La guerra in Ucraina come opportunità di profitto: il furto di carichi nei porti di Mariupol e Rostov
Di Giacomo Vincenti
Il solido legame tra Russia e Turchia passa, al giorno d’oggi, anche da una serie di torbide operazioni marittime e portuali che si stanno verificando nei porti di Mariupol e Rostov, appartenenti all’autoproclamata Repubblica di Donetsk (Ucraina).
Costrette ad ormeggiare presso il porto di Mariupol a causa di danneggiamenti, le diverse navi straniere oggetto dei bombardamenti in territorio ucraino stanno subendo un vero e proprio impoverimento del carico a bordo. Gli operatori della Repubblica di Donetsk, infatti, stanno trasbordando le merci presenti nelle grandi navi in sosta a Mariupol per poi effettuale un trasbordo su vascelli più piccoli presso il porto di Rostov, questa volta però battenti bandiera russa. Di fatto, un autentico “furto di carichi” (prodotti siderurgici in primis), con l’aggravante di uno switch di nazionalizzazione per quanto riguarda il naviglio.
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A renderlo noto, una nota compagnia armatoriale e di gestione navi maltese, che denuncia inoltre come i carichi che ripartono vengano accompagnati da documenti talvolta falsificati, consentendogli così la possibilità di essere rivenduti a paesi terzi, e in particolare alla Turchia (porto di Mersin come approdo). Rostov a parte, anche quello di Novorrossysisk figura come porto di partenza per le merci sottratte, seguendo lo stesso modus operandi dell’approdo precedente. Nuovamente, una volta appropriatisi dei carichi trafugati, i filo-russi di Donetsk traggono profitto dalla vendita delle merci a paesi terzi, consapevoli o meno della diversa provenienza di queste stesse.
La sensazione è quella che i filo-russi dell’autoproclamata Repubblica abbiano messo in piedi un meccanismo perfetto che gli concede di muoversi con relativa facilità. Da poche settimane a questa parte, infatti, alle navi viene negata la possibilità di lasciare il porto di Mariupol, sebbene in precedenza questi fosse a tutti gli effetti territorio ucraino. Diversi equipaggi delle navi che subirebbero poi una vera e propria razzia sono pronti all’imbarco per portare i bastimenti fuori dal porto, optando quindi per un allontanamento tramite corridoi umanitari. Tuttavia, i vertici degli scali in questione (Mariupol, Rostov e intera regione della Repubblica filo-russa) non sembrano intenzionati a concedere loro nessuna autorizzazione. Un grattacapo addizionale arriva inoltre da alcune notizie fornite dalla stessa Donetsk, che il 27 Maggio ha dichiarato, per ora solo verbalmente, di voler confiscare le navi estere, nazionalizzandole. Una sorta di “parità di trattamento”, conseguente al congelamento degli yatch di proprietà degli oligarchi russi
Le autorità russe sono già state allertate per denunciare l’illegalità e un rapporto è stato già inviato all’Imo, International Maritime Organization, affinché la titolarità delle navi ritorni ai regolari proprietari.