Cambiamenti climatici e conseguenti migrazioni hanno influito sullo sviluppo dei vitigni in Italai e nel mondo.
Alla premiazione dei 3 bicchieri Gambero Rosso di sabato scorso a Roma, Attilio Scienza ha spiegato le influenze dei cambiamenti climatici e dei conseguenti flussi migratori sull'agricoltura ed in particolare sui vigneti.
Le varietà genetiche sono legate a due fattori:
1. Cambiamenti climatici che favoriscono o penalizzano lo sviluppo della vite
2. Fenomeni migratori che implicano nuovi trend di consumo.
In Italia abbiamo un'ampia varietà di vitigni autoctoni che ci rendono unici al mondo, proprio perché abbiamo vissuto diversi cicli di glaciazioni, alternati a periodi siccitosi e perché, con i cambiamenti climatici, siamo stati coinvolti dai flussi migratori.
Tanto che in Italia abbiamo la maggiore differenziazione genetica d'Europa.
La viticultura nel mondo nacque nel neolitico quando i ghiacciai si ritirarono e le terre emersero.
I resti più antichi di vinificazione risalgono a 6000 anni fa in Georgia, Armenia, Sicilia e Iraq. Il vino veniva prodotto con la frutta, inizialmente con il corniolo e con le mele.
Nel corso dei secoli ci fu sempre un alternarsi di glaciazioni e periodi di siccità. Queste curve climatiche influirono molto sull'agricoltura e richiesero continui adeguamenti e modifiche delle tecniche di coltivazione.
Nel 5600 a.c. lo scioglimento dei ghiacciai del nord Europa causo' un grave diluvio che spinse le popolazioni attorno al Mar Nero a emigrare verso occidente. Nel 3800 a.c. le pianure dell'Iran, con l'innalzamento delle temperature, divennero un deserto salato e le popolazioni migrarono verso nord, in Caucaso. Questi spostamenti di popolazione influirono sugli stili di vita anche in Italia e videro l'importazione di nuove varietà di uva.
Durante l'epoca romana, periodo siccitoso, si sviluppò la vite in Italia, promossa anche dalla cultura cristiana, tramite l'utilizzo di vino durante la messa. Già in quell'epoca i produttori vinicoli cercavano di fronteggiare la concorrenza, tanto da chiedere all'imperatore Domiziano un editto per impedire la produzione di vino al di là delle Alpi. Vennero accontentati, ma Probo, che succedette a Domiziano, dovette annullare l'editto in quando il surriscaldamento globale mise in crisi la produzione vinicola in alcune aree d'Italia e richiese pertanto la coltivazione della vite in Francia, dove c'era un clima più rigido.
Nel 1348 una nuova glaciazione distrusse molti raccolti, creando una grave carestia. La popolazione si indebolì per mancanza di cibo e la peste si diffuse. 50 milioni di europei morirono. Dopo la peste nera, all'inizio del XV secolo, nacque il Rinascimento, epoca di innovazione in tutti i settori a 360 gradi.
Il che ci fa ben sperare. Anche noi oggi stiamo adeguando le tecniche di coltivazione al surriscaldamento globale e stiamo lavorando su nuovi vitigni e nuovi cloni. Il Covid ha scosso le nostre certezze e ci spinge a ripensare al modo di vivere. La legge 77 emanata a luglio 2020 parla di sostenibilità a 360 gradi, dalla salvaguardia dell'ambiente, alla tutela dei lavoratori. Sempre di più gli importatori ci chiedono garanzie sulle condizioni di vita dei lavoratori e sull'adeguatezza dei salari. I grandi fondi investimento stanno sostenendo le aziende sostenibili.
Che sia il preludio del nuovo Rinascimento?