Disuguaglianza economica, debito pubblico elevato, cambiamenti climatici, da un lato, …….. Transizione verso un'economia basata sui consumi, invecchiamento della popolazione, questioni ambientali, dall’altro
Post di Pietro Giovanni Minutoli
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"Economia sociale, un orizzonte di cambiamento" L'economia sociale sta emergendo sempre di più come un potente strumento di cambiamento per ripensare il nostro modello economico. 🌍🤝 💡 Ma cosa si intende esattamente per economia sociale? 💡 Come l’Europa sta affrontando questa sfida? Ce lo raccontano francesca battistoni e Nico Cattapan nel loro articolo pubblicato su VITA. 📰 Corri a leggerlo! #EconomiaSociale #Innovazione #PoliticheSociali -- Ti è piaciuto questo articolo? Ne trovi tanti altri sul nostro sito 👉 https://lnkd.in/dF8Qk9MS
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🌟 Ripensare il Modello Economico: Dal PIL al Benessere Sostenibile 🌱 Sono felice di condividere il mio ultimo contributo pubblicato su Solidarietà Italia. In questo articolo, esploro i limiti del Prodotto Interno Lordo (PIL) come unica misura del progresso e analizzo come nuovi indicatori, come il BES (Benessere Equo e Sostenibile) e l'Indice di Sviluppo Umano, possano guidarci verso una visione più equa e sostenibile dello sviluppo economico. 📍 L'economia del Bene Comune è la chiave per un futuro in cui il benessere delle persone, la tutela dell'ambiente e la coesione sociale siano al centro delle decisioni politiche e strategiche. 👉 Ti invito a leggere l'articolo e a condividere le tue riflessioni: come possiamo trasformare il concetto di progresso per affrontare le sfide del nostro tempo? #EconomiaDelBeneComune #Sostenibilità #Innovazione #BenessereSostenibile #LeadershipEvolutiva EURISP ITALIA SRL HealthTech360 - Digital360 ISTUD Business School Economia Tor Vergata Economia & Management Fondazione Roma Solidale Fondazione CRES Colibrì Ricerca e Salute CREA Ricerca Consorzio Nazionale CGM MEMS - Master Economia e Management in Sanità Central European Initiative - CEI Fondazione per la Sussidiarietà
Ripensare il Modello Economico dal PIL al Benessere Sostenibile
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Ripensare il Progresso: Dal PIL a un Modello Life Giving-Life 🌱 Il PIL, da decenni, è l'indicatore cardine per misurare il progresso economico, ma si tratta di un modello ormai insufficiente per affrontare le sfide di un mondo interconnesso e limitato. Come emerge anche dalle riflessioni di illustri economisti, l'economia consumista, basata sull'espansione infinita, è insostenibile in un mondo dalle risorse finite. Il Modello Life Giving-Life offre un'alternativa concreta: un approccio che mette al centro la qualità della vita, la rigenerazione ambientale e la coesione sociale. Questo paradigma si basa su: • Indicatori di benessere inclusivo, come il BES (Benessere Equo e Sostenibile), che considerano non solo la crescita economica, ma anche la salute, l'educazione e la sostenibilità ambientale. • Equità e partecipazione, per ridistribuire le risorse in modo che ogni individuo possa contribuire e beneficiare dello sviluppo collettivo. • Valori rigenerativi, che trasformano i cicli economici in processi sostenibili, capaci di generare ricchezza senza impoverire il pianeta. 💡 Che strada percorrere? 1. Introdurre nuovi indicatori nei processi decisionali dei governi, capaci di guidare politiche pubbliche inclusive e sostenibili. 2. Promuovere educazione e consapevolezza per coinvolgere i cittadini in una visione condivisa di sviluppo. 3. Investire in innovazione verde ed economia circolare, per costruire un sistema resiliente e duraturo. Questo è il momento di superare i limiti del PIL e costruire un'economia per il Bene Comune, una che non solo misuri la produzione, ma celebri la vita. Unisciti al cambiamento, perché un futuro migliore è possibile, insieme. 🌍✨ Aman Kumar Monica Furegato Beatrice Chiavelli Barbara Natale Barbara Ghezzi Giulio Pirovano Giancarlo Marcheggiani Gianluca Valpondi Gianni Amato Maria Santa Maria Maria Varlam Dorian Lazzari DOMENICO SCAMPUDDU .:. Doriana Marrelli Anna Corsaro, cATO Anna Simioni Giulia Angeletti Giulia Parini Bruno Benedetta Cosmi Antonio Caperna
Presidente e Rappresentante Legale Associazione FareRete InnoVazione BeneComune APS - già CEO and Founder presso Medi-Pragma e CEO and Founder presso ARVALIA
