Divieto di social ai minori di 16 anni: giusto o sbagliato?

Divieto di social ai minori di 16 anni: giusto o sbagliato?

Il Parlamento australiano ha approvato una legge che vieta ai minori di 16 anni l’apertura di account sui social media. Alle piattaforme spetta il compito di verificare l’età degli iscritti e in caso di violazioni sono previste ingenti multe. Misure analoghe sono allo studio in diversi paesi europei, Italia compresa: al Senato e alla Camera sono state presentate diverse proposte di legge che godono di consenso bipartisan. Ma - com’è giusto che sia - la norma australiana (in vigore tra un anno) ha generato un ampio dibattito.

Partiamo da una questione di metodo: tutti possiamo legittimamente avere opinioni su qualunque aspetto della vita ma quando parliamo di salute - perché da qui muovono tutte le proposte di regolamentare la vita digitale dei più giovani - bisogna affidarsi ai fatti e ai dati con i quali gli scienziati li descrivono.

Molti dati sono forniti nel volume La generazione ansiosa di Jonathan Haidt - e molti di più sono disponibili sul sito theanxiousgeneration.com - ma sono tanti gli scienziati sociali e gli psicologi che hanno studiato la relazione tra l’uso (soprattutto l’abuso) dei social network e il benessere psichico e sociale di bambini e adolescenti. L’idea che mi sono fatto si basa sugli studi che ho letto, sull’esperienza di genitore e sul lavoro educativo che viene condotto in Wind Tre fin dal 2018 (chiunque vi può accedere consultando NeoConnessi.it).

[Disclaimer. Sono un techenthusiast, ho visto arrivare il Commodore 64 e ho cominciato a usare un personal computer nel 1986 - il mio Olivetti M24 aveva già un hard disk da 10 MB, la maggior parte dei miei colleghi avevano il modello con due driver per floppy disk da 5”1/4: uno caricava il sistema operativo e i programmi, l’altro memorizzava i dati (sic...) - e ho cominciato a usare Internet 1.0, prima che diventasse “il web”, partecipando alle BBS (bulletin board system). Lo dico come premessa, per chiarire che guardo all’innovazione tecnologica con curiosità e aspettative positive. Ma qui non si sta parlando della tecnologia in generale.]

Qui parliamo di servizi digitali che presentano caratteristiche specifiche, mai sperimentate prima dall’umanità. Vediamone alcune e come influenzano gli adolescenti. 1. Il modello di business dei social network è basato sulla vendita di tempo-utente agli inserzionisti pubblicitari (più o meno come per l’editoria, in particolare radiotelevisiva). 2. Il tempo-utente dipende dalla capacità di catturare l’attenzione dell’utente stesso. 3. La possibilità di aumentare questo tempo è offerta dalla disponibilità - anche in movimento - di dispositivi "always on", cioè connessi in modo permanente, anche grazie a tariffe di connettività particolarmente basse. Quindi le società che gestiscono le piattaforme hanno interesse a creare incentivi per aumentare quanto più possibile il tempo trascorso dagli utenti sulle piattaforme stesse. Una ex dipendente di Meta ha diffuso presentazioni interne alla società che forniscono la prova della consapevolezza di quali siano i meccanismi di stimolo alla produzione di dopamina, un neurotrasmettitore che gioca un ruolo cruciale nella ricerca di gratificazione e piacere. Tuttavia, il cervello degli adolescenti non ha ancora sviluppato completamente i meccanismi di regolazione che invece si presentano negli adulti, e questo può portare a comportamenti impulsivi e a una maggiore predisposizione alle dipendenze.

Il normale utilizzo dei social network espone quindi a stimoli che ne promuovo l'abuso. Di conseguenza, l'abuso non è una patologia né un caso estremo bensì l'esito di meccanismi integrati nelle piattaforme a questo scopo.

L'abuso provoca numerose conseguenze, a partire dal tempo sottratto alla socialità, cioè alla compagnia di altri bambini e adolescenti, un'esperienza fondamentale nella maturazione della personalità di qualsiasi individuo. Ci sono poi conseguenze nell'ambito cognitivo, in quello fisico (problemi muscolo-scheletrici e oculistici), in quello psichico (depressione, ansia). Esiti ampiamente descritti nella letteratura scientifica. A cominciare dalla correlazione tra il momento dell'accelerazione della diffusione combinata smartphone - social network e l'impennata nel trend di ansia, depressione e atti di autolesionismo.

Alla luce di queste considerazioni, io sono favorevole a una regolamentazione nell'uso dei social network, a partire dall'imposizione di un'età minima per la registrazione di un account personale. Il divieto di creazione di un account prima dei 13 anni è già in vigore nell'Unione europea ma questo divieto viene eluso dalle piattaforme che non effettuano una appropriata verifica dell'età, oltre a una semplice domanda all'utente - senza alcuna ulteriore verifica di veridicità. La novità della norma adottata in Australia è costituita appunto dall'imposizione di una adeguata verifica alla quale corrispondono ingenti sanzioni (nell'ordine delle decine di milioni di dollari). Per intenderci: se un bambino si iscrive all'insaputa dei genitori, mentendo sull'età, i genitori potranno fare causa alla società che gestisce la piattaforma.

Sono molte le obiezioni sollevate contro questo provvedimento. Molte di queste pongono quesiti ai quali è necessario dare risposta: come si pone l'obbligo di verificare l'età rispetto alla tutela dell'anonimato (considerato intrinsecamente legato alla natura di Internet - ma per motivi diversi dalla tutela degli interessi commerciali, vale la pena ricordarlo), come non illudersi che una norma come questa risolva tutti i problemi registrati negli ultimi anni tra gli adolescenti (i social network costituiscono un motivo per usare schermi ma ne esistono altri perniciosi, dalla pornografia ai videogiochi), come affrontare i problemi di una genitorialità contemporanea accusata di molti difetti dagli esperti (a cominciare dalla rinuncia all'autorità, che costituisce uno dei meccanismi associati alla maturazione della personalità), se non sia più efficace l'impegno educativo per insegnare a genitori e ragazzi a badare ai pericoli, oltre che alle opportunità della socializzazione online.

Tutte ragionevoli eppure nessuna di queste obiezioni può eludere i fenomeni di disagio psichico e sociale ben documentati dalla ricerca scientifica e la necessità di porvi rimedio attraverso una regolazione. Una legge da sola non risolve tutti i problemi ma può innescare una serie di reazioni a catena che in meccanismo di feedback cambia l'equilibrio del sistema. Nell'auspicio che il punto di arrivo sia migliore del punto di partenza.

Elio Antonucci

Experienced in different management position with consolidated Leadership, problem solving and communication abilities .

3 settimane

Giustissimo. Condivido. Visto l'impatto che questa tecnologia ha avuto ed ha sui comportamenti dei ragazzi, auspicherei addirittura il divieto all'uso del telefonino fino alla maggiore età. Senza se e senza ma.

Laura Arghittu

PR & Advocacy - Health & Science Supervisor at SEC Newgate

4 settimane

Totalmente d'accordo, serve innanzitutto un freno ma anche una maggiore consapevolezza e attenzione al problema da parte di tutti.

Harshit K.

Digital Marketing Services +918860220103

1 mese

social media age limits need proper enforcement to protect young minds. 🌟

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