Chat per adulti e Job opportunities
Mi sono imbattuta in un'offerta di lavoro in #smartworking. Sto già lavorando da casa ma un'entrata in più non mi fa proprio schifo. Così ho contattato l'azienda, mi hanno risposto e ho scoperto che avrei dovuto rispondere agli utenti in una chat per adulti.
Non mi scandalizza. Sono adulta, vaccinata, so come gira il mondo e - a quanto dicono "loro" - se sei brava riesci a guadagnare anche € 400 a settimana. Sono scrittrice, drammaturga, regista e attrice, vuoi che mi scandalizzi rispondere a uno che mi racconta come saprebbe farmi godere mettendomi a 90°? So recitare e calarmi in una parte e ho una dote innata: riesco a inquadrare immediatamente la persona che c'è dall'altra parte. Pas de problèmes.
Poi però ho pensato che la formula di questi siti di #chat per adulti è un po' una truffa. Mi spiego meglio: ho un profilo su uno di questi siti. Lo uso per leggere le immani cavolate che gli uomini (sì, essendo etero leggo soprattutto i profili maschili) scrivono per attirare le "innocenti" vittime in cerca del principe azzurro e ne traggo spunti per scrivere racconti. E qui viene il bello, perché il più delle volte chi ti risponde non è un vero utente del sito, bensì un - chiamiamolo così - #dipendente della #società che gestisce il sito, che deve fruttare quattrini. Come? Attraverso i #crediti.
Questi crediti hanno un costo, come potete vedere dalla schermata allegata. In quanto dipendente del sito di chat, più sono brava a far spendere crediti ai polli che credono che dall'altra parte ci sia una persona VERAMENTE interessata a loro, meglio è. Devi essere carina, gentile, esprimerti bene, farli chiacchierare, farti raccontare ciò che desiderano, mostrarti interessata alla loro vita, alle loro sfighe e alle loro voglie. Più sei interessante, più loro acquistano crediti e il sito guadagna (e così tu). Guai ad accettare appuntamenti! Devi tenerli sulle spine il più possibile facendogli credere che prima o poi ti concederai ma non dovrai mai farlo, sei lì per succhiargli i soldi. Quando tu stacchi dalla chat perché hai la vita reale a cui star dietro, subentra un'altra persona che continua il tuo lavoro di adescatrice / adescatore.
Ora, è vero che un'entrata in più senza troppo sbattimento è quasi una manna che cade dal cielo, ma l'idea di fregare delle persone mi crea un po' di problemi. Un conto è recitare su un palco, dove il pubblico è consapevole che ciò che avviene è frutto di fantasia e del talento di chi recita, un conto è fare da esca per allocchi e questo lo trovo ingiusto. Non so, mi fa sentire un po' come Wanna Marchi e le sue #televendite truffa. Quindi no, non ho accettato.
Ma veniamo a #LinkedIn.
Prima di tutto desidero rivolgervi una domanda: chi di voi ha DAVVERO trovato #lavoro su questa piattaforma? Chi ha risposto a un annuncio ed è stato assunto, chi è stato contattato da un'azienda che ha espresso interesse verso il vostro profilo? Sono sinceramente curiosa perché non conosco nessuno che abbia avuto riscontri in merito ma continuo a vedere, invece, una marea di profili #opentowork. Mi piacerebbe sentire qualcuno di voi dire "Sì, a me è capitato". Perché chiedo questo? È presto detto.
Ultimamente vengo contattata da affascinanti uomini d'affari stranieri. Sono uomini di piacevole aspetto con posizioni lavorative di tutto rispetto. Di solito sono manager, amministratori delegati, Co-Founder e roba simile. Insomma, ci sarebbe da leccarsi i baffi se non ci fosse un "ma".
Ma - appunto - dopo il primo messaggio di convenevoli di saluto, scatta il predone che si nasconde dietro al #profilo #fake. Sono sempre diffidente quando un profilo maschile - specie se straniero - mi chiede il contatto, ma accetto lo stesso. Non vorrei mai gettare al vento un'opportunità di carriera solo perché sospetto che ci sia del marcio. Il problema è che, come diceva l'alieno Andreotti, "a pensar male si fa peccato ma il più delle volte ci si prende". Infatti è così. Nel 99,99% dei casi, il profilo che mi chiede il contatto è falso. Come lo so? Perché prima di procedere nella conversazione faccio una semplice ricerchina su #internet. Cerco il nome dell'account che mi ha contattato, cerco l'azienda per cui lavora e, di solito, né l'uno né l'altro esistono. Al che, con enorme soddisfazione, li rimetto al posto loro e li blocco.
Capisco che "accalappiare" su LinkedIn sia più vantaggioso che sui normali siti di ricerca partner perché qui non devi acquistare crediti (anche se diventare #premium ha un costo), ma bisognerebbe essere un po' più furbi, a parer mio, perché non tutte sono oche giulive e ci cascano. Qualcuno mi ha detto, fra l'altro, che spesso dietro a questi profili si nascondono truffatori della peggior specie, tipo che se sei così ingenua da mandare foto, video o dati sensibili, possono arrivare a ricattarti o a chiederti forti somme di denaro perché, a loro dire, navigano in cattive acque e tu sei l'unica che può aiutarli.
Quindi in qualsiasi caso, che frequentiate siti per trovare l'anima gemella o siti per trovare lavoro, state sempre con gli occhi ben aperti perché di gente che vuole spillarvi quattrini è pieno il #web e spesso dietro la gentilezza di una donzella che accetta di chiacchierare con voi potrebbe nascondersi Ugo, 54 anni, toelettatore di cani disoccupato.
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