🌟 Ripensare il Modello Economico: Dal PIL al Benessere Sostenibile 🌱 Sono felice di condividere il mio ultimo contributo pubblicato su Solidarietà Italia. In questo articolo, esploro i limiti del Prodotto Interno Lordo (PIL) come unica misura del progresso e analizzo come nuovi indicatori, come il BES (Benessere Equo e Sostenibile) e l'Indice di Sviluppo Umano, possano guidarci verso una visione più equa e sostenibile dello sviluppo economico. 📍 L'economia del Bene Comune è la chiave per un futuro in cui il benessere delle persone, la tutela dell'ambiente e la coesione sociale siano al centro delle decisioni politiche e strategiche. 👉 Ti invito a leggere l'articolo e a condividere le tue riflessioni: come possiamo trasformare il concetto di progresso per affrontare le sfide del nostro tempo? #EconomiaDelBeneComune #Sostenibilità #Innovazione #BenessereSostenibile #LeadershipEvolutiva EURISP ITALIA SRL HealthTech360 - Digital360 ISTUD Business School Economia Tor Vergata Economia & Management Fondazione Roma Solidale Fondazione CRES Colibrì Ricerca e Salute CREA Ricerca Consorzio Nazionale CGM MEMS - Master Economia e Management in Sanità Central European Initiative - CEI Fondazione per la Sussidiarietà
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Il rapporto #Draghi è completo, ma applicarlo sarà la vera sfida. Giorgio Arfaras, economista del Centro Einaudi, sottolinea come l’#Europa debba affrontare una realtà industriale superata: l’endotermico non è più il futuro, servono nuove tecnologie e indipendenza energetica. Ma chi deciderà quali economie privilegiare? Scopri di più nell'intervista #PoliticaEconomica #FuturoEconomico #EconomiaEuropea #AnalisiEconomica #EconomiaGlobale Il Riformista
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INFRASTRUTTURE VERDI - PARTE SECONDA: I MOTIVI CHE NE FRENANO LA DIFFUSIONE I motivi per cui i governi locali, ma anche le singole persone, resistono ai grandi cambiamenti della pianificazione ambientale e territoriale sono diversi. Il primo citato è quello economico. Il refrain “bello, ma non ci sono le risorse” non è a mio modo di vedere un motivo accettabile. Neanche adesso che dovremo probabilmente affrontare la più grossa crisi degli ultimi 80 anni e forse più. Non si è fatto niente neanche quando le risorse, almeno apparentemente, c’erano (salvo poi sapere che ciò avveniva spessp a spese del debito pubblico che si accresceva giorno per giorno) e non credo siano possibili cambiamenti nell’immediato. Ma è proprio quando i soldi finiscono che bisogna cominciare a pensare, diceva Rutherford, padre della teoria del modello atomico. Il secondo è, da parte dei decisori politici (non necessariamente persone appartenenti a un partito), una ignava accettazione dello Status quo che ritengo insostenibile in futuro. C’è poi una parte della popolazione ostile al cambiamento, che addirittura spinge per una decrescita, che potrebbe anche essere un bel concetto, ma funziona solo in teoria ("Happiness and degrowth: from GDP to buen vivir» (Latouche, 2009. Farewell to Growth, Cambridge: Polity Press) e, per certi aspetti, è alquanto utopistico. Infatti, se in teoria potrebbe essere, seppure in parte, applicato per rivedere un po’ i concetti della società occidentale opulenta, il concetto di decrescita è visto come contraddittorio se applicato ai paesi in via di sviluppo che richiedono invece una forte crescita delle loro economie per raggiungere la prosperità e un maggior benessere collettivo e individuale. Purtroppo, c’è da aspettarsi, anche a seguito della pandemia, una decrescita che sarà fisiologica e che potrebbe non essere "felice" e assomigliare molto a una recessione in quanto la contrazione dell'offerta e dei consumi avrebbe effetti o ripercussioni negative anche su altre variabili macroeconomiche come l'occupazione e il reddito delle persone. La decrescita è uno “slogan” per aprire una breccia nel sistema, una proposta politica accattivante, ma non realizzabile e penso che sarebbe più corretto parlare di "Felicità e crescita”, teoria secondo la quale è possibile progettare strategie che migliorino contemporaneamente la felicità e la sostenibilità (Zidansek, 2007. Sustainable development and happiness in nations. A Zidanšek. Energy 32 (6), 891-897). Il terzo motivo, forse il peggiore, è che adottare delle vere politiche pianificatorie di lungo termine volte a proteggere l’ambiente e il consumo di suolo, potrebbe “imbrigliare” le Amministrazioni che, in questo modo, avrebbero dei limiti nell’usare, come alcune di esse hanno fatto in passato, il suolo come un vero e proprio “bancomat” per ricavare risorse dagli oneri di urbanizzazione. (post completo su https://lnkd.in/dMNWY57d)
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KEYNES E LA TRANSIZIONE ENERGETICA La transizione energetica è fondamentale per affrontare il cambiamento climatico e costruire un futuro sostenibile, ma non è esente da problemi nel breve periodo. L’applicazione di politiche keynesiane, basate sull’intervento pubblico può favorire una transizione più equa. Uno dei principali effetti della transizione è infatti la perdita di posti di lavoro nei settori tradizionali, come quello dei combustibili fossili e dell’automotive. La chiusura di impianti e la riconversione delle linee produttive minacciano il reddito di migliaia di lavoratori, specialmente nelle aree più dipendenti da queste industrie. Le politiche keynesiane possono intervenire con investimenti pubblici mirati per creare posti di lavoro nei nuovi settori