Bravo, ma non ti stimo
Giorgio è sulla settantina, il suo udito sta progressivamente peggiorando. Ormai non riesce a seguire gran parte delle conversazioni e si ritrova quasi sempre ai margini di ogni discorso o costretto a fare la parte dello stupido che non capisce o del guastafeste che chiede di ripetere perché non ha sentito.
Un giorno legge un annuncio di un prodotto che costa 300 euro e promette di risolvere anche i casi più gravi.
Prende un appuntamento e dopo il colloquio gli viene detto che purtroppo il suo caso necessita di un apparecchio più sofisticato.
Il prodotto che risolve “davvero” i problemi di George costa non 300 ma 3000 euro.
Giorgio è ormai uscito di casa con la speranza di risolvere il suo problema, il suo interlocutore è preparato e convincente.
Giorgio firma l’accordo. Il prodotto gli verrà spedito a casa in qualche settimana. Giorgio saluta e va via. Si ferma a prendere un giornale e si ferma su una panchina per leggere le notizie del giorno.
…
L’altro giorno non sono riuscito a trattenermi, mi sono messo al pc e ho scritto duemila parole sul perché penso che "LinkedIn è rotto" e destinato al declino. Dopo cinque minuti, sono arrivati i primi commenti e mi è venuta la forte voglia di eliminare il pezzo e fare finta di niente.
L’articolo in questione non rientra tra le cose che non puoi perdere di leggere: si tratta di una riflessione molto semplice su come una piattaforma – LinkedIn – sia ormai guidata dall’algoritmo andando a premiare e incentivare una comunicazione stereotipata, piaciona e con poca attinenza con la realtà.
Ma non è questo il punto.
Il punto è che a un certo punto della giornata mi sono chiesto perché lo avessi scritto: qual è stato il vantaggio di condividere un’idea che già risiede forte in alcune persone e che invece verrà comunque rifiutata da altre?
Una risposta strategica non c’è. C’è solo che come esseri umani ogni tanto sentiamo il bisogno di comunicare anche solo per chiarirci le idee. Senza sapere bene dove stiamo andando e cosa ci porterà.
Succede anche a un professionista.
Alla fine, ho lasciato on line il pezzo, ho incassato le critiche così come qualche forma di consenso e mi sono detto che va bene se c’era qualcosa di più “intelligente” da scrivere e io avessi invece dato fiato alle emozioni.
Nonostante qualche disagio che ancora, dopo tanti anni, mi porta espormi, sono oggi convinto che sia giusto, almeno ogni tanto, comunicare per parlare a noi stessi.
Ogni tanto è necessario fermarsi e più che muovere le masse è utile chiarire a noi stessi in che direzione stiamo andando e perché.
Con un po’ di tempo per pensare, voglio dunque chiarire a me stesso (e a coloro che si fossero presi del tempo per leggere quell’articolo) come la penso.
Per spiegarmi, torniamo alla storia di Giorgio.
Giorgio è ancora lì su quella panchina a leggere il giornale. Ma nel frattempo sta soprattutto pensando.
Non sa se quel prodotto funzionerà davvero né se avrebbe voluto davvero spendere 3000 euro nella sua situazione.
Nel frattempo, in azienda, si sta festeggiando: il venditore ha intascato la sua provvigione e probabilmente sta ricevendo i complimenti dalla direzione.
Anche il marketing viene elogiato: non fosse per quell’annuncio, George non sarebbe andato lì e non avrebbe speso i 3000 euro del prodotto.
Qual è il punto?
Non sappiamo ancora se George sarà felice del suo acquisto: se quel prodotto risolverà davvero i suoi problemi o se una spesa di 3000 euro, non preventivata e contratta sull’eccitazione del momento, gliene porterà di più gravi.
Rimane che qualcuno sta già festeggiando.
Ed è proprio questo il punto: molte delle metriche che dominano il nostro mondo digitale e questa piattaforma, sono "rozze e inaffidabili".
Spesso la misura migliore del nostro lavoro è sfuggente, non ha numerini ad esprimerne evidenza e non viene affatto incentivata da questo genere di algoritmi.
Siamo ormai abituati, anzi incentivati dal sistema digitale, a discutere continuamente di tattiche e strategie. Ma spinti a pensare in termini “bravo”, “non bravo”, il rischio è perdersi “il buono” e “il non buono”.
Il modo in cui otteniamo risultati è importante quanto i risultati.
A presto, Davide
p.s. Per seguirmi e rimanere aggiornato visita anche davicardi.com o il mio blog su Linkiesta
p.s.2 Giorgio è la rivisitazione di George, così come presentato in un articolo di Bernadette Jiwa
Partner & CEO at Asterys Lab - Executive e Team Coach ICF & Facilitator at Asterys
4 anniConcordo pienamente, ecco la mia metafora. Ci sono gli agricoltori e i cacciatori. Gli agricoltori coltivano e fanno crescere. I cacciatori uccidono, catturano e divorano tutto. Sul mercato: Ci sono tanti “agricoltori”, che sviluppano prodotti, metodi, servizi innovativi, promuovono le loro attività pensando a costruire una reputazione, immaginandosi nel futuro su quel mercato, comunque su un mercato con lo stesso nome. Pensano ai clienti come a persone, nella peggiore delle ipotesi come a risorse da sfruttare ma da tutelare e mediamente dormono il sonno del giusto. Ci sono invece altri soggetti, i cacciatori, che, non avendo probabilmente mai veramente avuto una professionalità oltre alla vendita, si affacciano sui mercati più in espansione e iniziano a promuovere e vendere come non ci fosse un domani (per il settore, che tanto esaurito questo filone se ne trova un altro...). I clienti? I clienti sono sullo sfondo, solo un mezzo per raggiungere uno scopo, il profitto. Mi dispiace per tutti quei “Giorgio” che mettono energie e soldi nel posto sbagliato, ma qualche volta, escluse le persone più fragili, penso che se lo meritino, perché non sanno distinguere un agricoltore da un cacciatore. Il cacciatore è quello col fucile!
La diversità è il nostro super-potere, disobbedire è il modo di attivarlo - La mia Arte è un invito a essere disobbedienti.
4 anni"Nonostante qualche disagio che ancora, dopo tanti anni, mi porta espormi, sono oggi convinto che sia giusto, almeno ogni tanto, comunicare per parlare a noi stessi. Ogni tanto è necessario fermarsi e più che muovere le masse è utile chiarire a noi stessi in che direzione stiamo andando e perché." E' un bellissimo passaggio Davide, concordo a pieno. E aggiungo che c'è proprio tanto bisogno di ritrovare questo tempo per comunicare con se stessi, perché è una cosa che in pochi fanno. A me a volte piace farlo in modo meno razionale, come con la pittura, che mi aiuta a vedere le cose da prospettive meno razionali e meno influenzate dalla paura. Ma a prescindere dal come, credo sia proprio utile il farlo :) Grazie per l'articolo interessante
Marketing immobiliare
4 anniSe il fine giustifichi i mezzi e’ problema che ci poniamo da tempo
Amo fare ritratti, guardare nelle pieghe dei sorrisi e degli sguardi, vederci dentro di più. Così riesco meglio a fare l'impiegata.
4 anniSì ho letto tutto. Oggi nessuno dovrebbe acquistare per un annuncio ma per consigli diretti e disinteressati. E in questo caso i social sono fondamentali. Io direi che più che usare i social per sembrare qualcuno che non si è, bisognerebbe usarli proprio per essere come si è. Altrimenti non si è un brand ma un clone. Ecco se dovessi acquistare una cosa di cui non so nulla saprei a chi chiedere, grazie anche a linkedin.