DO LAWYERS DREAM OF ELECTRIC SHEEP?

DO LAWYERS DREAM OF ELECTRIC SHEEP?

C’è il lato oscuro della forza, quello della luna, quello della storia e, persino, quello della Pop Art. Non stupisce quindi che vi sia anche un lato oscuro dell’AI, ed in particolare dell’AI applicata alla professione legale.

Titoli urlati nelle riviste di settore, profezie da film di fantascienza e scenari in cui l’AI minaccia di scippare la poltrona d'avorio degli avvocati stanno facendo tremare tutta la categoria, che si chiede se tra dieci anni il suo compito principale (o unico) sarà redigere condizioni di utilizzo di software basati sull’AI.

Eppure, al di là di questi titoli di guerra, sembra che l'IA non stia per sostituire tutti gli avvocati.... almeno non nei prossimi cinque minuti di lettura 😉.

Nel 2016 Dana Remus e Frank S. Levy, calcolavano che l’AI avrebbe ridotto del 13% il fatturato degli avvocati entro il 2021. Hanno avuto ragione?

No.

Conoscete il caso LawGeeks? L'anno scorso una società americana - che si dichiara pioniera nello sviluppo di software di automazione legale - ha pubblicato i risultati di un esperimento in cui sono stati messi in competizione venti avvocati esperti contro un algoritmo di intelligenza artificiale di “LawGeex". La sfida consisteva nella revisione di NDA, sotto la supervisione di esperti del mondo della consulenza. Secondo il report, a ciascun avvocato è stato chiesto di esaminare cinque NDA in quattro ore ed annotare le criticità di tali NDA. Sulla base di quanto affermato da LawGeeks l’algoritmo di revisione degli NDA ha raggiunto un tasso di accuratezza del 94% nell’identificare ed evidenziare le criticità, rispetto a una media dell'85% ottenuta dagli avvocati.

Ma siamo sicuri che questi esperti fossero proprio esperti?

Il dibattito è indubbiamente divisivo. Da una parte ci sono i catastrofisti che mettono in guardia sul collasso totale della professione legale: bancarotta, disoccupazione di massa e così via. Dall'altra, gli scettici che invitano alla prudenza.

Noi della pecoraelettrica siamo collocati nella terra di mezzo, e non perché ci piace così tanto Tolkien da aver perfino letto il Silmarillion in lingua originale elogiandone la scorrevolezza, bensì perché non siamo né disfattisti né pessimisti.

Quindi, anziché discutere di questi scenari speculativi, dovremmo discutere di ciò che esiste oggi e, forse, di ciò che si intravede. Poi, scusate, parliamoci chiaro: ma chissenefrega di una tecnologia che ci sostituirà tra 25 anni (non ce ne vogliano i membri giovani della pecoraelettrica).

Ma no, scherziamo, ci interessa.

In realtà, ahinoi, la profezia non sembra infondata. Dati gli ultimi sviluppi concreti nell'intelligenza artificiale, non è difficile immaginare come la tecnologia rivoluzionerà la professione legale. Sapevate che l’AI è in grado di superare l’esame per l’abilitazione alla professione negli Stati Uniti (Uniform Bar Exam)?

Questa bella notizia ci viene data da Stanford, che ci informa che GPT-4 è stato in grado di superare detto esame con una media superiore alla media dei neo avvocati in carne ed ossa.

Per fortuna c’è la sfortuna (di ChatGPT & co.): l’uso dell’AI nella professione legale comporta diversi rischi e solleva diversi interrogativi etici e giuridici, che spaziano tra questioni di confidenzialità e sicurezza, responsabilità professionale, assicurazione professionale, trattamento dei dati.

Beh, comunque i robot tendono a dire sciocchezze, sono poco affidabili e piuttosto stupidi.

E se nascesse un business fratricida? Avvocati che usato l’AI per dare servizi ai clienti ed avvocati che assistono i clienti contro avvocati che hanno usato l’AI, oppure contro l’AI stessa!

