Elezioni 2018: la relazione complicata tra politica e mercati finanziari
Il 9 novembre 2016, Donald Trump diventava il presidente degli Stati Uniti, il giorno precedente i sondaggi ritenuti tra i più affidabili, davano quasi certa (70-98%) la vittoria di Hillary Clinton.
Avevamo già visto un evento simile a giugno 2016, con i risultati sul referendum Brexit. In questo caso fino a poche ore dal voto, le probabilità di vittoria del "Si" erano totalmente remote.
Le informazioni trapelate dai sondaggi e dai media alla ricerca di audience, hanno certamente influenzato i mercati finanziari nelle settimane precedenti e successive. In particolare, l’andamento delle Borse nel momento pre-elezioni era totalmente correlato alle notizie sui due candidati: le informazioni pro Clinton facevano andare in positivo i listini, mentre notizie poco confortanti facevano vacillare gli indici mondiali. Si pensava che la vittoria di Trump avrebbe portato molta incertezza e di conseguenza i listini crollavano in poche ore.
Abbiamo visto com'è andata a finire: i mercati cambiarono le proprie convinzioni sulla vittoria di Trump nel giro di poche ore e tutti i listini chiusero la giornata in positivo.
I mercati finanziari da mesi vivono momenti di elevata volatilità, ma è la "normalità", a tal punto che i grandi eventi politici non hanno più le conseguenze immaginate. I listini si muovono più su notizie dei media, che su dati reali, come se fossero continuamente alla ricerca di una motivazione che giustifichi il movimento.
Lo stesso scenario lo vediamo in queste settimane precedenti alle elezioni in Italia.
I sondaggi avranno fatto nuovamente un buco nell'acqua? o la politica emoziona sempre meno gli investitori?