"Ce n'est pas une nature morte”
"Ce n'est pas une nature morte”
Venissage mercoledì 24 ottobre - da Cubet - ore 18,30, Via Plana 26
E' bene non confondere Christopher Moore con l'iperrealismo” in quanto questo, oltre che operare con l'uso di fotografia ingrandita, ha come obiettivo quello di riprodurre la realtà in contrapposizione alla macchina fotografica come voler dimostrare che, questa, strumento meccanico, non potrà mai sostituire la sensibilità e la capacità tecnica umana.
Christopher Moore surclassa l'iperrealismo e, pur mostrando una bravura sorprendente, ci presenta, con molta ironia, una realtà che di vero ha solo la sua fantasia.
Ciò che dipinge ha l'ambivalenza di ogni esistenza terrena vita-morte e nel percorso di ogni passaggio tra il reale e l'irreale la simbologia in tutte le culture dove il pomodoro veniva considerato velenoso fino al 1559 e poi, scoperte le sue proprietà, addirittura afrodisiache, si trasformò in “pomo d'amore”.
Questo frutto della terra è riprodotto nell'arte, nei secoli, da autorevoli artisti da Arcimboldo fino al massimo esponente della Pop Art, Andy Warhol, passa da una cultura negativa popolare, il Re della cucina e della nutrizione dell'arte culinaria di tutto tutto il mondo.
Così collocato in una natura morta assieme ad altri ortaggi, come la melanzana, di provenienza indo-europea, all'origine come negativa “mela non sana”, si trasforma, poi, in emblema della fertilità, l'insieme per le forme e per i significati attribuiti da varie culture, Christopher Moore, non compone “nature morte” ma un “Inno alla vita” cosa che l'iperrealismo non ha come obiettivo, volendo rappresentare, maniacalmente, soltanto se' stesso.
Ciò per Moore è molto importante perché il suo dibattito verte proprio su queste dualità anche tecniche fra il mezzo tecnologico della fotografia o di strumenti moderni, tipo Photoshop, che pur mantenendo la simbologia rappresentativa, mancherebbero però dell'anima che solo l'artista, con la sua manualità e interpretazione intuiva, sa infondere.
Parafrasando Magritte che scriveva “Ceci n'est pas une pipe” possiamo, e con ragione, dire “
Ce n'est pas une nature morte” anche se nel tempo si decompone, come tutte le cose fenomeniche, ma nel mentre, fra rappresentazione e decomposizione, per Christopher è il tempo della meditazione, una pausa dalla vita frenetica di oggi e uno sguardo sul processo di un altrove che solo con lo spirito si lascia intravvedere che, altrimenti, con strumenti tecnologici e la loro immediatezza, verrebbe a mancare. (R. Menta)
Fino al 9 Novembre.