Vita di chapter: trovare più di quello che si cerca

Vita di chapter: trovare più di quello che si cerca

In un post recente ho raccontato la decisione di provare a migliorare la narrativa su Agile oggi diffusa in azienda. Parlare di Scrum, all’inizio della nostra trasformazione, era parsa una buona idea: rassicurava e forniva chiarezza in un momento di totale incertezza. 

Come ogni scelta ha avuto delle conseguenze, alcune critiche. Si sono create aspettative, molte delle quali distanti dalla nostra situazione attuale. Di sicuro uno stimolo positivo per cercare azioni di miglioramento, ma allo stesso tempo una fonte di frustrazione non trascurabile.

Abbiamo quindi deciso di spostare il focus dalle pratiche verso temi capaci di innescare riflessioni più costruttive. Temi in grado di stimolare un percorso di evoluzione continua con soluzioni specifiche e capaci di rispondere ai bisogni reali. 

Su quali temi ci siamo concentrati?

  • Trasparenza
  • Equilibrio
  • Collaborazione 
  • Centralità del cliente
  • Flusso
  • Leadership a tutti i livelli
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Chiunque abbia familiarità con Kanban può riconoscere in questi punti i nove valori proposti da Mike Burrows.

In questo articolo non descriverò l’esperienza fatta con i team, ma mi concentrerò invece sull’impatto interno al nostro chapter.

Un passo indietro

A inizio dicembre, per la prima volta, è stato utilizzato Agendashift durante il kickoff di un nuovo team (ne parlo qui). Proprio in questa prima occasione l’approccio si è dimostrato interessante. Ne abbiamo visto e toccato con mano il potenziale. Questa sensazione ci ha portato alla decisione di replicare l’esperienza facendola diventare un approccio condiviso. 

Per poterlo fare dovevamo però raggiungere un livello di maturità sufficiente tra tutti i membri del chapter. Con provenienze e livelli di esperienza differenti abbiamo sentito il bisogno di allinearci tra noi sulle idee alla base di quei temi, sulla loro importanza e sugli impatti. 

Grazie al livello di fiducia che ci caratterizza siamo stati onesti nell'evidenziare il bisogno di chiarire i dubbi per poter essere davvero efficaci all’esterno. Un conto è essere d’accordo sul fatto che i nove temi siano interessanti, un conto è essere in grado di trasformarli in qualcosa di concreto e di valore per le persone con cui lavoriamo.

Cosa abbiamo fatto

A inizio anno abbiamo definito che concentrarci su questi temi sarebbe stata la priorità per i momenti di chapter che dedichiamo alla nostra crescita professionale e personale (butta un occhio qui).

Ognuno di noi ha selezionato in pull uno o più temi con l’obiettivo di approfondire l’argomento e progettare un mini workshop da proporre, a turno, a tutti gli altri membri del chapter. 

Si sono quindi formati gruppi di due o tre persone che in autonomia hanno cercato informazioni aggiuntive e preparato una struttura di facilitazione coinvolgente e pratica. 

Settimana dopo settimana abbiamo affrontato ogni argomento. Siamo ora giunti al termine di questa esperienza e, dopo qualche centinaia di post it virtuali, possiamo raccontare com’è andata.

A volte trovi più di quanto cerchi

“La vita è come la spedizione di Cristoforo Colombo che scioglie le vele per raggiungere le Indie e invece scopre l’America. Ma non l’avrebbe scoperta se non avesse deciso di partire per le Indie. Nessun viaggiatore sa mai esattamente dove approderà. Il viaggio lo costringe a mettersi in ascolto e alla ricerca. E chi incomincia a cercare ciò che ama finisce quasi sempre per amare ciò che trova”. Gamellini

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Con tutti i temi la domanda d’innesco è sempre stata: perché è importante? 

In realtà, strada facendo, siamo andati ben oltre. Grazie a una buona dose di serendipità ci siamo resi conto che stavano emergendo diversi elementi interessanti e non previsti.

  • Tra i sottogruppi si è creata una forma di competizione sana per cui ogni workshop doveva essere migliore del precedente: più coinvolgente, più fluido, più interessante 
  • Volendo creare un’esperienza coinvolgente non abbiamo quindi approfondito solo il tema che avevamo scelto, ma anche come progettare al meglio un workshop. Per alcuni di noi è stata un’occasione importante per mettersi in gioco in un ambiente sicuro. 
  • Abbiamo toccato con mano il valore della collaborazione e della creatività tra persone che si stimano a vicenda, con la consapevolezza che il tempo a disposizione non sarà mai abbastanza 
  • Diverse idee si sono rivelate brillanti. Ci siamo resi conto che alcuni formati sperimentati tra di noi potranno essere usati per condividere gli stessi temi con un numero maggiore di persone o per toccare temi diversi a partire dalla stessa struttura 
  • Usare i workshop all’interno del chapter ci ha permesso di ragionare in primo luogo su noi stessi, una sorta di retrospettiva continua, prima ancora che verso l’esterno
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Perchè vale la pena provarci

Lo sviluppo e la crescita di un team può essere il punto di partenza in cui sperimentare le dinamiche di collaborazione fondamentali per il team stesso. Al di là di quello che ci raccontiamo non sempre le attività in carico a un team favoriscono il giusto grado di collaborazione fin da giorno zero. Sono convinto che la crescita interna possa essere un'ottima palestra. Il nostro punto di partenza è stato un argomento legato alla nostra competenza di dominio, ma ogni team può trovare il suo. 

