ALBERTO BURRI: NOVEMBER IN NEW YORK
Questo novembre newyorkese sarà ricordato con molta amarezza da parte dei collezionisti di Alberto Burri. Due opere di eccezionale importanza artistica sia per la tipologia di esecuzione (un grande legno e una plastica) sia per gli anni di riferimento (1957-59 il legno e 1962 la plastica) sia per la grandezza (150x250 il legno e 133x118 la plastica) sono state presentate in importantissime aste (Phillips il Grande Legno e Christie’s la plastica) con aspettative di risultati di grandissima rilevanza (addirittura oltre 10 milioni di dollari il Grande Legno). Purtroppo New York ha sorpreso tutti perché entrambe le opere sono andate invendute con grande stupore da parte degli operatori che si aspettavano invece non tanto record assoluti ma almeno risultati posizionati verso la stima minima. Comunque era certa la vendita. Allora cosa è successo?
Qualcuno sostiene che probabilmente le stime siano state troppo ottimistiche e da questo punto di vista va segnalato che in effetti il martello del Grande Legno e Rosso si è fermato a 8,8 milioni di dollari cifra che, se rapportata all'ultima vendita di un "legno" (Legno del 1959 50x100 sempre presentato da Phillips ma a Londra nel febbraio del 2016 aggiudicato a 2.206.430 euro hammer price) il risultato newyorkese di ieri sarebbe stato comunque superiore del 37% del valore di quello battuto nel 2016, quindi comunque un record per la tipologia di opera. Evidentemente la stima, o la richiesta minima dei proprietari, è stata troppo ottimistica e quindi sbagliata.
Altro discorso per il Bianco Plastica M1 da Christie’s.
Infatti quest’opera, una stupenda plastica del 1962 di 133x118 cm, è stata presentata da Christie’s nella sua evening sale con una stima compresa tra i 4 e i 6 milioni di dollari. L’ultima opera simile passata in asta è stata un Bianco Plastica 1 del 1961 di 75x99 cm venduta a 2.985.456 euro (hammer price) il 15 ottobre 2015 a Londra. Andando dietro al ragionamento che sottintende questa stima la plastica newyorkese avrebbe potuto agevolmente arrivare a 4,2 milioni di dollari, invece il martello non solo non è arrivato nemmeno alla base minima di 4 milioni di dollari (3,5 milioni di euro al cambio corrente) ma non ci sono state, addirittura, offerte, andando invenduta.
Un’opera di Burri senza offerte? Molto strano
In tanti si aspettavano da queste aste novembrine newyorkesi la definizione per Burri di un nuovo record assoluto ancora fissato in 10.283.000 euro (hammer price) quando un eccezionale Sacco e Rosso del 1959 venne aggiudicato a Londra da Sotheby’s. Era il 10 febbraio del 2016 ancora caldi erano i successi dei festeggiamenti del centenario della nascita di Alberto Burri e della stupenda mostra antologica al Guggenheim di New York (dove guarda caso era esposto anche il Grande legno e Rosso andato invenduto da Phillips) calore che sembra essersi mitigato da un anno a questa parte
I rumors newyorkesi segnalano appunto un “raffreddamento” degli entusiasmi da parte di alcuni operatori internazionali che, dopo la scomparsa del gallerista di fiducia di Alberto Burri (Antonio Sapone deceduto proprio un anno fa) da sempre diplomatico anfitrione delle opere dell’artista umbro, ritengono che l’artista non abbia quella rappresentatività sul mercato internazionale che dovrebbe avere. Rappresentatività che significa anche costanza di rapporti con i collezionisti più importanti e le strutture museali più rinomate.
Se i rumors fossero veri potrebbe anche significare che è in corso una guerra di posizione attorno a Burri e che i due illustri invenduti newyorkesi siano rimasti “ostaggio” di questa guerra.