Enrico Montesano, "Pomata" del buonumore da oltre sette decadi
Molti lo ricordano per “Febbre da Cavallo”, “Rugantino”, “Grand Hotel Excelsior” e - tra gli altri - “Grandi Magazzini”. Enrico Montesano, però, è stato uno dei primi che ha portato la sitcom al livello odierno. L’ha fatto quando le serie televisive non erano ancora un cult, oppure una moda, come oggi.
Correva l’anno 1999 e lui fece una serie - trasmessa per sei settimane - che si chiamava “L’ispettore Giusti”, c’era anche una Paola Saluzzi piuttosto posata e gradevole. Altrettanto piacevole era quel contenitore, perché, per l’epoca, anticipava i canoni della serialità creando attaccamento ai personaggi e curiosità nell’intreccio narrativo. Fra gli interpreti, figura persino Carlo Croccolo. In grande spolvero.
Insomma, Montesano ha alternato, nel corso della sua carriera, cose piacevoli come le vicende del poliziotto Giusti, capolavori come “Il Conte Tacchia” e atti osceni - non c’è un termine più azzeccato per definirli - tipo “Anche i commercialisti hanno un’anima”.
Menzione speciale per “Il volpone”: amaro e vero, un affresco disincantato di cinismo. Ma la copertina spetta di diritto a “Piedipiatti”, di Carlo Vanzina, soprattutto perchè in compagnia di un altro grande della nostra commedia: Renato Pozzetto.
Uno dei pochi con cui Montesano andava d’accordo sulle scene, l’altro è Proietti. Anche il loro sodalizio, però, è fatto di alti e bassi: la leggenda narra che i due, nel sequel di “Febbre da Cavallo”, fossero talmente ai ferri corti da non parlarsi per tutta la durata delle riprese. Interagirono solo dopo il ciak di ogni scena. Questo la dice lunga sulla bravura di determinate personalità che, oggi, in tivù e al cinema, mancano come il pane.
Per questo, finché si può è giusto godersele e rendergli omaggio: buon compleanno, Enrico! Data l’età, per fare Torquato non avrai più bisogno della parrucca bianca.