Africa, l’evoluzione della pirateria nel Golfo di Guinea

Africa, l’evoluzione della pirateria nel Golfo di Guinea

di Stefano Rákos

Come si è evoluta la pirateria nel Golfo di Guinea

Il Golfo di Guinea si è distinto negli ultimi anni per essere una delle aree geografiche considerate a maggior rischio di attacchi di pirateria per la flotta mercantile mondiale. Se fino al 2010 la maggior parte degli incidenti registrati vedevano coinvolte navi ed installazioni del settore oil & gas, tra il 2010 ed il 2015, si è assistito ad un’evoluzione. Si è infatti progressivamente fatta strada la pratica del rapimento dei marittimi ai fini della richiesta di un riscatto. Di pari passo sono andati scemando gli episodi di furto del carico delle petroliere, un fenomeno conosciuto con il nome di ‘petro-piracy’. Nel corso del tempo, anche il raggio e le modalità di azione dei pirati hanno subito un’evoluzione. Fino al 2018 la maggior parte degli attacchi avveniva in prossimità delle coste nigeriane, tra le 20 e le 40 miglia nautiche circa, ed erano concentrati nella zona a largo del Delta del Niger e Bonny Island. Tra il 2019-2021, il raggio d’azione dei pirati si è progressivamente esteso fino ad arrivare anche ben oltre le 200 miglia nautiche dalla costa ed interessando anche sempre più spesso le acque dei paesi limitrofi.

Il modus operandi dei pirati

Sebbene i mezzi utilizzati siano ampiamente in grado di consentire un’operatività di diversi giorni al largo, spesso questi attacchi avvengono anche grazie all’utilizzo di navi appoggio. Si tratta solitamente imbarcazioni da trasporto o da pesca locali che vengono attaccate e temporaneamente sequestrate dai pirati. L’equipaggio è poi costretto a collaborare per trasportare gli stessi pirati verso il prossimo obiettivo. Significativo in tal senso è l’episodio che ha visto coinvolto il peschereccio battente bandiera Gabonese LIAN PENG YU 809, sequestrato nel febbraio del 2021, ed utilizzato come piattaforma per ben tre attacchi da un gruppo di pirati nigeriani. Una volta a bordo dopo un attacco, i pirati in genere disabilitano tutti i sistemi di comunicazione e tracciamento, così da isolare l’equipaggio e rendere più difficoltose le operazioni di localizzazione della nave. Tale pratica consente loro di guadagnare anche giorni per forzare indisturbati la cittadella o rubare il carico.

La presenza di navi di marine internazionali non è sempre garantita nel Golfo di Guinea

Il 23 gennaio 2021, a circa 95 miglia nautiche a nordovest di São Tomé e Príncipe, viene attaccata una nave cargo battente bandiera liberiana, la MOZART. Una volta a bordo, in sei ore i pirati fanno breccia nella cittadella e rapiscono buona parte dell’equipaggio lasciando un membro dell’equipaggio ucciso. I marittimi rimasti a bordo riescono infine a portare la nave in salvo in un porto sicuro. In oltre 48 ore di dirottamento, nessuna marina è intervenuta in loro soccorso. Nel Golfo di Aden e nel Mar Arabico i tempi di intervento da parte delle marine presenti in zona sono nettamente inferiori in confronto al Golfo di Guinea, dove spesso gli equipaggi se la devono cavare da soli. Poche marine locali infatti dispongono delle risorse necessarie per interventi a grande distanza dalle coste e la presenza di navi di marine internazionali non è sempre garantita.

Perché le attività della pirateria nel Golfo di Guinea sono calate nel 2021

Nel corso del 2021 gli incidenti hanno iniziato a calare, con solo 26 casi registrati rispetto ai 65 dell’anno precedente. Azioni come l’aumento dei pattugliamenti, il dispiegamento di mezzi navali internazionali ed il rafforzamento del coordinamento tra i paesi del Golfo di Guinea hanno senza dubbio contribuito alla riduzione degli incidenti, ma non sono certamente sufficienti a spiegare questo mutamento. Di pari passo con la riduzione delle attività offshore, si è registrato infatti un incremento di attività illecite a terra e nelle acque interne della Nigeria. Attività quali il bunkeraggio illegale ed il furto di prodotti petroliferi da oleodotti ed installazioni terrestri sono aumentate esponenzialmente in quanto più redditizie a seguito dell’aumento del prezzo del petrolio avvenuto in quel periodo nonché considerate meno rischiose rispetto ad attacchi in mare.