Gli elementi che per noi si sono di dimostrati utili e che mi sento di consigliare sono:

  • Un obiettivo e un perimetro chiaro: gli argomenti che abbiamo deciso di affrontare erano noti e ognuno di noi era allineato sullo scopo
  • Un periodo temporale sensato in cui concentrarsi sull’obiettivo. Abbiamo definito il nostro ritmo, con il giusto focus, ma con la giusta flessibilità 
  • Ognuno di noi era consapevole dell’impegno richiesto e della necessità di trovare un equilibrio tra ciò che avrebbe voluto fare e il tempo a sua disposizione 
  • Nessuno si è trovato solo

Conclusioni

Come Agile Chapter abbiamo la fortuna, ma anche la responsabilità, di essere un esempio di team che sperimenta modalità di lavoro diverse e, almeno per nel nostro contesto, nuove.

Abbiamo la possibilità di bilanciare l’impegno che dedichiamo ai team e al nostro miglioramento, sappiamo di essere privilegiati. Ma siamo certi che vivere in prima persona queste esperienze, con i vantaggi e le difficoltà, ci permette di essere ancora più efficaci nel supportare tutte le persone con cui collaboriamo giorno dopo giorno.

Si parla sempre più spesso della collaborazione come una delle competenza fondamentali per il mondo del lavoro futuro. Ma parlarne non basta, serve mettersi in gioco, sperimentare forme diverse, investirci tempo ed energia. E con un po’ di fortuna si trova più di quello che si stava cercando.

Anas Asri

Product Org Coach | Scaling in a digital env. 🚀

3 anni

Vivendo tutto ciò in prima persona non ti rendi conto a volte della visione d’insieme. Presi dal fare, spesso non alziamo la testa per osservare. Per me questo articolo ha dato proprio la sensazione di avere alzato lo sguardo dal “tavolo di lavoro” per osservare e riguardare quel che è stato fatto insieme. L’insegnamento più grande che mi porto dietro riguarda la qualità del tempo che ci abbiamo dedicato. Agile, un po’ per il termine che si ritrova ed un po’ per la narrativa che gli è associata, porta alla mente “velocità”. Nel mio caso, invece, con questa esperienza ho visto e vissuto “qualità”. Ad ogni “iterazione” tra di noi abbiamo portato avanti il nostro “prodotto” migliorandolo in virtù di feedback e sana competizione. Le settimane ipotizzate per portare avanti questo tema sono state rispettate, ma la qualità dei diversi output che abbiamo raccolto era esponenziale tra di loro e per niente immaginabile o anticipabile.

Samuele Bozzoni

Responsabile Risorse Umane | Laurea Magistrale in Relazioni di Lavoro LM-77 | Diploma Avanzato CIPD (cipd.org) in Strategic People Management

3 anni

Grazie Luca Bergero molto interessante e stimolante come sempre ! In passato io ho trovato difficile creare collaborazione dove c'è poca trasparenza, ma non per mala fede, ma perché le persone magari sono abituate a relazionarsi sono con il capo diretto. In questi casi a me resta la soddisfazione di averci provato, credo sono comunque sempre le persone, come nella vostra esperienza, che devono salire a bordo e portare contenuti 😀

Angelo Ivan Rossi

Chief Reg. Compliance & Information Officer

3 anni

Luca Bergero articolo come sempre interessante per gli spunti che offri. Rinfranca sempre come dalla tua esperienza emerge quanto i Framework siano importanti (e debbano essere conosciuti sopratutto da Chi vuole porsi come facilitatore) ma devono sempre restare uno Strumento per un Obbiettivo, mai dettare quest'ultimo, diversamente il gruppo rischia di diventare cieco/rigido nel scoprire valori inattesi (e subentra anche un fattore di noia, diciamocelo!). Per funzionare, Fiducia+Tempo come evidenzi: se si lavora sempre in "regime di scarsità" e mai di "abbondanza q.b.", la parte creativa delle Persone non si attiva, lasciando spazio solamente a quella limbica Razionale se non Rettiliana (sopravvivenza:mi focalizzo a produrre il risultato atteso, indifferentemente che crei valore, per dimostrare che non ho disperso energie.. sopratutto se c'è un HIPPO-potatore coinvolto😉) La tua chiosa in finale è assolutamente riassuntiva👍 "Si parla sempre più spesso della collaborazione come una delle competenza fondamentali per il mondo del lavoro futuro. Ma parlarne non basta, serve mettersi in gioco, sperimentare forme diverse, investirci tempo ed energia. E con un po’ di fortuna si trova più di quello che si stava cercando." Nicolò Tavella

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