verdi, come l’energia rinnovabile, l’efficienza energetica e la produzione di veicoli elettrici. Questi interventi non solo mitigherebbero la disoccupazione, ma stimolerebbero anche l’economia. Un altro problema è rappresentato dai costi elevati della transizione, sia per le imprese che per i consumatori. Le aziende devono affrontare ingenti investimenti per riconvertire le infrastrutture, mentre i consumatori si trovano spesso di fronte a prezzi più alti. Un approccio keynesiano suggerisce che lo Stato possa intervenire attraverso sovvenzioni, incentivi fiscali e finanziamenti agevolati per abbattere i costi iniziali e favorire l’adozione delle nuove tecnologie. I governi potrebbero finanziare direttamente le infrastrutture, come reti di ricarica per veicoli elettrici, riducendo il rischio e i costi per le imprese private. La transizione comporta anche tensioni geopolitiche legate alla dipendenza da materie prime come litio, cobalto e nichel, fondamentali per le batterie. Qui, politiche industriali adeguate e interventi pubblici potrebbero promuovere l’autonomia strategica dei Paesi, incentivando lo sviluppo di tecnologie alternative o il riciclo di materiali. Le politiche keynesiane incoraggiano l’innovazione attraverso investimenti pubblici in ricerca e sviluppo, garantendo una transizione tecnologica più stabile. Dal punto di vista sociale, la transizione può accentuare le disuguaglianze tra regioni avanzate e quelle dipendenti dai settori tradizionali. Le comunità che subiscono maggiormente gli impatti economici rischiano di opporsi al cambiamento, come dimostrato dalle varie proteste in Europa. Qui l’approccio keynesiano propone politiche di spesa pubblica per finanziare progetti infrastrutturali e di riqualificazione professionale in aree svantaggiate, garantendo che i benefici della transizione siano distribuiti equamente. Le infrastrutture rappresentano un nodo cruciale. La costruzione di reti per l’energia rinnovabile, sistemi di trasporto sostenibile richiede investimenti ingenti e tempi lunghi. Lo Stato, secondo i principi keynesiani, può giocare un ruolo centrale nella creazione di infrastrutture.
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Siamo pieni di sfide legate alle transizioni che stiamo vivendo e possiamo metterci assieme per costruire una nuova visione e azioni concrete di cambiamento. L'economia sociale è un'opportunità per ripensare il nostro modello di sviluppo. Non sprechiamola! Social Seed
Economia sociale, un orizzonte di cambiamento - Vita.it
https://www.vita.it
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Capitolo 6: Il Futuro dell’Economia Umanocentrica Mentre ci avviamo verso un futuro incerto, una cosa è chiara: l’economia non è solo un insieme di numeri. È una rete di relazioni, valori e scelte che riflettono chi siamo come specie. La teoria Net Positive ci insegna che possiamo fare affari in modo diverso, mettendo al centro la persona e il pianeta senza compromettere la prosperità. Non si tratta solo di una nuova teoria economica, ma di un nuovo modo di vivere.
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L’Italia è la diciassettesima economia mondiale. Il calo demografico è un’emergenza grave quanto il nostro spaventoso debito pubblico, due questioni che impatteranno a breve sul nostro stato sociale. Non siamo in grado di attrarre investimenti, anzi allontaniamo le aziende per la nostra folle burocrazia e, naturalmente, per una tassazione fuori da ogni logica. Siamo in ritardo su ciò che sta cambiando il mondo dal punto di vista dell’innovazione tecnologica, in particolare sul tema dell’intelligenza artificiale. In sintesi, siamo ancorati a vecchi schemi e non abbiamo il coraggio di mettere in moto dei seri cambiamenti. C’è speranza? Andiamo con ordine. Nel contesto globale del 2024, l’Italia emerge nel Global Attractiveness Index (GAI) conquistando il 17º posto… [clicca il link per continuare] https://lnkd.in/d2Q5uT4r
L’Italia è la diciassettesima economia mondiale. C’è speranza?
https://www.nicolabellotti.it
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Partecipa anche tu alla nuova ricerca per misurare il cambiamento dell’economia di NeXt - Nuova Economia per Tutti Partecipa entro il 29 marzo: in palio un buono spesa di 300 € di buoni spesa! Perché è importante partecipare? La transizione verso una Nuova Economia, basata su principi di sostenibilità, equità e innovazione, è fondamentale per affrontare le sfide globali come il cambiamento climatico, la povertà e la disuguaglianza. La vostra partecipazione ci consentirà di ottenere preziose informazioni per comprendere meglio come la società sta abbracciando questo cambiamento e quali sono le aree che richiedono maggiore attenzione. Contribuendo alla costruzione di un futuro più sostenibile ed equo per tutti.
Una nuova ricerca per misurare il cambiamento dell’economia - Adiconsum
https://www.adiconsum.it
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