Covid: e adesso che si fa?

Covid: e adesso che si fa?

Sono stati i nostri stessi governanti a pronunciare una frase che la dice lunga sul loro modo di pensare e agire: “La tensione sociale era diventata troppo alta, chiudere la fase di lockdown era diventato non più procrastinabile. Un nuovo lockdown non ci sarà perché il danno che genererebbe sarebbe superiore ai benefici che produrrebbe”.

Svantaggi sanitari e vantaggi elettorali

Sarebbe allora spontaneo domandarsi perché il lockdown vi sia stato. Non so valutare l’efficacia sul piano sanitario, ma sul piano politico sono sicuro nel sostenere che la frase dei nostri politici va decifrata in questi termini: “il sacrificio in termini di consenso elettorale che noi, paladini degli interessi particolari di singole categorie sociali che rappresentiamo, avremmo dovuto sostenere perseguendo nel lockdown, era diventato ormai troppo alto e metteva a rischio i nostri interessi politici, partitici e di tutela dei gruppi di potere che ben rappresentiamo”.

Come dire che qualche morto (migliaia di morti) in più per Covid non giustifica certo una riduzione degli introiti e vantaggi personali di questi soggetti.

E allora, in fretta e furia, STOP al Lockdown

Questo è avvenuto con la semplice formula del passaggio a un rilassamento generalizzato, che ha portato, in poche settimane, da una condizione di massima attenzione a una di massimo disinteresse. Situazione che permane tutt’ora, prova ne sia la conferma dell’effettuazione delle elezioni in sei Regioni e addirittura del Referendum confermativo della riduzione del numero dei parlamentari. Una spesa enorme, che ben avrebbe potuto essere procrastinata, e un rischio di contagio altissimo, che avremmo potuto risparmiarci. Ma “qualche morto (migliaia di morti) in più per Covid” ben giustifica un sondaggio elettorale che potrebbe modificare gli equilibri politici attuali, aggiungendo alla crisi pandemica anche quella di governo.

Come ci si sarebbe potuto comportare?

La risposta sta nella disamina fatta negli articoli precedenti e nella considerazione dei dati che, ad oggi, ci dicono che

le imprese che temono di affrontare problemi di liquidità nei prossimi sei mesi ammontano a 780 mila.

Si tratta del risultato di un’indagine condotta da Unioncamere, che ha mirato a valutare le prospettive occupazionali delle imprese in seguito all’emergenza Coronavirus. 

Ciò sta a significare come le promesse Governative, ora agganciate alla prospettiva Europea di concedere all’Italia un supporto finanziario imponente e rimborsabile in tempi lunghissimi, così da non rendere il debito pubblico ingestibile, non vengono credute, o lo sono solo in parte. Sarebbe stato strano il contrario, dopo la prova di totale inefficienza nei mesi in cui l’intervento statale, celere e consistente, veniva sbandierato ai quattro venti malgrado non esistesse.

Sarà quindi necessario comportarsi in maniera completamente diversa da come ci si è comportati fino ad oggi.

Si può definire una scaletta di comportamenti e scelte possibili?

Non mi riferisco a norme sanitarie o altro, l’efficacia delle quali dipende dal comportamento delle persone, che resta una variabile del tutto indipendente. Guardo piuttosto a una strategia, che va immediatamente definita e applicata.

Il punto di partenza è proprio la disponibilità Europea a erogare i finanziamenti annunciati, che dipende dalla predisposizione da parte dell’Italia di un piano strategico di ampio respiro.

Deve essere un piano credibile perché nessuno, in Europa, è disposto a fare elemosina. E questo i nostri governanti lo devono capire una volta per tutte.

In Europa avviene esattamente come in ogni impresa sana.

Nel momento in cui l’imprenditore chiede del denaro a un finanziatore deve

  • dimostrarsi affidabile,
  • avere un progetto preciso che meriti di essere finanziato,
  • garantire la possibilità di rimborso,
  • avere una storicità che dimostri la sua puntualità di pagamento, il controllo del debito, la correttezza degli investimenti fatti, la capacità di trarre dalla propria attività flussi finanziari positivi assieme ad utili accettabili,
  • dimostrare come il finanziamento agevolerà l’impresa nel suo risanamento e sviluppo.
L’imprenditore “Proattivo” si pone la domanda: “Cosa devo fare per essere credibile presso le persone che intendono appoggiarmi e non tradire la loro fiducia?”
 
La proattività è fondamentale

Il piano che lo Stato dovrà predisporre dovrà essere obbligatoriamente animato dalla proattività. Ciò per soddisfare le aspettative di coloro che ci finanzieranno, cosa non facile per un paese come il nostro, che da sempre vive sul debito pubblico e continua a dare esempi di cattiva gestione della cosa pubblica, nonché dell’utilizzo dei fondi che da sempre l’Europa ci concede al pari degli altri paesi Europei, che ne fanno, ahimè, un uso ben più oculato.

In nome della proattività sarà necessario identificare dei settori industriali trainanti.

Penso al settore

·       dell’industria pesante,

·       dell’edilizia pubblica e privata,

·       al comparto della realizzazione di macchine per l’industria,

·       della carpenteria meccanica,

·       della realizzazione di componenti nel settore automotive,

·       al settore della ricerca applicata allo sviluppo dei processi industriali,

·       al settore sanitario,

·       a quello dell’istruzione.

