Alitalia - il costo dell'orgoglio

Alitalia - il costo dell'orgoglio

Alitalia il costo di un ricordo lontano, ma sempre presente

I dipendenti di Alitalia hanno scelto alcuni giorni fa ed hanno rifiutato il piano della compagnia a grande maggioranza.

A questo punto sembra si sia tornati indietro nel tempo, ad una nuova discussione su come salvare l’Alitalia, una sorta di rito ciclico che in Italia è assimilabile alle discussioni sulle grandi opere e sulle spese della politica.

Ma si può ignorare il tempo che passa?

Sembra di no, ma a molti piace vivere nel passato.


Alitalia: un disastro che viene da lontano

A volte per valutare la situazione di un’azienda può essere utile anche guardare alla sua storia anche meno recente.

Se qualcuno vuole può leggersi questo vecchio articolo che fa la cronistoria di ALITALIA dal 1993 al 2004… da lì in avanti abbiamo continuato a peggiorare. Non è una questione di partito, limitatevi a prendere solo i dati sono abbastanza “impressionanti”

http://www.lintraprendente.it/2013/10/cosi-pagliarini-dimostrava-nel-2004-che-alitalia-era-gia-fallita-nel-1993/

Nel caso di Alitalia un dato salta subito all’occhio, praticamente da oltre 20 anni, Alitalia non ha MAI chiuso un anno con un risultato operativo positivo (UTILE derivante dall’attività e non da partite straordinarie)

Ed è passata per varie ricapitalizzazioni, due mancate cessioni una prima a KLM che pagò per essere liberata dal vincolo, ed una seconda a condizioni peggiori, ma ancora decenti ad AirFrance prima di arrivare alla cessione a CAI (cordata italiana inclusiva di AIR-ONE) che aveva caricato sull’erario notevoli costi, ne aveva ridotto la dimensione degli organici e della flotta fatto che doveva agevolare il ritorno alla profitability.

Ed arrivano così alla situazione attuale.

Alitalia è un player secondario in un mercato che vede diminuire il volume di voli gestito in Italia dalle compagnie tradizionali, mentre crescono fortemente quelli proposti dalle low-cost e con una struttura di aerei e di costi in generale non in linea con quella che potrebbe essere la sua “missione” (i viaggi a medio-lungo raggio ed una gestione molto oculata).

 In questo si inserisce un settore Europeo che vive una forte crisi di redditività rispetto alle controparti Americane e che si avvia, per necessità, ad una nuova ulteriore fase di consolidamento. Ci sarebbe molto ancora da dire sulla gestione operativa dell’azienda, ma guardando a 2 competitor possiamo notare che i conti non tornano in nessun caso

Prendiamo RYANAIR da un lato ed AirFrance KLM dall’altro. 

RYANAIR (qui il bilancio) ha da sempre puntato su una struttura ottimizzata ed attenta ai costi. Questo spiega come può sviluppare un fatturato di soli 6,5 Miliardi di € e guadagnare circa 1,7 Miliardi di € prima delle imposte

Airfrance KLM (bilancio) su circa 25 Miliardi di ricavi, guadagna in valore assoluto, circa la metà di ryanair, ovvero 800 milioni ed ha una redditività complessiva pari ad un settimo, ma parliamo comunque di Utili e non di perdite.

Alitalia perde già operativamente cifre importanti.

E’ colpa degli incentivi alle low cost?

Uno dei cavalli di battaglia dei difensori di Alitalia è che la compagnia perda perché le low cost vengono incentivate dagli aeroporti e dalle regioni, questa cosa, pur vera lo è solo parzialmente.

Alitalia stessa è beneficiaria direttamente di incentivi pubblici ed indirettamente sta ancora beneficiando dei generosi piani di ristrutturazione pubblica fatti che sono costati 7 MILIARDI di € mal contati.


L’italia ha bisogno di Alitalia?

L'altra obiezione su Alitalia è la sua presunta STRATEGICITA'.

Si punta il dito sulle dimensioni del mercato, sulla perdita di indotto e sugli impatti occupazionali enormi dovuti ad una eventuale liquidazione. Per rispondere a questo proviamo a vedere cosa fa ALITALIA davvero per l’Italia e se ha senso ancora contribuire a quello che è diventato un buco senza fondo.

I FATTI: 

Alcune cose cose che sappiamo ed una che possiamo immaginare

Partiamo dai fatti che in Italia sembrano non interessare a nessuno. Allo stato gran parte dei dati che userò sono disponibili al grande pubblico e sono forniti dall’enac in una pubblicazione chiamata:

“Dati di traffico 2016” e gli altri sono sempre documenti pubblici, giusto per rendere semplice il controllo delle fonti.

Cominciamo dal punto più gettonato: 

ALITALIA è necessaria perché è la compagnia che porta più turisti in ITALIA

Risposta: Falso

Alitalia è attualmente il terzo operatore in Italia come traffico internazionale e se ci aggiungiamo Etihad, si riesce a portare, di misura, al secondo posto, ma con circa 12 MILIONI di passeggeri, è ben lontana dai 22 Milioni di Ryanair.

