Più o meno è iniziata così...
Illustrazione di Gianni Morandini

Più o meno è iniziata così...

La stanza è ampia, come le mie aspettative.

Molta luce e un tavolo trasparente attraverso il quale vedo una delle mie due gambe tremare leggermente sul parquet scuro.

Ho sempre avuto questa scarica adrenalinica laterale da quando ero ragazzino.

Mia madre lo diceva sempre “Matteo fermo con quella gamba!”, ma che ci posso fare? E’ la gamba che se ne va per conto suo, e chissà dove poi.

Sto aspettando già da dieci minuti che qualcuno entri dalla porta bianca di legno laccato.

Mi hanno detto che avrei fatto un primo colloquio con il responsabile delle risorse umane dell'agenzia.

Eccola, si apre leggermente, intravedo prima un braccio, poi una giacca e un uomo sui quaranta fa il suo ingresso con un paio di cartelline in mano. Mi sorride garbatamente sedendosi di fronte a me con tutta calma.

“Matteo?”.

“Sì”.

“Benvenuto alla D-Day Communication, sono Carlo e mi occupo di organizzare il lavoro degli stagisti. Tu sei qui per un (guarda uno dei tanti fogli che escono dalle cartelline aperte) trimestrale giusto?

“Sì”.

“Benissimo. Hai già avuto esperienze nel campo della comunicazione e della pubblicità, nello specifico?”.

E ora cosa specifico? Cioè, cosa gli dico? Che una marea di idee mi accompagna da quando ho iniziato ad osservare il mondo e che ho fatto il liceo pensando che sarei diventato il più grande vignettista creatore di slogan italiano, e che per pagarmi l'università ho lavorato per troppo tempo in posti che non avevano nulla a che fare con l'arte dell'essere creativi?

Il responsabile delle risorse umane mi sta ancora osservando. Ha un volto cordiale e metterebbe a proprio agio chiunque, tranne la mia gamba che ora ha ripreso con evidente spinta energetica neuronale a tremare come un nano in canottiera caduto in mezzo metro di neve. Lui se ne accorge guardando attraverso l'immenso tavolo di cristallo.

“Tutto bene Matteo?”.

“Sì”, gli rispondo mettendo una mano sulla gamba ballerina.

“Perfetto, allora inizierei da domani. Ti invieremo un file con gli orari e le tue mansioni corrispondenti. Quello che ti chiedo, anzi che ti domanda la D-Day Communication, è di spendere il tuo tempo qui da noi cercando di raccogliere il meglio e di dare il tuo contributo in maniera seria e professionale. Se sei qui è perché hai passato una selezione importante e di solito quando accogliamo un giovane futuro creativo è soprattutto per insegnargli molto presto a camminare con le sue gambe all'interno della nostra agenzia”.

Per le gambe non c'è problema, gli vorrei dire, o almeno per una delle due sicuro, per il resto farò del mio meglio.

Invece sto zitto.

“Ottimo, allora vedo che siamo sulla stessa onda”, mi dice il gentilissimo Carlo.

Poi si alza e chiudendo la cartellina mi porge la mano con lo stesso sorriso cordiale con cui è arrivato. Io gliela stringo e rispondo di “sì”.

Appena uscito dalla stanza mi rendo conto di aver detto soltanto “Sì”.

Quanti ne avrò detti?

Un bel pò mi sembra.

Certo, ci può stare, mi dico, è tutta colpa dell'emozione. Ora però sento che il corpo si sta finalmente rilassando.

Ad un tratto una donna sui sessanta, forse la segretaria, entra nella stanza e mi dice che il colloquio è finito e che ci vedremo domani alle 09:00 in punto.

Che bella questa frase “ci vedremo domani”.

Le sorrido rispondendo ancora di sì con la testa, poi mi alzo di scatto dalla sedia per andare verso il mio destino, ma vuoi la tensione, vuoi lo stress o il fatto che semplicemente la notte precedente ho dormito così poco, la gamba ricomincia il suo balletto e nell’avviarmi sembra che mi stia quasi cedendo, ma solo a piccoli tratti. Tanto che la segretaria mi guarda con profonda compassione.

E’ chiaro, cos'altro potrebbe pensare di fronte ad un giovane futuro astro della pubblicità e della comunicazione (nello specifico) affetto da una lieve claudicanza? Perché è questa la scena finale che le si presenta mentre mi tiene gentilmente aperta la porta.

Vista da dietro, al gobbo di Notre Dame, sarebbe andata sicuramente meglio.


Pietro Bonura

Creative Copywriter | Colorblind | Intersectional Trans-Feminist | 68/99

2 anni

Che storia delicata; come l'illustrazione di Gianni 😊

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