Questi settori, ma ce ne potrebbero essere molti altri, sono tali da riuscire a creare un indotto enorme di imprese, in grado di sviluppare attività di ogni tipo, connesse in filiera con quelle attivate dalle imprese appartenenti ai settori trainanti.

Pensiamo semplicemente a cosa voglia dire realizzare una casa, a quante imprese vengano normalmente coinvolte nell’edificazione: da chi progetta l’edificio, a chi ne realizza il grezzo, a chi fa le finiture, a chi realizza l’impiantistica, a chi la arreda, a chi cura gli spazi esterni, a chi realizza le strade e le opere di urbanizzazione necessarie a inserirla nel contesto geografico e urbano.

Un piano che prevedesse al suo interno un forte impulso al settore dell’edilizia privata e pubblica attiverebbe un volano di portata immensa.

E lo stesso può essere detto per gli altri settori primari citati, tutti in grado di alimentare indotti di dimensioni immense.

Cosa andrebbe evitato assolutamente?

Bisogna evitare gli interventi a pioggia.

I vari bonus che il governo ha concesso in questo periodo hanno generato spese enormi sottratte allo sviluppo e alla tutela del comparto economico e sostenute da una logica puramente assistenzialistica.

Un governo capace di scelte anche impopolari, ma sicuro nel proprio agire, avrebbe orientato gli interventi nel settore dell’industria, consapevole che, se solo quel motore avesse potuto continuare a girare in maniera più o meno regolare, il beneficio sarebbe stato generale.

Invece si è guardato non a chi produce ma a chi consuma, come se la domanda potesse esistere senza una offerta, aprendo la strada alle truffe (nel settore sanitario non si contano) al mercato nero, al malaffare.

E sì che l’Italia un vantaggio l’aveva, ovvero quella di essere stato il secondo paese al mondo ad essere colpito dal Covid dopo la Cina. Era pacifico, da subito, che la pandemia si sarebbe diffusa a macchia d’olio in Europa e nel mondo, ma intanto l’Italia aveva il vantaggio di simulare il “dopo emergenza”, vivendo un presente drammatico, ma avendo l’esempio della Cina che lottava per uscire da una crisi che da lei era iniziata e con numeri imponenti.

Quindi si era in una condizione dove il presente ci mostrava cosa avremmo dovuto fare per evitare un futuro tragico, indicandoci le linee guida di un’azione di difesa sanitaria ed economica immediata, in funzione di un rilancio che da noi avrebbe potuto avviarsi prima che in altri paesi, colpiti dalla pandemia solo successivamente.

Nulla di tutto questo è stato valutato ed applicato. Si è proceduto con i bonus a pioggia, non si è voluto capire che era l’industria a dover essere sostenuta, a discapito dei produttori di servizi e dei consumatori che non generano ricchezza, ma la consumano, ma che pure avrebbero partecipato, anche se in seconda battuta (ma qui si parla di mesi e non di anni), alla generale ripresa economica, che sarebbe stata rapida e nel pieno rispetto della tutela della salute.

La scelta da fare?

È notizia recente che un imprenditore si è suicidato non riuscendo più a far fronte ai propri debiti e non vedendo alcuna prospettiva per la propria attività.

Il Sole 24Ore del giorno 25 Agosto riporta che su 10 lavoratori Cassaintegrati, il salario per 7 su 10 è stato ad oggi anticipato dagli imprenditori e pagato dall’INPS solo per 3 su 10 e che i denari anticipati dagli imprenditori verranno loro rimborsati dall’INPS secondo tempistiche non quantificabili per quanto sono remote.

Come è possibile che il Governo sia il primo

  • ad annunciare provvedimenti che non può sostenere,
  • a fare promesse che non può mantenere,
  • ad aiutare le imprese produttrici di beni solo a parole,
  • a finanziare a pioggia le categorie sociali portatrici di consenso e voti neppure rimandando il tempo della verifica del consenso a momenti di minor difficoltà per il paese, con il sicuro intento di far pesare l’esito elettorale in parlamento, bloccando qualunque iniziativa anche modesta.

Che credibilità potrà mai avere sui mercati un governo

  • che dice di aver stanziato cifre iperboliche per le imprese, che non sono denaro, ma solo garanzie,
  • che non ha soldi ma solo debiti,
  • che costringe le imprese a pagare la cassa integrazione non avendo i soldi per pagarla lui,
  • che discute in Europa per voler far digerire a finanziatori ben disposti dei piani di investimento raffazzonati, dove tutto è presente meno una linea chiara di ripresa e sviluppo.
In questo momento l’opzione è tra due strade ben distinte: si può scegliere di restare in quella dell’ipocrisia e delle parole a vuoto o intraprendere quella, più impegnativa, ma sicuramente produttiva, della proattività.

Chi (soprav)vivrà, vedrà.


Elisabetta Biolo

Co-fondatrice REaction Group (Valorizzazione degli immobili - progetto BeHome salto di +2 classi energetiche in H 24-48) | Co-fondatrice Freeworks.it (Soluzioni per l'immagine aziendale)

4 anni

Si prevede un autunno di continui cambiamenti, ma è positivo dire anche che ci sono nuove opportunità lavorative e nuovi metodi di lavoro... l’importante è che Ogni singolo imprenditore e professionista abbia la visione del lavoro di team e tutto raggiunto con successo.👏💪👍

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