Binge clicking

Binge clicking

Con il termine “binge drinking” ci si riferisce a un’assunzione eccessiva e rapida di alcol, finalizzata al raggiungimento dello stato di ubriachezza in poco tempo. 

Per la serie: trangugia e non ci pensare.

Il pensarci, però, mi porta ad accostare questa modalità d’azione a quella che nel titolo ho definito “binge clicking”, ossia la tendenza al clic facile, se non addirittura compulsivo, che frequentemente si esperisce sul web. Un clicking a contenuti spesso privi di valore e raramente accompagnato da un’effettiva lettura delle pagine visitate.

A questo proposito, si parla spesso di “clickbaiting” per indicare quei titoli accattivanti che hanno il solo scopo di produrre un alto numero di visite per ottenere rendita pubblicitaria.

Frequenti sono quegli articoli che promettono di svelare trucchi o gossip e che si rivelano siti in cui la curiosità che ha spinto l’utente a cliccare viene rivelata dopo aver scorso altre quattro pagine. Frequenti sono anche i titoli fuorvianti che conducono a farsi un’idea che si rivela diversa dai fatti raccontati nell’articolo corrispondente (un caso recente è questo, in cui dal titolo ci si fa, giustamente, l’idea che a due ragazze sia stato vietato il volo perché indossavano dei leggins quando poi, andando a leggere il contenuto, si scopre che la compagnia ha fatto rispettare il dress code che richiede ai propri impiegati e ai così detti “pass rider”, tali erano appunto le ragazze).

Senza tuttavia inoltrarmi in come sono mutate le modalità con cui si attirano gli utenti alla luce dei social network, e senza affrontare lo scomodo tema delle “bufale”, vorrei tornare a porre l’attenzione su quello che ho definito “binge clicking”... (Continua QUI)



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