Anche nell’emergenza che viviamo, possiamo mantenere un’idea, un pensiero, una visione di noi che abbia valore quanto la felicità.

Anche nell’emergenza che viviamo, possiamo mantenere un’idea, un pensiero, una visione di noi che abbia valore quanto la felicità.

In questi giorni di stravolgimento delle nostre abitudini, ho ripreso con più frequenza del solito la lettura di libri – romanzi e saggi – e da queste letture mi sto lasciando piacevolmente influenzare. E per una volta, è bello usare questo verbo in termini positivi.

Tra i libri che ho letto in questi giorni, c’è una breve raccolta di 3 racconti lunghi di Nina Berberova, “La resurrezione di Mozart”. Nel racconto che dà il titolo alla raccolta, ambientato nei primi giorni di giugno del 1940 a 100 chilometri da Parigi, nella casa di campagna della famiglia Suskov, fra i numerosi sfollati che vi trovano rifugio, arriva anche un insolito personaggio che la signora Suskov pensa sia un musicista (o forse, una spia?) e che sembra l’avveramento del suo desiderio di far risorgere il grande musicista Mozart. “Aveva preso questa decisione non perché fosse una fanatica della musica, ma solo perché a questo nome era associato nella sua mente un che di elevato, trasparente ed eterno, tanto prezioso per un uomo quanto la felicità.”

E in giorni come questi, è bello poter pensare a una figura, un pensiero, un’idea che siano per noi quanto la felicità. Anche perché in un altro passaggio del testo si legge: “Tu, Mozart, sei Dio senza saperlo. Al posto di tanto orrore, morte e falsità, non si potrebbe desiderare ciò che, al pari di queste nuvole, riunisce in sé la bellezza la purezza e l’eternità?”

Anche senza dover elevarsi troppo nello spirito in situazioni come quella che stiamo vivendo, è comunque possibile dare un senso nuovo a ciò che ci riguarda da vicino, per trovare non solo sollievo ma un valore fondante per la nostra vita, che ci accompagni anche oltre i momenti di emergenza.

A tal riguardo, e tornando al tema del tenere la distanza e del nuovo rapporto con gli altri di questi giorni, di cui ho già trattato altrove, credo che un tema importante per ciascuno – soprattutto, ma non solo, per una donna – nel rapporto con l’altr* sia la presenza, quella integrazione profonda e autentica fra l’idea che una donna ha di sé e il modo in cui questa idea viene agita all’esterno, attraverso il comportamento e il corpo.

In situazioni di emergenza, è facile perdere di vista il proprio senso di sé e aumentare il livello di stress, e ciò rischia di ripercuotersi sul proprio modo di vivere, di lavorare e di comunicare con gli altri.

Ma, come sostiene Amy Cuddy in un suo Ted Talk, mantenere la propria presenza, restare presenti a se stess*, significa mantenere fiducia in sé anche attraverso il proprio corpo. Amy Cuddy parla di una power pose, una posizione da assumere in certi momenti (magari in alcuni frangenti di queste giornate ristrette, chiuse, costrette) per riacquistare energia, e per accrescere il più possibile la connessione profonda con il senso di sé. Una posizione che, in termini pratici, è in grado di aumentare il testosterone e ridurre il cortisolo, l’ormone dello stress. Una posizione che va assunta privatamente, senza altri intorno, e che può essere una posizione di meditazione, di yoga o di bioenergetica – quella più adatta per ciascuno e che è in grado di riconquistarci a quel senso di unione e di equilibrio fra l’idea di noi stess* e ciò che il nostro corpo comunica all’esterno, soprattutto in situazioni di tensione e di disagio, individuale e collettivo.

Non sarà come avere di fronte a sé Mozart risorto, ma avrà sicuramente un effetto benefico quanto la felicità.

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