La Sinistra Italiana e la Sindrome della Torre di Babele: Analisi delle Tendenze Elettorali e delle Dinamiche Politiche in Italia Scelte Elettorali tra Conservatorismo e Riformismo: Riflessioni sull'Incertezza dell'Elettorato Italiano e le Sfide della Sinistra. L'Italia, terra… https://lnkd.in/e5GCCcfn
Post di Roberto Lambertini
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📢 Il Presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, invita a una riflessione importante: demonizzare i partiti #conservatori in #europa è dannoso per la #democrazia. È fondamentale comprendere le radici del malessere elettorale e affrontare le preoccupazioni dei #cittadini con rispetto e apertura. 🌍 🤝 Leggi di più su #unimpresa qui: . https://lnkd.in/dMsgHTpg
Cosa sta accadendo in Europa e perché non bisogna demonizzare i partiti conservatori - Unimpresa
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Militanti, dirigenti, commentatori, perfino avversari: in molti, sia in Italia che in Europa, rimproverano da anni ai partiti della sinistra al governo di non fare più cose di “sinistra”, cioè di non difendere e migliorare le condizioni dei meno abbienti. Ma è dimostrabile empiricamente? Vincenzo Emanuele e Federico Trastulli lo hanno verificato con una ricerca originale pubblicata ad agosto sulla rivista Perspectives on Politics, dei cui risultati diamo risalto in questa nuova puntata di Telescope. La sinistra, ci si chiede, è stata in grado di realizzare la propria missione di ridurre le disuguaglianze? Se sì, su che cosa e fino a quando? Se no, perché non lo fa più? È davvero tutta colpa di Tony Blair e della sua Terza via? Per rispondere l’articolo compie un’analisi storico-comparata che riguarda 20 paesi dell’Europa occidentale, 150 anni di storia e oltre 600 legislature. E le conclusioni non sono affatto scontate.
La sinistra, quando governa, fa ancora la “sinistra”? L’analisi sulle disuguaglianze di 20 Paesi in 150 anni
https://cise.luiss.it/cise
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Che sia la destra o la sinistra a governare, il fine ultimo della politica dovrebbe essere sempre il benessere dei cittadini. La politica non è un’arena dove prevalgono vincitori o vinti, ma un luogo di responsabilità in cui ogni scelta incide profondamente sulla vita delle persone. Quando le istituzioni si perdono in divisioni e rivalità, chi paga il prezzo più alto sono sempre i cittadini. Ogni mancata decisione, ogni muro al dialogo, ogni interesse di parte che prevale sul bene comune si traduce in disuguaglianze, mancanza di opportunità e sfiducia verso chi governa. Una politica matura, sia di destra che di sinistra, dovrebbe superare l’ideologia per mettere al centro le soluzioni. Governare significa ascoltare, costruire e prendersi cura di tutti, senza lasciare indietro nessuno. Non c’è progresso se il paese si frammenta, se cresce la distanza tra i bisogni reali e le risposte della politica. Non importa chi detiene il potere: ciò che conta è ciò che si lascia in eredità. Un paese più giusto, coeso e capace di guardare al futuro con fiducia. Questo è il compito della politica, ed è ciò che i cittadini meritano.
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Destra e sinistra: è giusto andare oltre il loro significato storico in Italia?
Destra e sinistra: è giusto andare oltre il loro significato storico in Italia?
cinquecolonne.it
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L’ultima puntata di Telescope parla di sinistra e riduzione delle disuguaglianze partendo dal nostro recente articolo sul tema Federico Trastulli
Militanti, dirigenti, commentatori, perfino avversari: in molti, sia in Italia che in Europa, rimproverano da anni ai partiti della sinistra al governo di non fare più cose di “sinistra”, cioè di non difendere e migliorare le condizioni dei meno abbienti. Ma è dimostrabile empiricamente? Vincenzo Emanuele e Federico Trastulli lo hanno verificato con una ricerca originale pubblicata ad agosto sulla rivista Perspectives on Politics, dei cui risultati diamo risalto in questa nuova puntata di Telescope. La sinistra, ci si chiede, è stata in grado di realizzare la propria missione di ridurre le disuguaglianze? Se sì, su che cosa e fino a quando? Se no, perché non lo fa più? È davvero tutta colpa di Tony Blair e della sua Terza via? Per rispondere l’articolo compie un’analisi storico-comparata che riguarda 20 paesi dell’Europa occidentale, 150 anni di storia e oltre 600 legislature. E le conclusioni non sono affatto scontate.
La sinistra, quando governa, fa ancora la “sinistra”? L’analisi sulle disuguaglianze di 20 Paesi in 150 anni
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Per fare un passo avanti rispetto all'attuale detiva del governo è necessario che nell'area di centro sinistra si esca dalla logica delle opposizioni e si entri in una logica delle integrazioni. Essere gli uni accanto agli altri in un'area precisa che è quella della sinistra che crede che sia possibile e necessario declinare un diverso modello economico sociale che sia rispettoso delle persone tutte cui riconosce pari dignità e opportunità (alternativo al modello liberista/capitalista che è un modello individualista e di rapina) è una possibile prospettiva. Un'economia dell'inclusione accetta di porre il segno meno sul trend dei profitti poiché ciò che si perde in termini di ricchezza individuale si guadagna in termini di ricchezza relazionale nel riconoscersi appartenenti alla comunità degli esseri umani che abita con rispetto nel giardino della terra. In questo orizzonte la pace non è far tacere le armi ma entrare in una logica di depotenziamento. Questa a mio avviso è una possibile strada per tagliare le radici della deriva autoritaria e belligerante attualmente diffusa in ampi strati della popolazione italiana e europea.
