dopo Mestre inizia l'Oriente che contamina tutto l'Adriatico. Un territorio che ha un'urgente necessità di riappropriarsi della propria identità di confine, perché è proprio sulle frontiere che si creano le condizioni ideali per il fermento culturale necessario a lanciare nuove sfide, come quella della mercatura contemporanea, declinata nella sua dimensione originaria e più naturale: il Nord-est. www.venicebay.it #VeniceBay10
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Condividiamo con piacere l'articolo di @Ivana Margarese scritto per Morel voci dall'Isola, che parla della nostra realtà, dei nostri obiettivi, delle nostre ispirazioni e della nostra attuale mostra. #arte #cultura #galleriadarte #casadaste #hubculturale #imprenditoriafemminile #sicilia #catania Buona lettura a tutti!
Fil Rouge Project, Galleria d’Arte. In dialogo con Claudia Cannizzo e Marta Emilia Di Mauro ~ Morel - Voci dall'Isola
https://www.vocidallisola.it
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Essere #giovani non può essere considerato un disvalore o un valore, non è una skill e non deve essere una sorta di etichetta da specie protetta. È semplicemente una fase significativa della propria #vita che ognuno di noi affronta, sicuramente è una fase che ti permette di stare al passo con il tempo che viviamo, oltre che di coglierne i segnali e le fasi del momento.
Al quarto piano del palazzo che ospita il Museo Egizio di Torino c'è un nido: dà sui tetti della città reale, ha in faccia Palazzo Carignano e sbircia la collina, è l'ufficio di Christian Greco che da dieci anni dirige il museo. Ricorda il giorno in cui è stato scelto? «Parto da quando ho spedito la domanda per il concorso. Ero convinto che non sarebbe mai toccato a me: lavoravo fuori dall'Italia da 17 anni, me ne ero andato a 21 e non avevo agganci». […] «Qualche mese fa è venuto in visita il responsabile culturale della Cina, sono molto interessati a Torino come modello. Noi possiamo attuare politiche innovative, ne sono consapevoli all'estero e non ci si crede qui. Il problema vero però è italiano: dobbiamo dare molto, molto più spazio ai giovani. Non è possibile chiamare giovane un trentacinquenne. Io l'anno prossimo compio 50 anni e mi definiscono giovane, mi offende. Non è un complimento: vuol dire stai al tuo posto». L’intervista integrale di Giulia Zonca a Christian Greco è su La Stampa e in link in bio #museoegizio #torino
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𝙏𝙍𝙀𝙎𝙄𝙂𝘼𝙇𝙇𝙊: 𝙇𝘼 𝘾𝙄𝙏𝙏𝘼’ 𝙋𝙍𝙊𝙂𝙀𝙏𝙏𝘼𝙏𝘼 𝘼 𝙏𝘼𝙑𝙊𝙇𝙄𝙉𝙊 Città d'Arte, Tresigallo capitale del “razionalismo italiano” è la dimostrazione che se si hanno le idee chiare sul risultato che si desidera ottenere, tutto o quasi tutto è possibile. E' stata totalmente progettata a tavolino. La storia ci dice che Tresigallo è nata da un’idea visionaria dell’allora Ministro dell’agricoltura e delle foreste 𝙀𝙙𝙢𝙤𝙣𝙙𝙤 𝙍𝙤𝙨𝙨𝙤𝙣𝙞 nato in quello che fino ad allora era poco più di un borgo. A cavallo tra le 2 guerre, negli anni ’30, l’impianto urbanistico, le geometrie ed i cromatismi sorprendono ancora per la loro modernità e la cura dei dettagli, qualità che hanno concorso alla denominazione di Tresigallo 𝙘𝙞𝙩𝙩𝙖̀ 𝙢𝙚𝙩𝙖𝙛𝙞𝙨𝙞𝙘𝙖. Il progetto di Edmondo Rossoni era di trasformare un piccolo borgo di 700 abitanti in una città corporativa, attiva ed industrializzata. Con l’ausilio dell’Ing. 𝘾𝒂𝙧𝒍𝙤 𝙁𝒓𝙞𝒈𝙞, disegna il futuro sviluppo del paese, così come lo aveva in mente, secondo uno schema razionale a misura d’uomo. Non hanno partecipato i grandi nomi della progettazione dell’epoca e questo è l’esempio di come, una buona architettura, possa costituire una base solida per il benessere dei suoi abitanti. Cosa serviva ad un borgo per poter crescere? Una strada di collegamento con Ferrara per aprire Tresigallo al traffico commerciale a cui seguirono altre vie di comunicazione insieme ai primi insediamenti industriali. Scuole, il teatro, il campo sportivo, l’ospedale, la Casa del Fascio, oggi caserma dei Carabinieri e la famosa Piazza della Rivoluzione a forma di D ed i bagni pubblici, sul cui tetto oggi si legge SOGNI. Seguirono altre costruzioni ancora oggi ammirabili e destinate alla visita di architetti e turisti da tutto il mondo. Geometrie perfette, coni, cilindri, parallelepipedi ed archi, colori pastello, simmetrie e linee pulite, il successo fu strepitoso: in pochi anni gli abitanti divennero 9 mila. Annoto un fatto curioso: a progettare e costruire questa città furono tutti giovani tra i 20 ed i 30 anni, spesso alle prime armi. L’architetto paesaggista Pietro Porcinai aveva 26 anni, lo scultore Enzo Nenci 34 enne quando disegnò la scultura dell’Angelo del cimitero. La lista è davvero lunga. L’impatto che si ha entrando a Tresigallo è il silenzio irreale in cui è immersa la città e l’ordine incredibile che ne fa un museo a cielo aperto. La città non ha avuto lo sviluppo economico sognato dal Rossoni, ma grazie a queste particolarità è luogo di mostre, eventi culturali e fashion che ne mantengono alto lo status di città simbolo. Un’intera città progettata e costruita in una manciata di anni….ed oggi simbolo di un’architettura che resta nel tempo unica ed irripetibile, come il contesto in cui è nata. Da architetto, osservo le città, i quartieri, le progettualità di chi crede nel creare il cambiamento, la bellezza e quell’agio che resta nel tempo. Poi c'è la burocrazia che spesso spezza i sogni
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