Ci vuole un fiore #2 - Meraviglia
Meraviglia: “Sentimento vivo e improvviso di ammirazione, di sorpresa, che si prova nel vedere, udire, conoscere una cosa che sia o appaia nuova, straordinaria, strana o comunque inaspettata”.
Il tempo con un bambino passa velocemente, e spesso i genitori sperimentano una sorta di “smarrimento” riguardando le fotografie dei primissimi mesi di vita.
Tra le difficoltà quotidiane iniziali (non dormire; avere sempre il dubbio che non abbia bevuto abbastanza latte; le insicurezze; le incertezze; i consigli non richiesti; i pianti interminabili e incomprensibili), i primi tempi da genitori passano velocemente.
Lo stravolgimento iniziale lascia spazio a una nuova quotidianità. Sebbene i primi mesi siano caotici, riusciamo a trovare il tempo di fermarci e meravigliarci di ogni nuovo progresso, e fotografiamo tutto, a volte maniacalmente.
Man mano che il bambino cresce, la frequenza degli scatti diminuisce. Perché? Semplicemente perché in un certo senso ci “abituiamo”, perché rientriamo a lavoro, ritorniamo a essere figli, amici, compagni, colleghi, e quello della genitorialità diviene un compartimento a sé stante, che è necessario far rientrare nell’organizzazione della giornata.
La seconda parola chiave, che voglio suggerirti oggi, per una genitorialità positiva è Meraviglia.
Questa è un “sentimento vivo e improvviso di ammirazione, di sorpresa, che si prova nel vedere, udire, conoscere una cosa che sia o appaia nuova, straordinaria, strana o comunque inaspettata”.
Quando abbiamo la fortuna di poterci soffermare a osservare un bambino, e il suo modo di guardare il mondo, possiamo notare come ogni cosa ai suoi occhi appaia grandiosa e piena di interesse.
La genitorialità è un viaggio, un processo in continua evoluzione, in cui regole e confini vanno costantemente ridefiniti, tuttavia esiste un filo rosso su cui tale processo si sostanzia che è rappresentato dalla relazione genitoriale, ossia il rapporto emotivo-affettivo che ti lega a tuo figlio.
Obiettivo della relazione genitoriale dovrebbe essere quello di tendere verso una progressiva autonomizzazione. I nostri figli non ci appartengono, ma appartengono al mondo, ed è a questo che dovremmo prepararli. Dovremmo agire come giardinieri, che si aspettano che la piantina cresca forte e rigogliosa, dovremmo avere ben saldi i nostri obiettivi a lungo termine, ma nel frattempo il regalo migliore che possiamo fare a noi stessi e a nostro figlio è quello di “esserci”, corpo e mente, e questo è possibile solo se ci fermiamo e facciamo nostro quel senso di meraviglia con cui i piccoli sperimentano la realtà.
Di seguito, un suggerimento pratico, e anche un modo per stare “in relazione” con tuo figlio.
Scegliete un’attività da svolgere insieme, qualsiasi cosa da un disegno a una passeggiata. Datevi un tempo preciso: cerca in questo tempo di avere la mente sgombra da altri impegni, spegni il telefono. Dopo di che, non dovrai fare altro che seguire tuo figlio: è lui che detterà le regole, fatti trasportare dalla sua fantasia, fai tua la regola del “dire sempre di sì”.
Questo ti aiuterà a conoscerlo meglio, a sottolineare la sua unicità, ma ne parleremo meglio nel prossimo articolo.