ALITALIA è CENTRALE per l’aviazione italiana per il suo impatto.

Risposta: Abbastanza falso anche questo

Ancora nel 2005 alitalia trasportava circa 24 Milioni di passeggeri, su un mercato complessivo che valeva già 112 Milioni, la sua quota di mercato era comunque oltre il 20%.

Nel 2016 ha trasporto sì 23 Milioni di passeggeri, a cui potremmo aggiungere 3,6 milioni di passeggeri di Etihad ed Air Berlin che restano, però, società autonome, arrivando a circa 27 milioni, ma su un totale di ben 164 milioni di passeggeri. il che porta l’alitalia come “gruppo”, intorno al 16% e da sola a valere il 14%.

Ryanair da sola ne trasporta 32 Milioni ed è cresciuta del 10% nell'ultimo anno

ALITALIA ha un’elevata ricaduta occupazionale.

Risposta: Vero, ma ad un costo troppo elevato.

Su questo punto la questione è più controversa, ma è in gran parte una partita di giro. Attualmente Alitalia ha circa 12.000 dipendenti diretti (nelle varie società collegate) ed un numero imprecisato di persone che sono coinvolte nell’indotto (se ne stimano 8000) per un totale di 20.000 persone. La necessità di proteggere Alitalia ed i costi da essa trasmessi allo stato ed agli aeroporti genera molte disfunzioni e sovracosti per tutti i cittadini indipendentemente dalle loro scelte.

Inoltre Alitalia intermedia 23 milioni di passeggeri ed è chiaro che questa domanda non sparirà, ma sarà assorbita progressivamente da altri operatori che dovranno comunque potenziare la loro offerta assorbendo una parte del personale. Si potrebbe usare il commissariamento per cedere le rotte meno profittevoli ed effettuare delle ricoperture.


Le giustificazioni del prestito ponte

Ed eccoci arrivati alla scelta del governo, un prestito ponte. L’obiettivo dichiarato del prestito è gestire i biglietti già venduti, evitare gli enormi disagi dovuti alla sparizione di alcuni voli (sebbene ci si tenga ben lontani dal definire quali) e cercare di mantenere il valore che potrebbe trovare un potenziale acquirente anche se, al momento, non sembrano esserci molti pretendenti.

Intanto nei prossimi 6 mesi dovranno essere ridotte le tratte per contenere i costi e probabilmente tagliata una parte degli aeromobili a servizio delle tratte in perdita e degli aeroporti. 

E questo comporterà comunque una riduzione del volato e del peso di Alitalia, anche perché è prevedibile che i clienti non si fidino di effettuare prenotazioni a lungo termine alla luce di questa situazione.

600 Milioni una piccola goccia in un mare:

Se consideriamo che solo per i prossimi 6 mesi la compagnia assorbirà ben 600 Milioni di Euro ed ipotizziamo che restino senza lavoro tutte e 20.000 persone (questa è la stima massima compreso l’indotto) è come se stessimo spendendo 5.000€ al mese per ciascun lavoratore Se considerassimo i 600 Milioni, (di prestito ponte) e considerassimo una perdita, alla fine della razionalizzazione del 25% della forza lavoro complessiva, (diretti è indotto) spenderemo 20.000€ per ciascun lavoratore.

A questo sostegno si aggiungerà poi la cassa integrazione secondo le modalità ordinarie, si spera.

Considerato che il piano bocciato prevedeva comunque dei tagli sul personale ed aggiungendo il costo del sostegno ad Alitalia si può ritenere che la nostra “EX” compagnia di bandiera, se non si troverà RAPIDAMENTE un acquirente può essere lasciata andare al proprio destino certi che dalle sue ceneri uscirà qualcosa di meglio.


Ed in conclusione?

Se lo stato vuole investire ulteriori soldi nelle linee aeree potrebbe attuare una politica di “sconti” sulle tasse che vengono applicate in Italia su tutti i viaggiatori favorendo, così, i voli internazionali ed intercontinentali, questo renderebbe un po’ meno oneroso viaggiare verso l’Italia.

Questo sì potrebbe dare ossigeno alla nostra economia ed al nostro turismo.

Quanto ad Alitalia occorre semplicemente lasciarle completare finalmente il suo atterraggio. In 6 mesi è assolutamente necessario chiudere la pratica, liquidando o cedendo a vettori stranieri DEFINITIVAMENTE e completamente. Una operazione come questa ci permetterebbe di poter dare un messaggio a tutto il paese: 

le società non possono impunemente avere perdite pluriennali perché ci sarà sempre qualcuno pronto a salvarlo con i soldi dei contribuenti, ogni riferimento alle municipalizzate come quelle dei trasporti di ROMA e NAPOLI, non è puramente casuale

Il rischio che abbiamo realmente davanti è che qualora cada il governo prima dei 6 mesi, i nuovi "governanti" vengano colti da una STATALITE acuta e tentino strade che più che nell'interesse del paese siano nell'interesse dell'ego di alcuni e della salvaguardia di pochi a discapito di tanti.

Speriamo non sia cosi.

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