Come trattiamo l'Agile - Terza Tappa
Cambiare la mentalità
....Cambio, cambio, cambio di mentalità. Voglio voglio un'altra possibilità....[cit. da Cambio - Negrita]
In questa terza puntata vorrei parlare di un aspetto molto importante, anzi oserei dire fondamentale, per chi vuole applicare con successo i valori dell'Agile alla sua realtà lavorativa o personale. Vorrei parlare di approccio ovvero del tipo di visione che le persone dovrebbero avere per poter sperare di creare qualcosa che sia duraturo e non costituisca un risultato effimero che si dissolve nel tempo.
Vediamo la realtà da un punto di vista globale e dimentichiamoci delle soluzioni puntuali. Dobbiamo allargare i nostri orizzonti e le nostre percezioni. Ebbene si, si tratta di percepire la nostra realtà da un altro punto di vista che sia più ampio, più globale, che ci mostri la visione di insieme e non la risoluzione di un problema singolo. Dobbiamo pensare che la pratica così come la vediamo applicata nei contesti di studio deve essere presa per quello che è, ovvero l'applicazione di un valore, di una conoscenza teorica ad una realtà che per definizione è unica e irripetibile. Da qui se ne deduce il perché la pratica non deve mai essere presa con esempio assoluto ma come metodo per capire e studiare come è stato risolto un problema nel pieno rispetto di alcuni valori o di conoscenze pregresse.
Faccio subito un piccolo esempio: prendiamo la pratica dello Stand-up. L'esperienza e la conoscenza pregressa ci dicono che applicare questa pratica è molto sano e assicura certi risultati fin da subito. Ci viene inoltre detto che bisogna farlo tutti i giorni, con una durata di pochi minuti e tutti insieme (si intende tutti quelli che costituiscono un team di lavoro). Ebbene che ne pensate se in una azienda lo Stand-up venisse fatto il pomeriggio (invece che la classica mattina) ? Stiamo applicando male una pratica consolidata? Stiamo sbagliando ? Dobbiamo essere ligi al dovere ? Le risposte a questa domande sono: no, no, no. Quello che sta succedendo è ciò di cui stavo parlando prima: è necessario capire cosa c'è dietro una pratica, il perché esiste e il perché ci viene suggerito di applicarla e poi calarla nella realtà che viviamo tutti i giorni, preservando le sue ragioni ma adeguandola ai nostri vincoli.
Il cambio di mentalità è una cosa simile: bisogna capire cosa si sta facendo, perché la si sta facendo, capire quali sono i vantaggi che possiamo trarre da un approccio alternativo da applicare ad un processo produttivo, convincersi profondamente di ciò che ci apprestiamo a fare o a sperimentare e poi farlo senza dubbi e senza soluzione di continuità. In pieno spirito critico si intende, per non essere ciechi, ma con la massima convinzione, lo ripeto. Solo in questo modo potremmo avere una possibilità di migliorarci veramente e intensamente e sperare che i risultati che vediamo possano essere stabili, e duraturi nel tempo come stabile e duratura dovrà essere il nostro spirito di cambiamento. Solo se ci crediamo fermamente potremmo sopportare le bordate che inevitabilmente ci arriveranno e uscirne indenni. Sicuramente avremo dei fallimenti e dobbiamo uscirne. Sicuramente ci saranno persone che ci chiederanno: perché fai questo? perché mi chiedi di lavorare in questo modo? A me non va, ti rendi conto che è solo uno spreco di tempo? Si..si...tu fai lo stand-up che io nel frattempo lavoro e non spreco neppure quei 15 minuti (tanto non sono mai 5.....).
E allora: come possiamo resistere a tutto ciò, alla freddezza delle persone che non ci credono, allo scetticismo alla poca volontà di mettersi in gioco? Con le nostre parole, con il nostro comportamento con le nostre spiegazioni. Ma non basta.....il vero asso nella manica è: il nostro essere trascendenti. Se non riusciamo a essere contagiosi (in senso positivo) non riusciremo mai a scalfire le solide e granitiche convinzioni sedimentate in anni e anni di lavoro nelle persone.
Ma guardiamo dentro di noi: cosa vuol dire essere trascendenti, cosa vuol dire che ci crediamo veramente? Quando possiamo essere ragionevolmente convinti che in noi è avvenuto il cambio di mentalità?...........Semplice: quando i valori dell'Agile e le teorie del pensiero Lean sono così entrate dentro di noi che cominciamo ad applicarne le pratiche quasi inconsciamente. Quando non ci chiederemo più: cosa devo fare? Quando non ci servirà più un evento sul calendario per ricordarci che dobbiamo fare lo Stand-Up, quando il nostro stesso atteggiamento rispetto al lavoro sarà automaticamente e profondamente di per se stesso aderente (più o meno) al pensiero Lean o ai valori Agile, allora potremmo dire che siamo sulla strada giusta.
