Come freelance, consulente o microimprenditore: perché è importante avere un piano B sul lavoro

Come freelance, consulente o microimprenditore: perché è importante avere un piano B sul lavoro

I passaggi fondamentali per passare da un lavoro in azienda a una condizione autonoma

1.PERCHE' UN PIANO B?

Oggi è sempre più importante progettare sempre il proprio sviluppo professionale. Dopo i 50 anni, in particolare, è obbligatorio avere un piano B. Perché? Per mettere a frutto e capitalizzare le competenze accumulate nell’intera vita professionale, per sfruttare un’occasione unica per realizzare un proprio sogno, che magari aspetta da anni o per avere un paracadute in caso di necessità. Bisogna tenere a mente però una cosa importante; il piano B non si improvvisa, ci vuole tempo per realizzarlo, va progettato con cura e soprattutto va fatto mentre si lavora e si è in una fase positiva, costruendosi in anticipo credibilità sulla materia su cui andremo a realizzarlo: prendendo certificazioni, studiando approfonditamente, aggiornandosi sempre e confrontandosi con esperti. Importantissimo scegliere qualcosa che ci dà energia; il piano B non è un ripiego, ma sarà un motore che alimenterà una nuova fase di vita professionale.


2. AUTOANALISI E MOTIVAZIONE

Da dove si parte per realizzare il proprio piano B, per diventare freelance o per lanciare una propria attività autonoma? Prima di tutto da una profonda fase di autoanalisi. Devo mettere a fuoco le competenze da cui parto, la forza dei contatti che ho, che saranno fondamentali, la mia capacità di gestione dell’imprevisto, quella organizzativa e il livello di autonomia per valutare la realizzabilità del mio piano e la sua capacità di tenere nel lungo periodo. E poi devo valutare attentamente la mia motivazione: ci vuole un convincimento forte e una piena consapevolezza delle implicazioni e conseguenze: ci sarà un nuovo equilibrio economico, ma non solo, soprattutto servirà un diverso mindset con cui andrò ad affrontare questa nuova fase di vita. Ci vuole, quindi, profonda onestà nel capire quali sono i valori, i bisogni e i desideri che andrò a soddisfare con questa scelta. Questo “scopo” sarà il vero motore per affrontare i momenti difficili.


3. DIVENTARE FREELANCE E ACCREDITAMENTO

Iniziare una nuova vita professionale da freelance. Dopo una profonda fase di autoanalisi e avere messo a fuoco la motivazione che mi muove, devo identificare chiaramente la mia proposizione al mercato. Cosa andrò a offrire? Come? Quali sono gli elementi distintivi della mia proposizione e a quale target mi rivolgerò? Posso rispondere a queste domande attraverso un costante confronto con il mercato e con altre persone. Devo accreditarmi sulla materia, devo farmi conoscere, devo preparare il terreno. E’ una fase cui dedicare molto tempo e molta energia. La cosa fondamentale, il cardine di tutto, è l’attività che farò sui social, che sono una cassa di risonanza che farà arrivare a moltissime persone il mio messaggio. Si deve arrivare ad avere un proprio sito e dei chiari materiali di comunicazione. Insomma, in tutto e per tutto è il lancio di un nuovo prodotto: me stesso, le mie capacità, le competenze che offro.

Non è stato fornito nessun testo alternativo per questa immagine


4. PRIMA REGOLA DA IMPRENDITORI: NON FARE DA SOLI

Pensare a un piano B sul lavoro è una bellissima occasione per trovare un nuovo equilibrio o per un rilancio, soprattutto nella seconda fase della vita professionale. Oltre a diventare freelance, possiamo valutare di lanciare un’attività microimprenditoriale, da soli o con altri. Attenzione, però, a evitare alcuni errori in fase di partenza. Il primo riguarda proprio l’idea, la paura che altri possano copiarla o sottrarcela, che porta sempre alla conseguenza di non confrontarsi. Invece, è il confronto che consente di capire le possibilità di successo. Il confronto è chiave: con altri manager, con incubatori o acceleratori. E poi è chiave una fase di test per valutare un eventuale fine tuning dell'idea di partenza, se non un cambiamento radicale. Il focus non è l’idea/ prodotto di per sè, ma come portarla sul mercato, come commercializzarla, individuando il target corretto, capendo come raggiungerlo, capendo se il bisogno esiste e a che prezzo posizionarsi. Il segreto, dunque, è non fare da soli: questa è la prima regola per la finalizzazione dell’idea.

5. SECONDA REGOLA DA IMPRENDITORI: NON CONSIDERARE L'IDEA IMMUTABILE

Una volta presa la decisione di lanciare una propria attività microimprenditoriale da soli o con altri, non bisogna commettere l’errore di considerare l’idea di partenza immutabile. Una startup è un cantiere sempre aperto, il cartello lavori in corso non scompare mai. Nella prima fase di lancio non si tratta di applicare in modo rigido un business plan; in questo senso la moderna tecnica del business model canvas è molto efficace perché consente di valutare la startup da tutti i punti vista, focalizzare bene il concetto di valore che andiamo a offrire e da qui intuire i cambiamenti da apportare, le migliorie e anche i drastici cambi di direzione. Dunque, non ostinarsi sull’idea di partenza, ma tenere conto di tutte le evidenze in corso d’opera. Apertura al cambiamento è davvero la parola chiave.

In conclusione: pensare sempre a un piano alternativo al lavoro che stiamo facendo, tenersi pronti, preparare il terreno con anticipo, accreditarsi. Non esitare a reinventarsi. 



Daniela Angeloni

Director at Digital Advantage Plus

4 anni

thank you Cetti, great article!

Andrea T.

Senior Technical Training Specialist - Commercial Airplane "frozen" ATPL ME IR

4 anni

Sacrosanta verità. E già anche un paio di anni prima dei fatidici 50 anni... E siccome chi assume un 50enne messo alla porta è solitamente qualcuno che deve mettere a posto qualche problema (li si che l'esperienza conta!) è meglio avere anche più di una via di fuga pronta. Non è cosa affatto facile, per questo occorre muoversi in adeguato anticipo

Lina Morello

COACHING - CONSULTING - BUSINESS DEVELOPMENT

4 anni

Grazie, ottimi spunti! Oggi a 50 si è ancora giovani e pieni di energie è quindi stimolante e saggio lanciarsi nella costruzione di un piano B ed infatti ci sto lavorando anche io. Penso tuttavia che il mercato del lavoro connotato cambiamenti sempre più veloci ed incertezze in crescita dovrebbe suggerire questo compito anche ai professionisti più giovani. 

Barbara Gherra

Coach ACC | Soft skills & Mindfulness trainer | Professional Counsellor | HR Consultant

4 anni

Intervento molto interessante, con ottimi spunti. E risuona pienamente con la mia fase di vita: ho appena avviato il mio piano B! Grazie!

Roberto Dellapiana

R.A.I.S.E. training (Ricerca, Azione, Innovazione, Sostenibilità ed Educazione interculturale) per: Scuole, Corporate education e O.N.G. Imparare è esperienza, tutto il resto è informazione

4 anni

Consigli adatti anche a chi é sotto i 50 anni..

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altri articoli di Cetti Galante

Altre pagine consultate