Angelo Brunetti detto Ciceruacchio
Era l'anno 1849 e tra i vicoli di Roma si organizzava la resistenza contro le truppe francesi che erano alleate con il Papa. Ad animare e guidare il popolo romano un uomo coraggioso, un carrettiere, che parlava solo romanesco ma che era mosso da ideali di libertà.
Il suo nome era Angelo Brunetti (detto Ciceruacchio) nacque a Roma in Campo Marzio il 27 settembre 1800. Ciceruacchio era scaltro, socievole e dotato di un’innata capacità dialettica, caratteristiche che lo resero una figura di riferimento per i romani, facendosi portavoce informale del malcontento generale (una sorta di moderno Pasquino).
Trovate un suo busto a via Ripetta al civico 248 (la casa in cui visse), il suo soprannome deriva dal suo aspetto paffuto (ciruacchiotto cioè “grassottello).
Brunetti scappò da Roma una volta che i francesi espugnarono la città e trovò la morte in Veneto, il 10 agosto del 1849, dove venne ucciso dagli austriaci insieme ai suoi figli. Una statua in suo onore si trova lungo la Passeggiata del Gianicolo.
Ciceruacchio amava la sua città e questo amore viene esaltato nel film "In nome del popolo sovrano" interpretato da Nino Manfredi. Famoso il suo discorso finale prima di essere fucilato dagli austriaci:
Angelo Brunetti, eccellenza, detto Ciceruacchio, gonfaloniere de Campo Marzio e de professione carettiere, se sente da come parlo.
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Dice: allora perché te sei ‘mpicciato de cose che nun te riguardano?
Dico: perché io so’ carettiere, ma a tempo perso so’ omo, e l’omo se ‘mpiccia, eccellenza. Difatti vie’ Garibardi e dice: “Famo l’Italia”, e io che fo? nun me ‘mpiccio? Io so’ romano, eccellenza, ma a tempo perso so’ italiano, è corpa?
Dice: sì
Ah, mo’ è corpa esse italiano?No, dice lui, è corpa perché tu hai difeso l’anarchia e la rivoluzione.
Ma nossignore eccellenza, io ho difeso Roma, er paese mio e lei ce lo sa mejo de me. Ma come? I Francesi me pijano a cannonate e io nun me ‘mpiccio? nun me riguarda? Insomma, eccellenza, se annamo a strigne, ch’avemo fatto de male? ‘sta creatura manco a dillo, ma io? Io ch’ho fatto? Ho voluto bene a Roma, embè? e da quanno in qua l’amor de patria è diventato un delitto?