Per tale motivo, e mi ricollego alla tappa uno, riconoscete che un corso di pochi giorni non può...ripeto non può....essere utile per entrare nella logica o per ottenere un certificato che dice che siamo "master" di qualche cosa o "expert" di qualche cos'altro. Dopo due giorni di riversamento intensivo di pratiche e modi di fare (standard) come possiamo essere già trascendenti? Come dei concetti appena accennati possono essere entrati profondamente dentro di noi e in modo esploso? Come possiamo ritornare nelle nostre aziende e applicare tali concetti? Come pretendono tali aziende di aver formato una persona in seguito ad uno di tali corsi?
Vorrei far passare il concetto che i valori dell'Agile o il pensiero e la cultura Lean sono cose molto ma molto serie e l'esperienza più che trentennale di persone che ne hanno formulato i postulati base non può e non deve essere banalizzata in uno o più corsi intensivi. Qui si tratta del cambio di mentalità, qui si tratta di vedere le cose in modo diverso, qui si tratta di atteggiarsi in modi che nessuno conosce a prescindere perché dipendono specificatamente dalla realtà quotidiana. Solo in questo modo possiamo rischiare di applicare veramente un valore. Dall'altra parte rischiamo di diventare invece tanti automi che pedissequamente in modo stereotipato ripetono comportamenti che sono stati loro mostrati sperando di ottenerne dei risultati. Quanta tristezza c'è nelle persone che non interpretano e non riflettono sul vero "valore" che possono ottenere dall'applicazione ragionata e pensata di pratiche standard alla loro realtà. Avete mai visto ballare le persone che son andate a scuola di ballo e hanno memorizzato una sequenza di passi e poi ripetono in modo automatico tale sequenza durante una serata, fuori tempo e fuori contesto...solo perché sanno che quella è una possibile sequenza corretta: ma nella realtà del corso di danza probabilmente !!!!
Altra considerazione sul cambio di mentalità e sulla necessità di abbandonare il comportamento secondo il quale si cerca di perseguire obiettivi puntuali: il modo di fare management utilizzando i tanto sospirati MbO (Management by Objective) costituiscono una della cause principali di comportamenti deviati e disfunzionali nelle aziende. Le persone ricevono un MbO (solitamente di tipo economico), quindi cominciano a fare di tutto per fare in modo di centrare tali obiettivi personali....c'è bisogno di andare oltre, potrei fermarmi qui....tutto MUDA allo stato puro: tali obiettivi sono puntuali e quindi le persone li rincorrono smodatamente tutti gli anni. Quali saranno i nuovi obiettivi? Non si sa..si attende di riceverli e poi li si rincorre senza sosta. Quindi in logica pienamente reattiva e non strutturale. Gli obiettivi puntuali di due persone diverse potrebbero molto ma molto facilmente generale dei comportamenti ottimizzati per ognuna di esse ma in realtà disfunzionali per l'azienda vista nella sua totalità e in generale per il valore da fornire al cliente finale. E questa solo una delle ragioni...ma ce ne sono altre. Il cambio di mentalità in questo caso comporta una visione allargata o forse su un piano superiore rispetto agli MbO che fa si che non si miri più agli obiettivi puntuali ma all'obiettivo ottimizzante per il valore il che poi porta al perseguimento di risultati sull'utente finale che sono di molto superiori a quelli menzionati negli MbO. Ma questo è un altro tema che affronterò nelle tappe successive.......
In conclusione: pensiamo al valore di quello che facciamo (guarda caso..ripenso al pensiero Lean). Pensiamo che la nostra realtà è sicuramente unica e irripetibile e nessuno potrà mai darci la ricetta per il "nostro" successo. Dobbiamo applicare la teoria e le pratiche generali al nostro contesto senza snaturarle (questo è un vero pericolo...di forse parlerò in seguito). Sopra ogni cosa: dobbiamo decidere se vogliamo crederci in quello che facciamo e in particolare sul cambiamento che vogliamo apportare alla nostra realtà. Se pensiamo che in fondo in fondo non siamo convinti e meglio . non imbarcarsi o spendere soldi in azioni che risulterebbero inutili o parzialmente utili ma per un tempo limitato. Se decidiamo che ci crediamo fermamente: beh..allora dobbiamo partire e nessuno potrà fermarci..o meglio saremo in grado di rendere evidente a tutti i benefici di ciò che intendiamo fare e allora nessuno potrà mai negare l'evidenza e tutti potranno beneficiare dei fantastici risultati che otterremo insieme.