Assicurazioni e banche: stesso regulator ma “separate in casa”
L’aveva già segnalato lo scorso anno l’ex governatore Ignazio Visco nel suo ultimo discorso pubblico ed ora è stato ribadito nella relazione annuale della Banca Italia, pubblicata a fine maggio. Le imprese fornite di una buona copertura assicurativa, soprattutto per i rischi cyber e per le catastrofi naturali non ottengono sistematicamente un miglior merito di credito dalle banche. Quest’ultime tengono conto di questi aspetti solo parzialmente quando si tratta di accordare un finanziamento. Ritengono più rilevanti – suggerisce una survey condotta da via Nazionale per il biennio 2022-2023 – rischi tradizionali (quello di insolvenza di un debitore commerciale e altre tipologie di rischio operativo) rispetto a quelli climatici e cibernetici. “Una quota non trascurabile di intermediari – sottolinea Via Nazionale – non tiene conto della sottoscrizione di una polizza da parte di un’impresa nel processo di concessione del finanziamento, pur considerando significativi i relativi rischi , in particolare quelli climatici (circa un terzo) e quelli cibernetici (poco meno della metà)”. L’utilizzo delle coperture assicurative nel rating creditizio è più diffuso tra le banche di maggiore dimensione. Quando si chiede ai banchieri di motivare la loro “apatia” sulle coperture assicurative, circa la metà segnala difficoltà nel quantificare l’impatto di una polizza sul rischio di credito mentre un terzo fa presente che le tipologia dei rischi oggetto dei contratti assicurativi non è inclusa nei propri modelli di valutazione.
Simili evidenze si prestano a qualche riflessione.
Il settore bancario e quello assicurativo hanno il medesimo regolatore. Il direttore generale della Banca d’Italia che vigila sulle banche, Luigi Federico Signorini, è anche il presidente dell’Ivass (autorità di controllo sulle polizze). Quando si rivolge alle compagnie ed ai loro clienti, Signorini sottolinea l’importanza delle coperture assicurative e della necessità di restringere il gap che attualmente separa l’Italia dagli altri paesi europei. Ma quando mette il suo “cappello” bancario deve constatare che i suoi interlocutori sono poco permeabili agli stessi appelli. Quasi separati in casa, verrebbe da dire.
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C’è poi un altro aspetto da considerare. L’ultima legge di bilancio impone da quest’anno la copertura assicurativa obbligatoria a carico delle imprese per i rischi delle catastrofi naturali. In caso di inadempimento a sottoscrivere una polizza – precisa la legge- “si tiene conto nell’assegnazione di contributi, sovvenzioni o agevolazioni di carattere finanziario a valere su risorse pubbliche, anche con riferimento a quelle previste in occasione di eventi calamitosi e catastrofali”. Ma non c’è dubbio che anche migliori condizioni di credito bancario rappresenterebbero, per le imprese, un incentivo in più per mettersi in regola.
C’è infine da segnalare che in passato i regolatori hanno segnalato esperienze poco felici nei rapporti tra credito e polizze assicurative. Hanno riguardato, in particolare, i contratti PPI con i quali vengono protetti i finanziamenti (soprattutto i mutui immobiliari) da eventi quali la perdita di lavoro o la premorienza del sottoscrittore. Le indagini sul campo condotte dall’Ivass nella metà del passato decennio hanno rilevato che agli sportelli, assieme al finanziamento per l’abitazione, venivano collocate polizze di discutibile appealing per il risparmiatori. Spesso con costi di gestione (senza considerare i sinistri) superiori al 50% dei premi pagati dai risparmiatori. Tutto questo ha spinto il regolatore a contrastare l’abbinamento tra prodotti creditizi e assicurativi offerti dallo stesso soggetto, ad esempio garantendo al consumatore di scegliere in piena libertà, la compagnia con cui assicurarsi perchè la copertura includesse le garanzie richieste dalla banca per erogare il finanziamento. Ora in effetti la Banca d’Italia, prendendo spunto da un differente punto di vista, auspica giustamente un nuovo link tra banche e e assicurazioni, ovviamente su basi più virtuose. Gli istituti di credito hanno da che riflettere. Quando accordano un finanziamento alle imprese sono criticati per non tenere conto delle sue coperture assicurative. Ma quando sono loro stessi ad offrire proprie polizze ai clienti in abbinamento al credito, almeno nel caso delle PPI, quei prodotti hanno spesso uno scarso valore. E, soprattutto, costano troppo.