Don Chisciotte e la leadership narcisistica
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Quest’estate, in vacanza, ho letto Don Chisciotte. Pur amando satira e parodia, generi cui Cervantes attinge a piene mani, l’opera mi ha irritato. La generazione dei romantici ha identificato nel protagonista, un hidalgo trascinato alla pazzia dall’amore per la letteratura cavalleresca, un ideale mitico ed eroico. In realtà, Don Chisciotte è un folle che, come dice il critico Ian Watts in “Miti dell’individualismo moderno”: “… non è davvero un nemico della realtà quotidiana, piuttosto ne ignora le esigenze in nome della sua nobile idea dell’Io”. Peccato che questa si scontri perennemente con il contesto nel quale si muove.
Quello che mi ha irritato del personaggio è la non tanto sottile vena di manipolazione che esercita sugli altri, che mi ha, tuttavia, fatto riflettere sui diversi Don Chisciotte che si possono trovare sul lavoro, siano essi clienti, capi o collaboratori. Come fare a riconoscerli e ad affrontarli?
- Le intuizioni e l’influenza. Sono, in sostanza, visionari. Harvard Business Review, li definisce “leader narcisisti” e porta l’esempio di Robert Shapiro, ex-CEO di Monsanto, che descrisse gli OGM come: “L’innovazione tecnologica di maggior successo nella storia dell’agricoltura, anche pensando all’aratro”. Nella frase, arrogante, non c’è traccia di dati di supporto. È una pura visione, come quelle di Don Chisciotte. E come Don Chisciotte, i leader narcisisti hanno la capacità di coinvolgere le persone: sono spesso carismatici, ottimi oratori e in grado di suscitare entusiasmo, anche nelle circostanze più avverse. Quando Sancio Panza, stanco di decine di inutili scorribande, minaccia di lasciarlo, il cavaliere sfoggia un “motivational speech” un po’ ruvido, ma da manuale: “Proprio ora quando pensavo di farti una posizione, che a dispetto di tua moglie ti avrebbe fruttato il titolo di ‘Signoria’, ti licenzi? Ora te ne vai, proprio ora che avevo l’assoluta intenzione di darti il governo della migliore isola del mondo?”. Sancio abbozza, si scusa e stringe i denti.
- La tenacia. “Passione e disciplina” è la dieta del protagonista di Cervantes secondo James G. March, un professore di Stanford che nel 2003 ha realizzato un film sulle lezioni di leadership che si possono trarre dal romanzo spagnolo. “Fallimento dopo fallimento, persiste nella sua visione e nel suo impegno” sostiene l’autore. Il che è un incredibile rischio potenziale. Uno studio condotto su 392 CEO durante l’ultima crisi, ha evidenziato come le aziende guidate da leader con tratti narcisisti abbiano avuto performance peggiori, a causa dell’eccessiva fiducia in sé. Gli stessi, tuttavia, si sono dimostrati più rapidi nel guidare la ripresa grazie alla loro propensione al rischio.
- Il bisogno di “yes men” da ricattare. Jack Welch, il noto CEO di GE, un esempio di manager narcisista, sempre secondo Harvard Business Review, ha gestito l’azienda attraverso l’intimidazione. “Bisogna procedere con un barattolo di fertilizzante da una parte e l’acqua dall’altra, spargendo entrambi sui fiori. Se crescono avrai un bellissimo giardino. Altrimenti li tagli. Ecco cos’è il management” disse al Wall Street Journal. Uno stile di leadership ormai fuori dal tempo, che non coinvolge, ma, anzi, sottovaluta i propri collaboratori. In realtà, Sancio Panza, liberato dal fardello del suo padrone, nel momento in cui si deve cimentare con il governo di un borgo, si dimostra un bravo amministratore (“governa ch’è una meraviglia”), tanto che Salvatore Moccia, dell’Universidad CEU Cardenal Herrera di Valencia, ne ha tratte alcune lezioni di management, mostrando come lo scudiero riesca bene nell’”execution” di quello che il suo padrone soltanto immaginava. Gratitudine, umiltà, virtù, giustizia, compassione, prudenza, obiettività, magnanimità, onestà: ecco le caratteristiche dello stile di gestione di Sancio. Insomma, pragmatico ed equilibrato.
In sintesi, come affrontare una controparte donchisciottesca o narcisista sul lavoro? È davvero un’impresa impossibile? Il compito non è facile, tanto che Harvard Business Review suggerisce di “valutare i pro e i contro di rimanere”. La strategia principale, in ogni caso, si basa sul riconoscimento dell’intima debolezza caratteriale di chi, di fronte a pure intuizioni, non riesce a fare un efficace confronto con la realtà e ricorre alla manipolazione o all’intimidazione dei propri collaboratori. In fondo, anche i due protagonisti del romanzo di Cervantes, hanno, ad un tratto, un momento di improvvisa onestà. Mentre Sancio tenta di descrivere a Don Chisciotte un’improbabile cavalcata in cielo, questi risponde: “Sancio, poiché voi volete che vi si creda quel che avete visto in cielo, io voglio che crediate a me […] e non vi dico altro”.
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