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La Costituzione non è un monumento statico e immobile sia pur maestoso. Il suo disegno istituzionale si è modellato su azioni e politiche di governo di uomini e classe dirigente. La vicinanza ai territori delle politiche di governo è un’esigenza. La capacità e la volontà di unire e non disgregare è una scelta. Qui si misura il valore della proposta politica e della cultura di governo e delle sue espressioni. È qui che le carenze diventano crisi, non solo per mediocrità degli attori, ma anche della colpevole scarsa partecipazione delle comunità che sono chiamate a costruire la struttura culturale del Paese. Inflettere sul modello e sugli interpreti apre campi immenso di analisi , scenari e azioni che richiedono volontà di partecipazione di molti e di tutte le componenti sociali.
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Questa sinistra se lo sogna di tornare al Governo, viste le sue posizioni, che contrastano con gli italiani onesti, laboriosi, che vogliono vivere tranquilli. Come fa la sinistra a schierarsi con chi occupa case, con chi effettua blocchi stradali, autostradali, con chi copre di vernice i monumenti, con ladre. Una sinistra che ritiene che tutti i senza dimora e senza lavoro del mondo possano venire in Italia. Che i rom possono crearsi dei propri villaggi nelle città. Addirittura vi è chi chiede la chiusura delle carceri minorili e la impunibilità di chi ruba in un supermercato. Una sinistra che si occupa di tutelare i clandestini e non gli operai italiani che perdono il posto di lavoro o vengono posti in cassa intlegrazione (Fiat). Una sinistra sostenuta dagli Agneli e De Benedetti, da Sores ed altri ricconi. Questa sinistra è lontana dal popolo italiano e pensa che possa sostituire i cittadini italiani dando la cittadinanza, e quindi il voto, a milioni di afroasiatici. Sinistra senza futuro.
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https://lnkd.in/djznG6_A Il partito di Schlein non sembra partecipare all’entusiasmo che circonda i dem americani. Forse è colpa di quell’ala radicale che si professa anticapitalista e non sostiene la causa ucraina. Il fattore K per ora sta scivolando sulla sinistra italiana come l’acqua sulla pietra. Sarà colpa del caldo torrido. Il Partito democratico si dà da fare sul referendum sull’autonomia differenziata e organizza le Feste dell’Unità dove si respira un clima nuovo, moderatamente ottimista. Elly Schlein ha catturato Giuseppe Conte nella sua rete e attirato nella medesima rete Matteo Renzi. Non male. Ma del fattore K – che non è il kommunism ma Kamala Harris – nessuna traccia. L’entusiasmo che improvvisamente si è riacceso tra i democratici americani non ha minimamente contagiato i democratici italiani. Non risultano agli atti riflessioni particolari o discussioni sulla Grande Novità Americana che può spegnere l’interruttore trumpiano che fino a venti giorni fa brillava sul mondo. Nel provincialismo del dibattito italiano fa più rumore la polemica procedurale (congresso sì o no?) dentro Italia Viva che non una riflessione aggiornata a quanto sta avvenendo negli Stati Uniti, e forse Matteo Renzi avrebbe più voglia di parlare di questo, e magari anche Luigi Marattin e Carlo Calenda. Ecco uno spunto per un bel dibattito estivo per i leader dell’opposizione. Anche gli scritti più impegnati, come quello di Michele Salvati pubblicato ieri dal Foglio, non considerano il fattore K come potenzialmente determinante per il futuro del progressismo mondiale. In una riunione che si è tenuta a Fiano Romano di amici di Goffredo Bettini, quest’ultimo ha posto l’esigenza di dar vita a «un’area di pensiero» (ovviamente da non chiamare «corrente») della sinistra interna del Partito democratico «larga, popolare, innovativa e con solide radici. Intrecciata alle domande che giungono dal mondo cattolico e cristiano», di cui non è difficile immaginare l’afflato “pacifista” declinato in senso anticapitalista e antiatlantista. Dalle parti della sinistra del Partito democratico questo è un orientamento abbastanza radicato. Confina con il “pacifismo” di Conte e del Fatto, che nella vittoria di Donald Trump vede la premessa per riportare la “pace” in Ucraina (svendendola, s’intende). Qualche tempo fa gli iscritti di un circolo del Partito democratico a Roma rimasero esterrefatti davanti a un intervento violentemente anti-Zelensky pronunciato dal presidente della Fondazione Gramsci, il professor Giuseppe Vacca, negli anni molto vicino a Massimo D’Alema (...) Mario Lavia - Linkiesta - 30 luglio 2024 Continua la lettura sulla pagina facebook de Il giornale dei giornali
Il Corriere Blog - La sinistra italiana ignora l’euforia democratica per Kamala
ilcorriereblog.it
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