Di questo non si parla.

Di questo non si parla.

Ogni volta che devo, o che voglio, occuparmi di qualcosa solitamente parto da una rapida analisi di Trends Google per vedere le tendenze dell’interesse che un argomento è in grado di suscitare nel pubblico della rete. 

L’ho fatto anche nei giorni freddi e piovosi di questo ponte del 25 aprile, per vedere come si muovesse l’interesse delle persone sul caso mediatico della settimana, la censura del discorso di Scurati sui partigiani e sull’antifascismo. Lo scrittore dei romanzi sulla vita di Mussolini, diventati anche un interessante spettacolo teatrale di Massimo Popolizio assente dal catalogo di RaiPlay che pure lo aveva trasmesso pochi anni fa, ha raggiunto il massimo di interesse rispetto ai termini di confronto che ho utilizzato, superando “Giorgia Meloni”, “Vannacci” e dando parecchie lunghezze al termine “partigiani”, nelle ricerche degli italiani collegato spesso a concetti negativi come “ucciso dai partigiani” o “partigiani jugoslavi foibe”. 

La censura del monologo di Scurati, quindi, sembra aver suscitato un grande interesse soprattutto nei confronti dello stesso Scurati più che nel merito delle questioni che andava a toccare. Merito che non è stato nemmeno sfiorato dall’operazione social del presidente del consiglio che, pur con un preambolo ispirato alla tipica fallacia dell’argomento fantoccio questa volta basato sul compenso pattuito per la presenza dello scrittore in Rai, ha pubblicato il discorso nella sua integrità. Nessuno si è domandato come avesse potuto averlo, se lo avesse fra le mani già prima della censura o se lo avesse richiesto dopo che i proverbiali buoi erano scappati dal recinto, ma la cosa più importante è analizzare perché lo abbia pubblicato. 

Ad aiutarmi in questa rfilessione è stata la serie televisiva “Il complotto contro l’America”, tratta dall’omonimo romanzo di Philip Roth. La storia descrive come avrebbe potuto essere il mondo se le elzioni USA del 1940 fossero state vinte dal con servatore Lindbergh invece che dal democratico Roosvelt. In una scena il rabbino interpretato da John Turturro viene invitato alla convention dei conservatori per dimostrare la loro assoluta apertura nei confronti degli ebrei, che in Europa erano perseguitati. La consueta lucidità dell’analisi di Roth emerge nel commento che uno dei protagonisti fa mentre ascolta il discorso alla radio: “il rabbino ha reso kosher Lindbergh, dando il permesso a tutti i suoi potenziali elettori di votarlo senza sentirsi dei razzisti o degli antisemiti”. La pubblicazione del discorso di Scurati, allo stesso modo,  era rivolta principalmente agli elettori del centrodestra, che hanno avuto la conferma della magnanimità della loro presidente e che quindi possono continuare a sostenerla senza sentirsi legati a quel passato che non è mai stato apertamente rinnegato. 

Che questo passato resti indicibile,e lo sia stato anche per molto tempo prima dell’avvento al potere dell’attuale governo, lo dimostra anche un altro argomento di discussione che è girato sui social in questi giorni, pubblicato dalla pagina Facebook e dal gruppo Telegram Cine Facts, ed è legato a una serie tv di culto come “Friends”. In una puntata Joey Tribbiani istruisce Chandler su come comportarsi con la nonna che, nell’originale, “è stata tipo la sesta persona a sputare sul cadavere di Mussolini” e che in italiano è diventata “potrebbe ricorrere al suo vecchio fucile a pallettoni”, trasformando quella che era evidentemente una partigiana in una più normalizzata ed eccentrica Nonna Sabella. 

A furia di non volerne parlare, un po’ come faceva il mondo dei maghi con Voldemort nella saga di Harry Potter, l’elefante nella stanza diventa sempre più grosso. Lo sapeva già Eugene Ionesco che nel suo “Amedeo, o come sbarazzarsene” raccontava di una coppia in crisi che nascondeva nel suo appartamento il cadavere dell’amante della moglie, che diventava ogni giorno più grande fino a inglobare il protagonista e a portarlo via con sé. O gli amanti del "Grand Macabre" di Ligeti, che ignorano la fine dei tempi continuando a duettare, come noi che dopo ormai ottant’anni, non abbiamo ancora fatto i conti con il nostro passato preferendo, ogni anno, duettare sul 25 aprile, in attesa che la festa finisca e si possa passare al nuovo trending topic. 

Così alle spalle di Scurati, sempre nella schermata della mia breve ricerca su Trends Google,  sta tornando ad affacciarsi il generale Vannacci, campione di notorietà nella scorsa estate, e chissà che la sua annunciata candidatura per la Lega alle elezioni europee non risollevi le sorti del suo nuovo libro. Perché nel “Mondo alla Rovescia” la politica si fa dettare l’agenda ascoltando “quello che piace alla gente”, trasformando i suoi presunti leader in follower.  La stessa cosa, in fondo, che succede anche nel mondo delle piattaforme di streaming: in questo articolo di Wired si spiega come “gli show più visti sono spesso quelli un po' dozzinali e meno acclamati dalla critica, che la piattaforma quindi è incentivata a produrre”. Eventi sportivi in diretta, reality, celebrity e il ritorno della pubblicità anche sui canali a pagamento stanno trasformando le piattaforme in una nuova versione della televisione generalista, dove continuiamo a vedere le stesse cose che vedevamo prima, solo in posti diversi. 

E quando arriva una novità, non sappiamo come classificarla: è successo con la bellissima serie “Baby Reindeer” presentata dalla piattaforma come “comedy” quando invece è una delle riflessioni più serie e toccanti sulla complessità delle relazioni interpersonali, che se la gioca per intensità con il film “All of us strangers”. Nella serie e nel film, i protagonisti sembrano bloccati in un passato fatto di segreti, di silenzi, di cose che non si possono dire e che impediscono loro di trovare un vero sviluppo verso qualcosa di nuovo. Sono, forse siamo, completamente rinchiusi in un passato di cui non si può parlare, e in un presente dove le nuove tecnologie non servono a costruire nuovi rapporti o a conoscere cose che ci possano sorprendere, ma a rimuginare sul già detto e sul già visto alla ricerca di un presunto successo che magari è facile da ottenere, ma che non porta da nessuna parte.  

Marco Ravasio

Sales and Marketing Manager - Consumer Italy at Enovis Italia

7 mesi

Grazie per gli spunti settimanali, anche questa volta una lettura molto interessante. La nonna partigiana di Friends è decisamente la numero uno, purtroppo però mi pare non abbia dato il via ad una rinnovata discussione sul doppiaggio (nato non a caso in certi anni…).

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