Le attività criminali si erano spostate prevalentemente in Nigeria

Questo rinnovato incremento di attività sul territorio nigeriano ha portato le forze di sicurezza nigeriane ad intervenire duramente. Sono così state scoperte numerose falle nelle pipeline presenti nella regione del Delta del Niger, tra le quali la Trans Forcados Export Trunkline, a cui erano state agganciate tubature illegali per sottrare il greggio. Nei primi 8 mesi del 2022 i furti di petrolio sono costati allo Stato nigeriano più di 2 miliardi di dollari. L’aumento della sorveglianza nei terminal e degli oleodotti anche tramite l’utilizzo di forze di sicurezza private ha progressivamente ridotto questo fenomeno riportando lentamente l’attenzione delle organizzazioni criminali verso il mare.

Dalla seconda metà del 2022 sembra essere tornata nell’area la petro-piracy

Le modalità dei recenti attacchi sembrano indicare che i pirati puntino nuovamente ad appropriarsi del carico delle petroliere suggerendo quindi un ritorno della c.d. petro-piracy. Il 23 novembre 2022 la petroliera B. OCEAN, battente bandiera delle Isole Marshall, è stata dirottata da 7 pirati mentre era in viaggio a circa 230 miglia nautiche a sud di Abidjan, Costa d’Avorio. Non sono stati presi ostaggi, ma parte del carico è stato rubato. La stessa nave era stata già presa di mira a gennaio dello stesso anno, sempre al largo della Costa d’Avorio. Anche in quell’occasione parte del carico era stato rubato e nessun marittimo era stato rapito. Il 10 aprile 2023, un’altra petroliera, la SUCCESS 9, battente bandiera Singapore, è stata attaccata e dirottata mentre si trovava a circa 310 miglia nautiche a sud di Abidjan. Dopo 5 giorni di ricerche, la nave è stata finalmente localizzata. Anche in questo caso parte del carico è stato rubato e nessun membro dell’equipaggio rapito, in quello che appare a tutti gli effetti il frutto di una operazione ben pianificata da parte di organizzazioni aventi accesso ad informazioni non alla porta di tutti.

Gli attacchi a scopo di rapimento sono diminuiti, ma non cessati

Gli attacchi con obiettivo il rapimento invece, sono diminuiti, ma non sono comunque cessati. Il 25 marzo 2023 la petroliera MONJASA REFORMER è stata attaccata al largo del porto di Pointe-Noire, Congo. Dopo un iniziale dirottamento la nave è stata ai margini della Zona Economica Esclusiva Nigeriana (EEZ), con il suo carico intatto ma ben sei membri dell’equipaggio rapiti.

Le aree di operatività dei pirati

La EEZ è stata fino al 2021 teatro della maggior parte degli attacchi di pirateria registrati in Golfo di Guinea. Dal 2022 i pirati hanno invece iniziato ad agire esclusivamente fuori da tali confini, nelle acque Camerunensi, della Guinea Equatoriale e più recentemente del Congo e della Costa d’Avorio. Nonostante il netto calo degli eventi registrato negli ultimi anni, la pirateria in Golfo di Guinea non è affatto scomparsa. Gli equipaggi delle navi mercantili impiegate in tali acque dovrebbero sempre prestare la massima attenzione sia in navigazione che in porto, attenendosi scrupolosamente a quanto indicato nelle Best Management Practices per l’Africa Occidentale.

Stefano Rákos

Laureato in Scienze Strategiche presso l’Università di Torino vanta numerose esperienze nel settore della logistica e sicurezza marittima. Dal 2022 ricopre il ruolo di Security and Intelligence Analist presso Praesidium International occupandosi tra l’altro dello sviluppo della piattaforma M.A.R.E.™️ – Maritime Analysis & Risk Evaluation, la prima piattaforma italiana di intelligence marittima.

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