Ascolto "intenzionale"
Il primo commento della maggior parte delle persone, quando si propone loro l’ascolto attivo come potente strumento per instaurare una relazione con gli esseri umani, è che il dare ascolto non basta, dato che l’ascolto, in quanto “non azione”, non comunica nulla a chi sta parlando.
Nulla di più lontano dalla realtà: prestando un coerente ascolto a chi parla, si comunica: “Ho interesse per te come persona”, “Ritengo importante ciò che provi”, “Rispetto le tue idee e, anche se non le condivido, le accetto” etc. . ed è perciò che, personalmente, ritengo l’ascolto come la più alta forma di rispetto che si possa riservare ad una persona.
L’ascolto attivo non è annoverata tra le qualità innate e nemmeno si acquisisce facilmente; richiede pratica, allenamento e, da non sottovalutare, è probabile che i nostri atteggiamenti mentali abbiano bisogno di trasformazioni, le quali si ottengono con lentezza e, molto spesso, con difficoltà.
Se aggiungiamo un contesto, quale quello attuale, “affollato” di segnali che ci distraggono, provenienti dai più disparati device, il rischio di diventare “sordi” agli altri è alto; ma per creare rapporti, bisogna prestare attenzione, ascoltare veramente.
Daniel Goleman, psicologo, scrittore e giornalista statunitense, anni fa sull’argomento “ascolto” suggerì un modo per migliorare questa capacità: stilare un contratto con se stessi - se, “voglio ascoltare meglio” gli altri allora “devo ignorare le distrazioni”, sia esogene (spegnere i device, ad esempio), sia endogene (evitare di pensare ad altro). Insomma scelgo di ascoltare come atto intenzionale, per dare tutta l’attenzione alla persona che ho davanti.
All’inizio sicuramente tutto ciò richiederà uno sforzo, per cui potremmo decidere di riservare tale “allenamento” ad un ambito circostanziato (la famiglia, il lavoro, etc.), con l’intento finale di esercitarsi in ogni opportunità di relazione.
Il cervello non fa differenza tra un capo, un collega, un cliente, un figlio adolescente, una moglie premurosa: sono tutte occasioni per esercitarsi ed allenarsi ad ascoltare.
Sempre a detta di Goleman, quando ogni occasione di incontro con una persona diventerà ambito di allenamento, nel giro di tre o quattro mesi si arriverà ad un traguardo neurologico: l’ascolto diventa spontaneo, cioè il cervello ha creato un nuovo percorso di ascolto, un diverso circuito, più forte della vecchia abitudine di ascolto parziale e ci “sorprenderemo ad ascoltare naturalmente”.
Pronti ad allenarsi?