Da Via Col Vento ad Hazzard: perché qualche volta bisogna scegliere la banalità.

Da Via Col Vento ad Hazzard: perché qualche volta bisogna scegliere la banalità.

La questione HBO-Via Col Vento mi ha fatto ripensare ad una teoria che sostengo da anni: a volte per comunicare in modo efficace occorre essere banali.

Per chi non avesse seguito la storia parlo della presunta censura del film Via col Vento da parte della piattaforma streaming HBO che l'ha temporaneamente oscurato dal proprio catalogo perché, nella sostanza, colmo di riferimenti e stereotipi razzisti.

Appena diffusa la notizia si è scatenata una bagarre tra gli intellettuali del: "è una scelta insensata, le persone non sono tanto stupide da non capire il contesto" e gli etici integralisti del "è giusto così, se non lasciamo spazio agli stereotipi possiamo contrastare il razzismo".

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Cito due del milione di opinioni lette in rete nell'ultima settimana su ciascuna posizione.

PRO FILM

 «Se Via col Vento fosse consegnato al passato, sarebbe più facile per molti dimenticare quanto sia indicativo del nostro presente»
Jade Bastién, Giornalista di Vulture

CONTRO IL FILM

«È un film che, quando non ignora gli orrori della schiavitù, fa una pausa solo per perpetuare alcuni degli stereotipi più dolorosi sulle persone di colore»
John Ridley, Regista e Sceneggiatore premio oscar per il film 12 Anni Schiavo

Personalmente ho sempre trovato irritanti i politicamente corretti a tutti i costi e la loro millantata sensibilità social che poi non trova applicazione nella vita reale. Allo stesso tempo, sarà la vecchiaia, inizio a vedere da un'altra prospettiva anche le posizioni di quell'élite culturale a cui, forse inconsciamente, ho sempre aspirato e che pone l'arte e la completa libertà di espressione sempre e comunque al primo posto.

Ma perché scegliere? Se c'è una cosa che la storia ci ha insegnato è che le questioni dell'essere umano - quasi tutte - sono sempre infinitamente più complesse di quello che appaiono e che, piuttosto che affrettarsi a prendere posizione da una parte o dall'altra, forse è il caso di riflettere, indagare e valutare la "terza via", che non è quella del compromesso ma quella dell'efficacia rispetto all'obiettivo comune.

HBO ha chiarito che l'oscuramento del film è solo una misura temporanea e che questo sarà reintrodotto con un cartello disclaimer (e forse altri contenuti) che spieghino il contesto storico e culturale in cui è stato girato e che sta raccontando il film.

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Anche sul Disclaimer, però, è arrivata una pioggia di polemiche e istintivamente sarei d’accordo anch’io. Per fare un altro esempio posso affermare con certezza che leggere un disclaimer che mi spiega che in realtà il Generale Lee, personaggio storico che dà il nome alla mitica auto "filo-sudista" arancione del telefilm Hazzard, non è stato poi tanto un mito da idolatrare sarebbe irritante e in parte anche fuori contesto se sto per guardare una puntata di questa serie comedy degli anni ‘80. 

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Come ho detto però: bisogna riflettere. E a pensarci bene, non mi pare che ci siano state sollevazioni popolari sui disclaimer in cui si sottolinea che “ogni riferimento a fatti e persone realmente accaduti è puramente casuale” o che “nel programma sono inseriti prodotti a scopo commerciale” o che “durante le riprese nessun animale è stato maltrattato”. Tra una battuta e l'altra abbiamo imparato ad accettare persino quello del: “programma girato prima del DPCM” per non parlare di quello sui Cookie presenti sui siti web. E allora mi sorge il dubbio che prendere una posizione "CONTRO QUALCOSA" sia più uno sport e un modo per garantirsi visibilità affermando se stessi che il frutto di un reale e costruttivo percorso razionale.

Insomma è vero che siamo adulti e vaccinati ma è impossibile negare che qualcuno sia meno vaccinato di altri. Per quanto si possa odiare la retorica, nonostante i passi avanti rispetto al passato, ancora c'è necessità di reclamare con rabbia l’uguaglianza tra bianchi e neri o di celebrare con convinzione il Pride Month per sensibilizzare tutti sul tema della diversity.

Ecco perché, sono convinto che la comunicazione di oggi abbia ancora molto bisogno del “banale”, delle didascalie, delle spiegazioni. Ha bisogno che Instagram inserisca gli adesivi color arcobaleno per arricchire le proprie Stories, che una partita di calcio possa essere sospesa per cori razzisti, che i brand facciano campagne sociali o che prima di un film, un programma tv o uno spot pubblicitario possa esserci un formale, noiosissimo e banale cartello. Risulta stonato? Risulta scomodo? Risulta pensato per degli scemi? Fa parlare tutti, anche chi dovrebbe stare zitto? Allora sta facendo esattamente il suo lavoro. Ce ne accorgeremo da soli quando non sarà più necessario. Ne sono certo.

Ricordiamoci sempre però che, nonostante il disclaimer "il fumo uccide" su ogni pacchetto di sigarette, c'è ancora molta gente che fuma. La strada dunque è lunga.

Se la censura non porta da nessuna parte non ci si muove nemmeno aspettando che siano SOLO gli artisti e i creativi a parlare alle folle. Nella comunicazione serve anche l'ABC, il messaggio diretto, il banale o, in altre parole: IL SEMPLICE.

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Yonier Busnelli ❄️

Snowflake ❄️ MOBILIZING THE WORLD’S DATA

4 anni

Vincenzo, io sono uno dei pochi ad aver ipotizzato che quanto successo fosse una mossa di HBO per supportare il lancio della propria piattaforma streaming avvenuto a fine maggio...

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