11.03.2013
Ok, ci sono! Dopo una serie di pensa e ripensa mi sono deciso a pubblicare il primo post originale su Pulse. Pronto alle critiche, Iniziamo!
Chiaramente devo sforzarmi di essere professionale no? Mi sono chiesto quale potesse essere il modo migliore per partire e alla fine ho deciso di rispolverare la storia di un giorno a cui sono molto legato in cui mi sono ritrovato a fare uno speech in aula al sole 24 ore. Non ero quello che sono oggi e dovevo parlare ad una trentina di ragazzi e ragazze del mio percorso dopo l'uscita dal Master che adesso loro stessi stavano frequentando.
Avevo deciso di raccontare una storia.
La presentazione integrale è sul mio account di slideshare e trovate il link in fondo alla pagina. Adesso voglio solo soffermi sui alcuni momenti chiavi di quelle due ore passate insieme.
1. Il primo impatto
Avevo tutti davanti nei banchi in cui 2 anni prima ero seduto io a parlare sopra ai sapientoni che venivano da noi a raccontarcela sul mondo del lavoro. Adesso c'ero io li in piedi e il primo impatto non è stato per nulla semplice.
Faccio partire la presentazione, guardo il titolo e cerco di essere convincente, con loro ma prima ancora con me, e facendo il simpatico dico: "beh non sapevo che titolo dare allora ho deciso di fissare semplicemente il giorno".
Due risate, non so quanto convinte,mi hanno incoraggiato. Respiro e vado avanti. E' andata.
2.Il centro di tutto
Lavorando alla storia da raccontare ed alla presentazione decido di focalizzare l'attenzione su un messaggio ben preciso: lavorare su se stessi e di costruirsi un percorso di crescita di lungo termine scandito da obiettivi concreti nel breve.
Gli racconto dell'importanza di puntare su se stessi, ma lavorando sul cambiamento e sul rapporto con gli altri.
Gli spiego come ancora oggi questa visione è sempre più centrale nella mia vita.
Parlo del libro di S. Covey e di quanto mi è stato d'aiuto e che lo è ancora oggi.
La reazione è stata positiva.
Oggi potrei aggiungere anche qualcosa del tipo: Non conosco nessuno perfetto, tutti abbiamo l'obbligo di mettere l'asticella sempre più in alto, superarla e poi spostarla di un altro gradino più in alto ancora. Non per dimostrare di essere i più bravi agli altri ma solo per poter dire di aver fatto tutto il possibile. Per essere in pace con noi stessi e tutto l'ecosistema che ci circonda.
Essere felici veramente implica i due punti precedenti come condizioni necessarie.
Serve fare tutto il possibile per migliorarci nel rapporto con gli altri, entrare in empatia con chi abbiamo di fronte, imparare ad capire prima di farti capire, essere sinceri. Comprendere i limiti del proprio campo di influenza e lavorare per allargarli.
Guardare ai propri cari sempre e prima di altri, comprendere loro e i loro stati d'animo prima del vostro prima di tutto il resto. Parlate con vostra moglie/marito, compagna/o, amico/a/i. Ne avete bisogno ora perché dopo sarà troppo tardi.
Chissà cosa avrebbero detto.
3. Su quello che ci piace fare
Senza illudere dico che le passioni, le competenze e le idee vanno ascoltate, non sacrificate.
Abbiamo tutti la possibilità di scegliere cosa fare. Chi pensa che non sia così non è onesto con se stesso o non vuole ammetterlo.
Se hanno messo da parte le loro idee e quel che li appassiona non è colpa di altri al di fuori di loro stessi.
Non ci sono regole. Non è detto che si monetizzi il talento. Ma di sicuro si fa un investimento.
Lamentarsi non è una strategia. Agire viene prima di tutto il resto.
Non lamentarsi ma agire.
Essere proattivi.
Gli faccio vedere un video di Montemagno.
Un po' di sguardi scettici, ma il messaggio è passato.
4. Fin
Gli parlo di altre casette, meno centrali ma comunque importanti, le trovate nella presentazione.
Le due ore cosi sono passate. La presentazione è andata bene. La mia storia quantomeno è stata ascoltata.
E' stata una grande giornata e sono felice di aver dato anche una piccola mano ai ragazzi. Altre due risate, forse un pelo più convinte. Respiro ed esco fuori dall'aula. E' andata.
Livio, Antonio, Silvia, li ringrazio tutti. Anche adesso.
Epilogo. Piccola nota di chiusura
La mia non è una ricetta. Ma è quello in ci credo, quello su cui lavoro, quello che cerco di fare: tenere i piedi i più saldi possibile sui principi per me più importanti, e mi sposto lungo un percorso di crescita personale fatto di piccoli obiettivi uno dietro l'altro con una sana visione di lungo termine.
Se non avete bisogno di tutto ciò siete perfetti e, come dice qualcuno alla radio per adesso, non sono sicuro di volervi conoscere!
Giuseppe
....
Di seguito trovate la presentazione completa. Delle slide sono poco parlanti perché io parlavo sopra. Ci vuole un po' di immaginazione.
Senior researcher @Cervest - Professional freelancer
8 anniBravo Giuseppe ;-)
Head of Sector
8 annifu una bellissima presentazione e di grande impatto! ti confermo che i messaggi sono arrivati...!