ALLA RICERCA DEL NOSTRO LUOGO SICURO

ALLA RICERCA DEL NOSTRO LUOGO SICURO

I giorni di isolamento stanno aumentando e in questo tempo trascorso abbiamo tutti attraversato delle fasi:

- Disorientamento: cosa faccio adesso? Tutto questo tempo libero!

- Panettieri in erba: abbiamo sfornato pagnotte, schiacciate e pizze come se non ci fosse un domani

- Aperitivi online: abbiamo svuotato le nostre cantine bevendoci l’impossibile difronte ad uno schermo, sotto connessioni scadenti, ubriachi solo guardandoci sparire e riapparire “Ti vedo…non ti vedo più…ora non ti sento…”

- Pulizie di primavera: anche il “cassetto cianfrusaglie” ha avuto per la prima volta in anni la sua meritata attenzione!

Ed ora???? Ora è il momento dove la paura di uno stop prolungato e forzato fa capolino, dove pensieri riguardanti la nostra attività lavorativa che non riprende non ci lasciano dormire la notte, dove gli abbracci ci mancano più che mai.

Deprimersi a questo punto è un attimo. Quindi cosa fare?

Questo è il momento in cui, oltre che ha rispondere ai nostri bisogni primari e di sicurezza, dobbiamo recuperare altro.

Abbiamo tutti un luogo mentale dove tornare a quando eravamo liberi, felici, spensierati…se ci state pensando probabilmente vi rivedrete piccoli, senza denti, con le ginocchia sbucciate. Ecco è proprio lì che dobbiamo tornare una volta al giorno: nel nostro angolo di gioco, di libertà, perché adesso più che mai abbiamo bisogno di decomprimerci per far fronte al futuro.

E il tuo luogo sicuro quale è? 

Se ti va commenta il post con un'immagine o una parola. Diventerà ricchezza protettiva per tutti!

Fabio Capoccetti

Coltivatore diretto di campi di menti

4 anni

Il mio luogo sicuro è il divano di casa dei miei, dove da studente mi concedevo sacrosante pennicchelle dopo pranzo durante i weekend. La TV tenuta a una tacca di volume, il lontano suono dei familiari affaccendati in altre stanze, il sole che filtrava dalle finestre, una copertina d’inverno e una maglietta d’estate a favorire la digestione. È lì che mi piace tornare quando ne ho bisogno, al mio angolo di sana pigrizia prima di rimettersi a studiare. Che mi ricorda che c’è un tempo per l’efficienza e un tempo per la calma, il recupero delle energie, l’accudimento di sé.

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