Brexit: ultimo round per l'Europa

Brexit: ultimo round per l'Europa

Ricordo sommessamente, a Salvini e a tutti quelli che la pensano come lui, che l'art. 75 della nostra Costituzione non ammette la possibilità di sottoporre a referendum le leggi di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.

Il pericolo Italixit non c'è, per fortuna.

La decisione britannica di uscire dall'Unione europea è antistorica, per loro quanto per noi. Anche se non ci sono conseguenze immediate (se non quelle finanziarie).

E non credo sia un problema di democrazia, quanto di autorevolezza politica, di statura politica dei leader (in questo caso, Cameron e l’establishment europeo), di capacità di ascoltare e capire la società, in particolare le fasce più deboli e marginali. Un problema di assoluta incapacità di prevenire, intercettare e gestire le tendenze centripete (che solo apparentemente sono centrifughe: si esce dall’UE per chiudersi a riccio, in un’assurda – e antistorica – aspirazione autarchica) generate dalla crisi economica, dalle ingiustizie sociali e dalla paura del futuro.

In ogni caso, certe decisioni di rilevanza internazionale non possono essere delegate al popolo che ha già delegato attraverso le elezioni il potere decisionale. Altrimenti tanto vale tornare tout court alla democrazia diretta di stampo ateniese, con tutti i limiti e i rischi del caso.

Non ci si salva da soli quando i nemici sono comuni (crisi e paura), così come non ci si salvava da soli dal nazismo. Ma se l’Europa vuole avere futuro deve cambiare.

La vera sfida adesso è la capacità dell’Unione di autoriformarsi.

Più che l’allarme, con la Brexit, è suonato il gong dell’ultimo round: adesso o mai più.

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