e la chiamano liberazione questa giornata senza morti...

... cantava qualche anno fa Antonello Venditti, e tutti pensavamo a quanto fossero esatte queste parole al cospetto delle anacronistiche cerimonie civili e militari di commemorazione di una guerra persa sul piano militare, con esiti disgreganti del contesto civile.

Oggi che i morti purtroppo ci sono e che siamo tutti ancora deprivati della libertà di circolazione, percepiamo in tutta la sua rilevanza l'importanza della Liberazione e la necessità di celebrarla ogni volta che sia possibile, almeno una vota all'anno.

Ricordiamoci che quel 25 aprile non fu importante per decidere le sorti della guerra, nè per assolvere l'Italia dalle sue grandi responsabilità nel consesso internazionale, come lo stesso De Gasperi ebbe ad ammettere alla Conferenza di pace di Parigi, quando fece appello non al proprio personale antifascismo, ma alla buona educazione dei propri interlocutori.

Del resto, non era e non poteva essere solo colpa del Fascismo se l'Italia del 25 aprile 1945 era ancora un Monarchia, con una costituzione "debole", con un parlamento monocolore e sostanzialmente espropriato nelle proprie competenze dal Gran Consiglio del partito unico, se le principali libertà (di riunione, di stampa, di sciopero, di voto) erano conculcate o fortemente limitate. Non occorre nemmeno ricordare la vergogna delle Leggi Razziali che il 25 aprile 1945 ancora vigevano e che magari non vennero applicate con zelo - abitudine purtroppo abbastanza diffusa tra gli italiani anche dove vi sarebbe meno merito - ma che onestamente non suscitarono le proteste manifeste che ci si sarebbe dovuti attendere da amici e vicini di casa delle persone perseguitate.

L'Italia che decise di liberarsi da tutto quello non doveva essere contro nessuno, ma a favore di un nuovo modo di stare insieme, che si concretò negli anni successivi nel referendum del 1946 (laddove rinunciammo alla precedente forma di Stato) e nella Costituzione del 1948, in cui vennero istituite le principali libertà che oggi ci sembrano diritti naturali.

Il 25 aprile costituisce il momento in cui i nostri nonni o bisnonni si sono guardati negli occhi e, al cospetto delle macerie di una guerra persa e di una dignità calpestata, hanno deciso tutti insieme che bisognava per forza cambiare strada, visto che la Storia ci aveva portati su un binario morto.

Davvero forzato sarebbe l'accostamento con l'ormai prossima Liberazione dalle restrizioni dei diritti conseguiti alla pandemia, però sarebbe persino innaturale oggi non fare una riflessione su quanto nulla sia davvero scontato o acquisito per sempre, con particolare riferimento ai diritti politici e sociali, per non dire della libertà personale.

Per quanto mi riguarda, ho subito come un doloroso abuso la reclusione patita in questi ultimi due mesi, sia pure in un quadro solidaristico e di interesse pubblico superiore.

Tutto ciò perchè mi è sembrato che si sia assunta la decisione prima ancora di avere le prove scientifiche che il Massimo Sacrificio fosse davvero indispensabile.

A scanso di equivoci, ammetto che il distanziamento sociale si è rivelato utile, anche se la progressione della pandemia in Paesi dove la misura è stata adottata in modo più blando non sembra così diversa.

Quello che mi ha stupito è che tutti siamo stati pronti ad accettare la reclusione domiciliare con molta naturalezza, come se si trattasse dell'unica cosa da fare, e che altrettanto ci sentiamo pronti a fare anche riguardo alla compromissione del nostro diritto alla Privacy nei prossimi mesi o anni.

Possibile che la paura della malattia abbia reso così facile il lavoro di chi - per il nostro bene, giova ripeterlo - è stato costretto a privarci della libertà di circolazione?

Il mio timore è che effettivamente si diano troppo per scontate le libertà costituzionali, e che ricordare le ragioni fondanti della loro istituzione sia quanto mai opportuno, in un 25 Aprile in cui la ricerca delle radici della libertà deve essere ancora esercitata interiormente e non in manifestazioni pubbliche che ci parevano imbolsite.

In conclusione, il mio pensiero è che sarà bellissima la prossima festa della Liberazione senza morti, se riusciremo a trarre profitto dalla enorme lezione civile che la privazione di alcune fondamentali libertà ci sta fornendo.



Si, Caro Sandro (ma anche Avv. Campilongo), da qualsivoglia parte politica si possa leggere questo Tuo scritto, esso rimane insuperabile. Grazie

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