Ve lo ricordate il caso di Sophia? Imperdibile. In sostanza a qualcuno è venuta la geniale idea di riconosce cittadinanza ad un androide umanoide, di nome Sophia per l'appunto. Pensate alla povera Sophia che per affrontare una bega legale dovrà rivolgersi ad un avvocato saudita che, a sua volta, userà strumenti di AI per difenderla in giudizio, inventando casi inesistenti (hallucinations) scrivendo atti sconclusionati.

Questo però non vuol dire che la nostra professione non subirà profondi cambiamenti. Secondo alcuni gli avvocati del futuro dovranno scrivere di meno, leggere di meno, cercare di meno e, forse anche pensare di meno.

Secondo Princeton, il mondo delle professioni legali è il più vulnerabile all’impatto dell’AI. Inoltre, c'è anche il rischio della “commoditizzazione” della professione. Quando i clienti scopriranno che la maggior parte del lavoro può essere fatta da una macchina vorranno ancora pagare le tariffe che difendiamo con le unghie e con i denti?

Minori costi comporteranno un maggiore accesso ai servizi legali? O semplicemente un minore numero di legali?

Non c’è dubbio che i modelli di business attuali sono destinati a cambiare. Il modo in cui sento interpretare questo cambiamento, però, non mi incoraggia: minori costi, maggiore velocità, maggiore accuratezza, numero minore di Avvocati. Nessuno parla di qualità e sostenibilità della professione (lo sapevate che in UK “comprano” i giovani professionisti, nel tentativo di vincere la guerra dei talenti, coprendoli di banconote ma rinchiudendoli tra le mura degli studi legali?).

Ah già, lo studio legale è un’impresa, la marginalità deve salire bla bla bla.

Ieri parlavo con un amico e raffinato collega che mi diceva di aver passato gran parte della mattinata a fare da “confessore” per alcuni clienti.

Ma allora, cari clienti, sapete cosa? Preparatevi a confidare le vostre pene a delle macchine, se proprio ci tenete tanto.

Sarà l’assonanza del mio nome con quello del protagonista, ma tengo a mente il passaggio di un noto romanzo di un noto scrittore di una nota città della Sicilia, che diceva:

«Oh perché gli uomini,» domandavo a me stesso, smaniosamente, «si affannano così a rendere man mano più complicato il congegno della loro vita? Perché tutto questo stordimento di macchine? E che farà l’uomo quando le macchine faranno tutto? Si accorgerà allora che il così detto progresso non ha nulla a che fare con la felicità? Di tutte le invenzioni, con cui la scienza crede onestamente d’arricchire l’umanità (e la impoverisce, perché costano tanto care), che gioia in fondo proviamo noi, anche ammirandole?»

Cari lettori, la pecoraelettrica va dal veterinario per il checkup annuale, poi a godersi le meritate ferie.

A proposito, qualcuno me l’ha chiesto: lapecoraelettrica è un omaggio al libro di Philip Dick “Do Androids dream of electric sheep” da cui è stato tratto il famoso film “Blade Runner”, curiosamente in onda oggi alle 19:15. Non perdetelo.

Quindi, per rispondere alla domanda del titolo?


Antonino Marsala

Responsabile Sistemi Informativi at Humanitas University

5 mesi

Sul valore attuale dei modelli LLM è stata appena pubblicata una ricerca di UNI Bicocca sulla proficiency degli LLM rispetto alle prove Invalsi svolte dagli studenti delle scuole elementari e medie. I risultati ci dovrebbero fare riflettete.

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Matia Campo

Tech Lawyer, Partner presso CMS

5 mesi

un ringraziamento a Pietro Acerbi per il supporto e per la segnalazione di typos!

Bartolo E. Dattola

Senior Legal Manager presso Accenture

5 mesi

It's too bad she won't live. But then again, who does?

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