"Figli della Locura": quando l'intolleranza diventa prassi
Cinema America. Curioso che una maglietta che richiami all’arte e alla cultura sia oggetto di tafferugli e turpiloquio, o forse no: il malessere della nostra società non sono gli schieramenti, ma gli individui.
Finché un Ministro dell’Interno (indipendentemente dal colore politico) approverà e cavalcherà il disordine, boicottando illecitamente durante i suoi comizi chi la pensa in modo diverso, abbiamo perso tutti. Con certi esempi, è inutile stupirsi delle conseguenze.
Ieri gli striscioni, oggi le magliette, domani i fischi: tutto sarà determinante per fomentare l’intolleranza. È questo il Paese che volete per i vostri figli?
Non serve nemmeno dire frasi di circostanza del tipo: “Ai tempi nostri si poteva girare con le porte aperte”, perché se così fosse non ci sarebbero altrettante persone disposte a importunare chiunque a prescindere. Da qualcuno avranno preso.
Quest’ordine costituito ha tolto valore - per così dire - anche alla violenza che, per quanto incivile, è sempre stata considerata l’ultimo baluardo della disperazione. Allora poteva avere un senso.
Nel momento in cui diventa gratuita e senza ragione, siamo di fronte allo sbando: è proprio in questi momenti che bisogna capire cosa stiamo diventando. Figli della “Locura”, per citare Boris: un Paese de faccette dove fuori c’è la morte.
Un tempo, una massima così, faceva ridere. Come mai abbiamo smesso?